Aumenti delle bollette, l’allarme delle Rsa: «Costi raddoppiati, rette a rischio rincari»

Case di riposo Dopo i due anni difficili della pandemia, ora il salasso per i conti di riscaldamento ed elettricità. Peserà per milioni di euro. «Situazione drammatica: servono misure di sostegno per non gravare sugli utenti».

Rischia di essere un dramma nel dramma. O, per usare un’altra metafora, la pioggia sul bagnato. Perché lì il riscaldamento non si può spegnere, e dell’elettricità non si può fare a meno. Per le case di riposo i rincari energetici sono un salasso con parecchi zeri, una nuova tempesta economica al culmine di due anni complessi anche dal punto di vista gestionale. Basta scorrere le bollette che stanno arrivando in queste settimane e fare i calcoli sui bilanci annuali: a seconda della dimensione delle strutture, si prevedono maggiori spese per migliaia, decine di migliaia o addirittura centinaia di migliaia di euro. Il conto, mettendo insieme le 66 Rsa della Bergamasca, è un aumento di spesa complessivo nell’ordine di diversi milioni di euro. Servono misure di sostegno, spiegano i gestori, per non dover andare a gravare sulle rette.

«Situazione drammatica»

«La crisi energetica impatta anche sulle Rsa, come per tutti, e in misura drammatica – commenta Barbara Manzoni, presidente dell’Associazione San Giuseppe che riunisce una trentina di case di riposo d’ispirazione cattolica –. Anche perché non possiamo far venir meno il comfort legato al riscaldamento per i nostri ospiti, così come non possiamo interrompere l’utilizzo di apparecchiature elettromedicali».

«Nelle Rsa la temperatura non è inferiore ai 23-24 gradi, perché gli anziani hanno una percezione del calore specifica e problemi fisiologici»

Di «situazione drammatica» parla anche Cesare Maffeis, alla guida dell’Acrb, l’Associazione case di riposo bergamasche che rappresenta un’altra trentina di strutture: «Nelle Rsa la temperatura non è inferiore ai 23-24 gradi, perché gli anziani hanno una percezione del calore specifica e hanno problemi fisiologici che richiedono di mantenere queste temperature nelle strutture». «Pesante e pericolosa» è la situazione dal punto di vista di Fabrizio Ondei, presidente di Uneba Bergamo, altra organizzazione rappresentativa del no-profit: «D’altro canto a questi consumi non possiamo certo rinunciare, le case di riposo hanno esigenze importanti».

È un grido d’allarme, quello delle Rsa. «Mediamente, i costi sono raddoppiati – è la stima di Barbara Manzoni –. Siamo in estrema difficoltà: in questi due anni abbiamo cercato di non aumentare le rette, perché non si possono spremere le famiglie, e dobbiamo ancora tenere dei posti letto liberi per le quarantene e gli isolamenti, e questi sono letti che non ci vengono pagati. Soffriamo ancora per non essere stati ristorati rispetto alla chiusura dei nuovi ingressi nel 2020. In più non sono ancora state pagate, per quella decina di strutture che si resero disponibili, le giornate di degenza dei ricoveri di pazienti Covid, in appositi reparti, inviati dagli ospedali. Senza dimenticare il nodo del personale, su cui si stanno facendo investimenti importanti per essere più attrattivi verso medici e infermieri. Serve un aiuto economico esterno, altrimenti non sappiamo come fare».

«Questi rincari rischiano di diventare strutturali, consolidandosi per tre-quattro anni »

«Il problema è che questi rincari rischiano di diventare strutturali, consolidandosi per tre-quattro anni – è il timore di Cesare Maffeis –. La Regione in questi mesi qualcosa ha fatto, ma ancora non c’è stato l’indennizzo per le rette perse. Questi rincari sono un evento imprevisto che va a peggiorare la situazione, calcolando che negli ultimi due anni l’incremento delle rette è stato contenuto, di uno o due punti percentuali: se le bollette ora crescono del 100%, senza aiuti esterni c’è il timore di dover impattare sulle famiglie». «Qualche Rsa aveva ancora dei contratti bloccati e ciò ha permesso di contenere l’aumento: ma è un palliativo – sospira Fabrizio Ondei – perché in generale l’aumento è fortissimo. Quella energetica, purtroppo, è una questione di portata troppo ampia».

Fare squadra

Nelle case di riposo più ampie, concretamente, il conto energetico potrebbe anche passare da un milione di euro l’anno a due milioni di euro l’anno. «Piove sul bagnato – commenta Fabrizio Lazzarini, direttore generale di Fondazione Carisma, la più grande Rsa della Bergamasca con circa 500 ospiti –, e purtroppo difficilmente si risolverà a breve. Le strutture nuove, tra l’altro, hanno un comfort decisamente più avanzato rispetto a quelle vecchie, ma è un comfort che presenta un costo: per cambiare l’aria una volta bastava aprire le finestre, a costo zero; adesso ci sono degli impianti di riciclo dell’aria molto sofisticati e innovativi, ma che hanno un consumo importante. Il tema, nelle Rsa come per ogni realtà, è come non scaricare sull’utente questa situazione».

Serve fare gioco di squadra: «Occorre pensare a quanto bene fanno le Rsa per il territorio e per la popolazione – è l’appello di Manzoni –, soprattutto le più piccole e decentrate. Per questo chiediamo un aiuto». «Come associazione – aggiunge Maffeis – ci stiamo muovendo per fare massa critica e incontrare i gestori energetici per provare a proporre loro un modello di sistema, un progetto pilota che faccia leva sull’importanza e l’ampiezza delle nostre realtà. Siamo consumatori importanti».

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