L’estate in giallo degli scrittori bergamaschi

LETTURE. Nicola Rocca, reduce dal Salone del libro di Torino, ha sfornato «Partita con la morte» e «Rapita». Stefano Pecchi al debutto con il poliziesco «Kilsell».

Il giallo, nelle sue varie coniugazioni, è diventato genere egemone sulla scena letteraria italiana, in senso quantitativo, ma non senza emergenze qualitative. In questo quadro pan-nazionale, anche gli scrittori bergamaschi hanno una loro parte. La prima menzione è per Nicola Rocca (Bergamo, 1982, da anni residente a Sotto il Monte), coraggioso labaro del self-publishing, che ha lasciato un posto fisso da progettista meccanico («lavoravo a dei software per la progettazione in 3D») per lanciarsi, senza paracadute, nel mondo della scrittura («il genere è quello thriller/noir, però più incline al thriller»).

Al Salone del Libro di Torino, negli ultimi due anni, ha rappresentato la categoria degli scrittori auto-pubblicati (il suo marchio è la EnneErre, come le sue iniziali). Le sue ultime creature, dopo un periodo di lontananza, sono ambientate in Bergamasca: in «Partita con la morte» il protagonista, dalla parte del Male, è un assassino seriale che predilige, come scenario dei suoi crimini, «pinete e aree boscose vicine ai piccoli paesi dell’Isola Bergamasca»: Carvico, Sotto il Monte, Calusco d’Adda... Anche «Rapita», ultimo romanzo di Nicola -attualmente in promozione, subito entrato nella top ten dei «Gialli hard boiled» Amazon- è ambientato da queste parti. A Bergamo vive lo scrittore Roberto Marazzi, alter ego dell’autore, la cui figlia, di solo un anno, viene rapita. Presunta autrice del crimine, un’evasa da una Rems (Residenza per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza).

Le indagini sono una corsa contro il tempo, che dà il ritmo, incalzante, al racconto. «È un thriller psicologico, veloce, anche se non manca la parte investigativa», spiega Nicola. «Capitoli brevi che lasciano sempre qualcosa in sospeso», tecnica dell’entrelacement «per aumentare la suspense». Prossima pubblicazione «Grida. Il killer delle prostitute», sesto della serie del commissario Walker, ambientato «nella zona di Zingonia e Dalmine», dove più gravi sono i problemi di droga e prostituzione.

Bergamasco che ambienta, in parte, la sua opera a Bergamo è anche Stefano Pecchi. Nato in questa città nel ’58, comincia a scrivere nel 1998, dopo essersi trasferito in Bretagna, «al seguito di una bionda bretone incontrata in Sardegna». Il suo primo romanzo poliziesco, «Kilsell», edito, nel maggio 2023, dalla bergamasca Bolis, tiene insieme queste diverse cittadinanze. A Bergamo, nell’ottobre del 1997, nel sottopassaggio tra ala est e ala ovest degli allora Ospedali Riuniti, un’infermiera viene uccisa a colpi di pistola.

Vent’anni dopo, giugno 2017, Alberto Rossetto, l’ispettore di polizia che aveva indagato sul caso, è ormai in pensione, e si è trasferito, come il suo autore, nell’amata Bretagna, dove fa la guida turistica. Proprio qui, nel sottopasso dell’ospedale La Cavale Blanche di Brest, un’infermiera viene trovata assassinata, con modus operandi del tutto simile. L’indagine, rimasta senza colpevole vent’anni prima, è andata in Bretagna a riprendersi l’inquirente. Un romanzo ricchissimo di riferimenti espliciti, precisi, puntuali, a luoghi, abitudini, realtà bergamasche: il Cartizze al Balzer, la sera al bar dell’Angelo, lo struscio e i negozi in via XX settembre, l’Atalanta e le sue glorie, la partita della Foppa al Palazzetto, il pranzo dalla Giuliana con il buffet delle verdure, e anche questo giornale, con il cronista alla ricerca di notizie e foto (anche se «lo spettacolo» dei poveri resti della vittima «non era da Eco di Bergamo»).

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