Da Philadelphia le sciarpe di lana per la catena Bergamo-Brescia

STEFANIA BAITA. A confezionarle gli studenti dell’America-Italy Society of Philadelphia (Usa) dove insegna la 41enne bergamasca di Mozzanica.

Nei suoi primi 41 anni di vita ha vissuto in 6 luoghi diversi, ha fatto carriera in una multinazionale chimica, per poi diventare una Coach e oggi affiancare al coaching l’insegnamento dell’italiano agli americani presso l’America-Italy Society of Philadelphia, e anche in due università della sua città, alla Drexel University, e poi per due semestri anche presso la University of Pennsylvania, un college Ivy League. Lei è Stefania Baita, è bergamasca, originaria di Mozzanica, e nel suo continuo evolversi ha seguito il suo istinto, il suo amore per le lingue e la sua voglia di imparare sempre cose nuove.

«Sono nata e cresciuta a Mozzanica con mamma Carolina, papà Vittorio e mio fratello Damiano – racconta –, e sono sempre stata molto legata al mio paese e coinvolta in mille attività. Sono anche sempre stata molto curiosa di conoscere luoghi e persone diverse. Mi ricordo che da piccola, quando andavamo al mare in estate sulla riviera romagnola, mi piaceva un sacco conoscere e giocare con bambini che venivano da altre parti d’Italia o d’Europa, e stavo sempre molto attenta agli annunci dei megafoni sulla spiaggia perché ripetevano la stessa informazione in 4 lingue, e a fine vacanza avevo imparato alcune frasi e continuavo a ripeterle». Dopo il diploma in ragioneria conseguito all’Istituto tecnico commerciale Guglielmo Oberdan di Treviglio, Stefania si è iscritta alla facoltà di Economia all’Università degli Studi di Bergamo.

«Il giorno in cui ho formalizzato la mia iscrizione all’università, ho ricevuto la telefonata di una multinazionale americana, la Rohm&Haas, che aveva uno stabilimento proprio a Mozzanica: cercavano una persona giovane per un lavoro di pochi mesi nell’ufficio logistico. Mi sono presentata al colloquio e quando mi hanno offerto il lavoro ho deciso che avrei accettato la loro offerta. Il contratto di pochi mesi, poi, è stato prima prolungato e poi convertito in un contratto a tempo indeterminato, con l’offerta di un lavoro nel dipartimento di Controllo di gestione, un campo molto vicino ai miei studi e ai miei interessi. Sono stati anni bellissimi, in cui sono cresciuta molto dal punto di vista professionale ma anche umano, e ho fatto i miei primi viaggi di lavoro all’estero».

Nel 2008 Stefania si trasferisce in Svizzera, prima a Losanna e poi a Zurigo, per lavorare come analista finanziario nella sede centrale europea della stessa società, la Rohm&Haas (poi acquisita da Dow Chemical). «Prima di partire per la Svizzera ho conosciuto Brian, che oggi è mio marito. Lui, americano, era venuto a lavorare a Mozzanica, nello stabilimento dove lavoravo per sostituire temporaneamente il direttore di stabilimento. Mi ha subito colpita perché era incredibilmente intelligente e in gamba, e aveva anche un grande senso dell’umorismo. Ci siamo sposati nell’estate del 2011 e 60 americani – tra parenti e amici di Brian – sono venuti dagli Usa per festeggiare insieme a noi. E dal nostro matrimonio sono nati Celeste, che oggi ha 9 anni, e Michelangelo, che ha appena compiuto 6 anni».

Oggi Stefania e la sua famiglia vivono a Philadelphia dal 2018 (dopo essere stati dal 2011 al 2014 sempre a Philadelphia, dal 2014 al 2015 a Cork in Irlanda, dal 2015 al 2018 a Bergamo). Nel mentre Stefania si è laureata e ha deciso di cambiare carriera, lavorando nel coaching e ora anche come insegnante di italiano per stranieri. «Nel 2021, una amica che insegnava italiano in una scuola per adulti mi ha chiesto se volessi insegnare due corsi. “Perché no?”, mi sono detta. E così è iniziata una nuova, incredibile esperienza professionale. Dopo 6 mesi ero già iscritta all’Università per Stranieri di Siena, alla Scuola di Specializzazione per didattica dell’italiano come lingua straniera. Lo scorso anno ho cominciato a insegnare italiano in due università qui a Philadelphia. Insegnare italiano è un modo meraviglioso per rinnovare il legame con il mio Paese».

Un legame che Stefania vuole rinnovare ancora una volta anche con l’ultimo progetto ideato con i propri studenti. «Durante una delle nostre lezioni settimanali, un mio studente dell’America-Italy Society of Philadelphia – Mike Masko – ha chiesto alla classe se qualcuno volesse della lana. Era la lana della moglie Ellen, una donna meravigliosa e una bravissima artista, venuta a mancare pochi mesi prima. Un’altra studentessa – Michele Fairley – ha detto che lei avrebbe potuto usarla. Quello stesso giorno, leggendo “L’Eco di Bergamo”, mi sono imbattuta nell’articolo che annunciava l’evento di giugno: una catena umana che avrebbe collegato Bergamo e Brescia, coinvolgendo 40mila persone e richiedendo migliaia di sciarpe attraverso le quali i partecipanti si sarebbero tenuti per mano».

Domenica 4 giugno, quindi, Bergamo e Brescia si uniranno anche grazie a Philadelphia.

E perché non collegare anche Philadelphia a Bergamo e Brescia? «È stato un attimo: ho contattato Mike e Michele raccontando loro di questa iniziativa e loro hanno subito accettato di partecipare e così sono nate le prime sciarpe pronte per essere spedite a Bergamo. Parlando con Franca Riccardi, direttrice dell’America-Italy Society of Philadelphia, è poi nata l’idea di estendere la proposta a tutti gli studenti della scuola. Dopo poche ore dall’invio della newsletter, avevamo già ricevuto una quindicina di adesioni, alcune con l’impegno di preparare più di una sciarpa! E così, a distanza di poche settimane, abbiamo raccolto una quarantina di sciarpe, comprese alcune preparate da mia suocera Mary, alcune arrivate in Italia con una spedizione postale, altre consegnate di persona da Elisa Schwab, una mia cara amica originaria di Brescia e mia vicina di casa qui a Philadelphia, che ha passato qualche giorno a Brescia in primavera e si è recata di persona a consegnare le sciarpe a VivaVittoria. Insomma, una vera catena umana partita proprio da Philadelphia».

Leggendo «L’Eco di Bergamo», mi sono imbattuta nell’articolo che annunciava l’evento di giugno e così ho pensato di coinvolgere prima gli amici e poi anche gli studenti della scuola America-Italy Society of Philadelphia

Domenica 4 giugno, quindi, Bergamo e Brescia si uniranno anche grazie a Philadelphia. «Ogni volta che ricevevo un pacco e che aprendolo trovavo una sciarpa, provavo la sensazione che si prova quando si lavora alla sezione di un puzzle di molti pezzi: ok, è solo una sezione, ma è bello sapere di aver dato il proprio contributo per un progetto così grande e bello. Una volta che le nostre sciarpe sono arrivate a destinazione, io e Franca ci siamo sedute per fare il punto della situazione ed entrambe eravamo d’accordo sul fatto che la risposta così generosa ed entusiasta da parte degli studenti dell’America-Italy Society non è stata una sorpresa per noi: sono persone che studiano italiano perché amano l’Italia, sempre pronte a contribuire a iniziative a sostegno di cause importanti per la nostra nazione (come raccolte fondi a favore di territori colpiti da terremoti), e che hanno voluto essere parte del “grande progetto delle sciarpe” e creare un legame speciale con l’Italia, e in particolare con la mia città di origine. Spero che da questa iniziativa ne nascano altre, che continuino a tenere unite le mie due “case”: Bergamo e Philadelphia».

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