Cronaca
Venerdì 31 Ottobre 2025
Il pellegrinaggio in Terra Santa dei vescovi lombardi: «I risorti di oggi hanno desiderio di vita»
IL PELLEGRINAGGIO. Nell’ultimo giorno in Terra Santa, i Vescovi lombardi hanno incontrato il Cardinale Pizzaballa: «Qui è importante essere presenti, ascoltare, portare aiuti». L’incontro con la comunità di Tayibe.
(agenzia Sir)
«Ciò che è accaduto il 7 ottobre è qualcosa di terribile. A Gaza si è andati oltre ogni limite»: il Cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca dei Latini, si è espresso così ieri mattina, ricevendo i Vescovi della Conferenza episcopale lombarda nell’ultimo giorno del loro pellegrinaggio in Terra Santa. Un’ora e mezza di serrato confronto sui temi dell’attualità, con un’attenzione speciale alle comunità locali, alle sofferenze e ai timori attraversati dalle popolazioni, al dialogo interreligioso, a un futuro di pace. «Qui è importante essere presenti, ascoltare, condividere la vita e, per quanto possibile, portare e organizzare gli aiuti. Esprimiamo a tutti vicinanza e solidarietà, senza divenire parte dello scontro».
Il conflitto ha rappresentato uno spartiacque. «Il cuore del pastore – annota il Patriarca – si nutre anzitutto di preghiera. Ci si mette di fronte alla Parola, che ti aiuta a comprendere. Poi c’è l’ascolto della gente, ed è per questo che ho proseguito le visite pastorali, visitando le comunità» che, lo ricorda, comprendono cattolici sia israeliani sia palestinesi. «È importante anche il confronto spirituale, con i cristiani ma non necessariamente, che mi aiuta a conservare una certa stabilità». Confida: «È difficile parlare di speranza qui, a Gaza, a Taybeh. Non bisogna confondere la speranza con una soluzione politica o qualcosa di esclusivamente umano. La speranza è figlia della fede. Se credi, puoi fare qualcosa, puoi impegnarti. Qui sono tante le persone che si impegnano, io li chiamo “i risorti di oggi” perché hanno dentro il desiderio di vita».
Raccolti 80mila euro
Uno dei segni concreti del pellegrinaggio dei Vescovi lombardi in Terra Santa è stata un’offerta complessiva che ha raggiunto la cifra di 80mila euro. È il frutto di una raccolta fondi che è cominciata appena si era diffusa la notizia del pellegrinaggio della Conferenza episcopale lombarda. Si sono mobilitate parrocchie e diocesi, associazioni e gruppi: le offerte sono state poi consegnate per metà al Patriarcato dei latini e per metà alla Custodia di Terra Santa.
«Qui a Tayibe siamo soli»
Nel corso del pellegrinaggio, i Vescovi della Conferenza episcopale lombarda (di cui il Vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi, è vicepresidente) hanno visitato anche la comunità di Tayibe, l’antica Efraim, orgogliosa del passaggio del Signore nella loro terra ricordato delle Scritture («…quindi Gesù si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Efraim, dove si trattenne con i suoi discepoli»). Nella chiesa parrocchiale spicca un gigantesco dipinto che ricorda il brano del Vangelo. Oggi Tayibe è un villaggio cristiano – in Cisgiordania – di 1.200 abitanti, fra una quindicina di villaggi a maggioranza musulmana e pressato da insediamenti di coloni israeliani che, racconta il parroco, padre Bashar Fawadleh, incendiano le piantagioni di ulivi e si macchiano di altre scorribande (minacce, auto incendiate…). Abuna Bashar è un giovane sacerdote, parroco a Tayibe dal 2021. «Fino agli anni ’80 gli abitanti erano tremila, ma la gente è emigrata. E dopo il 7 ottobre le partenze sono aumentate». Gli abitanti del villaggio che vivono all’estero, spiega il sacerdote, sono addirittura 14mila, molti dei quali negli Stati Uniti, ma anche in Europa e in altri continenti. «Qui la vita è dura. Siamo intrappolati, non si può andare a Gerusalemme per lavorare, le coltivazioni sono prese di mira dai coloni. Viviamo senza sicurezza, siamo soli». L’Autorità palestinese non fa nulla per voi? Sorride e scuote la testa. Aiuti dall’estero? «Sì, ne arrivano. Ma soprattutto abbiamo bisogno di non sentirci abbandonati. Abbiamo avuto visite da politici di alcuni governi europei, ma non dall’Italia».
La parrocchia è vivace, lo si capisce al volo. C’è una scuola con 400 studenti, il 70% dei quali musulmani che arrivano dai villaggi vicini. Poi la squadra di calcio, una scuola d’arte, l’intenzione di riaprire i corsi di ceramica, una casa di accoglienza. Una delle caratteristiche di Tayibe è la presenza di tre comunità cristiane: oltre ai cattolici, ci sono gli ortodossi e i melchiti. Tre campanili ne sono il segno esteriore, «ma – spiega il parroco – siamo davvero in ottimi rapporti, collaboriamo spesso, viviamo insieme i momenti forti dell’anno, Natale, la processione delle Palme, la festa di Pasqua. D’estate abbiamo un unico campo estivo», una sorta di oratorio, «con 150 ragazzi delle tre comunità». Sono presenti anche quattro congregazioni religiose. Inoltre, sono stati avviati alcuni progetti, sostenuti da fondi internazionali, ad esempio per la valorizzazione del sito archeologico. «Eppure, se non c’è lavoro, se non si può mantenere la famiglia, se si vive nella paura, diventa normale – sottolinea padre Fawadleh – che le famiglie vogliano andarsene». Uno dei sogni è riattivare la radio locale, che potrebbe dare lavoro ad almeno dieci persone. Prende forma, nel frattempo, un altro progetto, inteso a realizzare venti appartamenti: per ora è aperto il cantiere per cinque di essi, un modo come un altro per evitare nuove emigrazioni. La visita dei Vescovi lombardi porta un segno di amicizia, di possibili collaborazioni.
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