«Rsa, sì ai visitatori con il pass verde». Maggio è il mese decisivo

Dalle Regioni la proposta di consentire l’ingresso ai parenti con apposita certificazione. Il sottosegretario Costa: «A breve emendamento per aprire». Le associazioni: agli ospiti serve vicinanza.

Prima un annuncio: «Stiamo lavorando a un emendamento, che verrà inserito nel decreto Aperture, che consentirà il ritorno delle visite dei parenti ai propri cari nelle Rsa»; e maggio sarà «decisivo». Sono le parole pronunciate martedì da Andrea Costa, sottosegretario alla Salute. Poi una bozza, con uno «scheletro» di linee guida: per le visite nelle Rsa «si prevede l’ingresso solo a visitatori o familiari in possesso di “certificazione verde Covid-19”», è un’anticipazione del documento che le Regioni sottoporranno a stretto giro al governo.

Maggio, davvero, può allora essere il mese del ritorno al contatto umano – con tutte le precauzioni del caso, con ingressi contingentati e in spazi appositi, nel rispetto delle norme – tra gli anziani nelle case di riposo e i propri cari, dopo oltre un anno di distanza solo in parte colmata da videochiamate e da incontri centellinati in modalità inedite. Dopo l’accelerata di ieri, ulteriori sviluppi sono attesi a breve in un raccordo tra governo e Regioni – nessun commento ieri da Regione Lombardia, che aspetta gli approfondimenti del caso – che si rifletterà concretamente anche sulle oltre sessanta case di riposo bergamasche.

«Aspettiamo certezze»

«Le notizie di giornata rappresentano delle intenzioni di cui attendiamo un seguito. L’auspicio è che si arrivi a un provvedimento che permetta di nuovo l’incontro con i parenti: i nostri ospiti hanno bisogno di quella vicinanza che è propria delle famiglie – sottolinea Barbara Manzoni, presidente dell’associazione San Giuseppe, che riunisce le Rsa di ispirazione cattolica –. A maggior ragione con la bella stagione si potranno utilizzare gli spazi esterni, i giardini delle strutture per garantire ulteriore sicurezza. Non potremo tornare alle modalità di prima, anche se tutti, operatori, ospiti e parenti, sono vaccinati: ma è bene che arrivino linee guida chiare».

«Vedremo se la montagna partorirà il topolino o se sarà un provvedimento serio – premette Cesare Maffeis, presidente dell’Associazione Case di Riposo Bergamasche -. Le Rsa sono luoghi sicuri, ben oltre l’immunità di gregge. Ma più che di riapertura, si deve parlare di incontri: prima in casa di riposo ci entrava tutto il paese, era una convivialità bella, ma questo non succede più nella vita di tutti i giorni, figuriamoci nelle case di riposo. La mia ipotesi è che si riprenderà con degli avvicinamenti contingentati, in luoghi dedicati, con una documentazione che attesti la vaccinazione o il tampone negativo». Per Fabrizio Ondei, presidente di Uneba Bergamo, «viviamo una situazione ormai insostenibile: la distanza è pesante per gli ospiti, ma ormai anche per gli operatori. Non vediamo l’ora che gli incontri vengano normati, che ci dicano cosa possiamo fare e cosa no».

Il nodo delle responsabilità

Tra i temi sul tavolo, decisivo sarà allentare le responsabilità che oggi gravano pressoché totalmente sulle direzioni sanitarie: «I direttori sanitari sono investiti di responsabilità enormi, che possono frenare le riaperture: occorre contemperare tutte le esigenze, l’assunzione di responsabilità deve essere anche del legislatore», riflette Barbara Manzoni. «Siamo stati caricati di un peso enorme: se la riapertura ricadrà ancora sulle direzioni sanitarie, molti ci penseranno parecchio prima di riaprire», nota Maffeis. «Bisognerà anche capire quel che dirà il garante della privacy sul certificato verde. E speriamo, tra l’altro, che gli effetti di altre riaperture e di certi assembramenti non frenino la nostra riapertura in sicurezza», aggiunge Ondei.

Intanto, in attesa del possibile ritorno dei parenti, le case di riposo continuano ad affrontare le conseguenze anche organizzative del Covid: «Le Rsa sono alla ricerca di infermieri. Le politiche della Regione hanno intensificato le risorse per ospedali pubblici e privati incentivando le loro assunzioni, e loro hanno pescato dal nostro bacino. Non possiamo fermare la libera iniziativa – premette Manzoni -, ma lavorare nelle Rsa resta gratificante da un punto di vista professionale ed economico».

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