Stazioni ferroviarie sotto la lente: «Mafia multietnica, grave escalation»

SICUREZZA. Reazioni all’indomani dell’agguato a Calolziocorte. L’assessore regionale La Russa: episodio preoccupante.

Le stazioni ferroviarie lombarde sono sicure? È questo l’interrogativo che riecheggia all’indomani dell’aggressione mortale costata la vita, in pieno giorno e di fronte a diversi passeggeri impietriti, al ventitreenne italiano originario del Burkina Faso Malcolm Darga Mazou, accoltellato di fronte a sua mamma mentre attendeva il treno sulla banchina e morto poco dopo l’arrivo in condizioni disperate all’ospedale Manzoni di Lecco. Pare che l’autore del delitto sia un italiano originario dello stesso Paese africano della vittima.

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Il punto sulla sicurezza nelle stazioni

Negli ultimi anni le stazioni – per eccellenza i luoghi emblema del passaggio e, per questo, caratterizzati da elevati livelli di frequentazione – sono state potenziate con sistemi di videosorveglianza sempre più capillari e con tecnologie di ultima generazione (tanto che proprio i filmati si stanno rivelando fondamentali nelle indagini sull’omicidio di Malcolm), mentre nel contempo sono stati numericamente potenziati gli uffici della polizia ferroviaria, affiancati anche dalla vigilanza privata, per far fronte alle crescenti aggressioni e rapine che si registrano su e giù dai convogli. Tanto che nel 2022 la Polfer lombarda ha arrestato, in media, una persona al giorno nelle stazioni e lungo le tratte lombarde (a fronte di quasi un milione di soggetti identificati e 3.082 indagati a piede libero), mentre nel periodo estivo che si sta chiudendo le persone denunciate sono state 39 in tutta la regione. I controlli estivi sono stati potenziati in 358 scali ferroviari, con 270 treni scortati, 12 servizi antiborseggio e 11.872 persone identificate.

Le parole dell’assessore regionale

Sul delitto di lunedì pomeriggio a Calolziocorte interviene anche l’assessore regionale alla sicurezza Romano La Russa, secondo cui è necessario porre un freno al crescente fenomeno della violenza multietnica, dietro la quale ci sarebbe una vera organizzazione di tipo mafioso: «L’omicidio avvenuto alla stazione di Calolziocorte – dice – è un episodio preoccupante e gravissimo. L’omicidio sarebbe maturato all’interno di un gruppo etnico. E sulle motivazioni è necessario fare chiarezza al più presto».

Prosegue l’assessore La Russa: «L’episodio riporta ancora una volta con urgenza alla ribalta il tema dei tanti stranieri che arrivano in Italia e si dedicano a delinquere: spaccio, aggressioni, furti, rapine e anche omicidi, come in questo caso. Bande etniche che pensano di agire indisturbate e impunite sul nostro territorio. La stessa Procura antimafia ha più volte segnalato la preoccupante escalation della mafia multietnica».

I numeri degli addetti alla sicurezza

Sul fronte della sicurezza si è mossa a livello nazionale anche «FS Security Spa», la nuova società del gruppo Ferrovie dello Stato nata per garantire la sicurezza delle stazioni e dei treni a tutela di chi viaggia e lavora: entro il 2025 sono state previste mille assunzioni di nuovo personale. Di questi mille, 200 sono già stati assunti nei primi 7 mesi di quest’anno, mentre altrettanti verranno inseriti nell’organico entro la fine di quest’anno. Quella che è stata ribattezzata «maxi campagna di recruiting», ovvero reclutamento e assunzione con il preciso obiettivo di innalzare il livello di sicurezza sui treni e nelle stazioni.

Un progetto – si apprende dalle Ferrovie – che prevede «diverse iniziative di prevenzione, monitoraggio e contrasto, in stretta sinergia con le forze dell’ordine». I primi duecento assunti di quest’anno sono stati distribuiti tra i nodi ferroviari più importanti d’Italia: Roma, Torino, Milano, Verona, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Ancona, Napoli, Bari, Reggio Calabria, Palermo. Mentre gli altri duecento che saranno assunti di qui alla fine del 2023 saranno operativi anche nelle stazioni non dei capoluoghi di regione e dunque anche nella Bergamasca.

I nuovi assunti sono soprattutto giovani, che saranno inseriti in mirati percorsi di formazione. La loro attività verrà poi svolta in stretto contatto con le forze dell’ordine che operano sul territorio e con gli istituti di vigilanza già ingaggiati in passato dalle ferrovie.

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