Manovra, taglio all’Irpef per 300mila bergamaschi. Risparmio massimo di 440 euro l’anno

LA MANOVRA. Nella fascia tra 28 e 50mila euro si passerà dal 35 al 33%, ma lo «sconto» riguarderà indirettamente anche i redditi superiori: interessati in tutto circa 300mila bergamaschi. I sindacati: accolta una nostra richiesta.

Il punto di partenza è nel testo messo a punto dal governo. Il banco di prova sarà la discussione parlamentare, e solo con l’approvazione finale della legge di bilancio entro fine anno si potranno trarre le conclusioni definitive. Intanto, il provvedimento centrale della manovra tratteggia un perimetro potenziale anche per la Bergamasca: potrebbero essere circa 300mila i contribuenti in terra orobica che beneficeranno del taglio dell’Irpef, con un vantaggio massimo stimato in 440 euro l’anno, cioè qualcosa come 36 euro mensili.

Meccanismo e platea

Il disegno di legge «base» promette infatti un taglio dell’aliquota Irpef nella fascia di reddito dai 28mila ai 50mila euro netti annui, portando il prelievo al 33% contro l’attuale 35%. Per via del meccanismo progressivo a scaglioni, lo «sconto» interesserà indirettamente anche i redditi superiori, fino a un massimo di 200mila euro (oltre quella soglia, gli effetti vengono «sterilizzati»).

I numeri bergamaschi

Per intravedere i riflessi su scala locale il punto di partenza è negli ultimi dati del ministero dell’Economia e delle Finanze sulle dichiarazioni dei redditi. Sono attorno ai 250mila i bergamaschi – lavoratori dipendenti, autonomi e pensionati – che guadagnano tra i 28mila e i 50mila euro lordi annui; a questi se ne aggiungono indicativamente altri 50mila che guadagnano dai 50mila ai 200mila euro (i «paperoni» che vanno oltre non sono più di 3-4mila). Calcolando che in tutto sono 815mila i contribuenti della provincia di Bergamo che compilano un «730», il taglio dell’Irpef toccherebbe più del 35% di loro: qualcosa in più di un contribuente su tre.

Gli aumenti sulle pensioni minime

Altri spunti declinabili in chiave territoriale: per le pensioni minime (dai 30 ai 40mila i percettori in Bergamasca) è indicato un aumento massimo tra i 6 e i 20 euro mensili; per i contratti collettivi da rinnovare (si stimano circa 150mila lavoratori in stand-by) saranno previste delle agevolazioni sulle intese che saranno siglate nel 2026 (e retroattivamente per quelle validate nel 2025).

Le reazioni

Al netto di giudizi divergenti sulla finanziaria, tra i sindacati orobici si condivide una premessa di fondo: per una valutazione più mirata bisognerà aspettare il via libera ultimo di Camera e Senato. «La riduzione dell’Irpef era una delle richieste che avanzavamo da più tempo – sottolinea Francesco Corna, segretario generale della Cisl Bergamo -, partendo da un principio di fondo: chi le tasse le ha sempre pagate, come i lavoratori dipendenti e i pensionati, deve essere tutelato e deve avere dei benefici».

Anche Pasquale Papaianni, coordinatore territoriale della Uil Bergamo, ricorre a un mantra: «Siamo in attesa di approfondire nel dettaglio il testo». Sulla sforbiciata all’Irpef, però, un’idea più chiara c’è: «Le indicazioni del governo vanno nella direzione di agevolare una parte considerevole dei contribuenti – nota Papaianni –, una fascia di reddito che soprattutto in un territorio come Bergamo rappresenta una quota ampia della popolazione. È quanto sostenevamo in piazza un anno fa»

A livello nazionale, la Cgil sta già preparandosi a un autunno di mobilitazione. Marco Toscano, segretario generale del sindacato di via Garibaldi, mette in luce i nodi critici: «Bisogna dire che la manovra si finanzia con risparmi per 10 miliardi di euro (su un valore totale di 18,7 miliardi, ndr). L’abbassamento dell’Irpef, per quanto possa portare dei vantaggi, non è economicamente dirimente: parliamo, al massimo, di 400 euro annui. E se è vero che si tratta di un beneficio, si dovrà capire quanto incideranno i tagli alla spesa pubblica»:

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