Pensioni, spesa cresciuta del 24% in 4 anni. «Si aumentino i salari dei contribuenti»

I DATI. Il conto annuo sfiora i 7 miliardi, 1,35 miliardi in più rispetto al 2020. Sono 407.647 i beneficiari (+5,5%). I sindacati: «Invecchiamento e denatalità, per sostenere il sistema stipendi più alti e più occupazione femminile».

Il risultato, inevitabilmente, è quello di una continua corsa verso l’alto. La spesa pensionistica in Bergamasca s’appresta ormai a oltrepassare i 7 miliardi annui: con un paragone, è un «fatturato» da grande multinazionale. L’ultima fotografia l’ha diffusa nei giorni scorsi l’Inps, facendo il punto sul 2024: lo scorso anno l’importo complessivo delle prestazioni previdenziali erogate in provincia di Bergamo ha raggiunto i 6 miliardi e 958 milioni di euro, sfiorando un +25% nel giro di soli quattro anni. Ecco perché, mantenendo un’andatura simile, è facile pensare che a fine 2025 il conto sarà ulteriormente più oneroso.

Lo scorso anno l’importo complessivo delle prestazioni previdenziali erogate in provincia di Bergamo ha raggiunto i 6 miliardi e 958 milioni di euro, sfiorando un +25% nel giro di soli quattro anni

Corre, questa voce di bilancio, e lo fa per un mix ovvio. Da un lato c’è l’aumento quantitativo del numero delle prestazioni. Il totale degli assegni pensionistici in Bergamasca – il numero dei beneficiari è inferiore, perché una persona può beneficiare di tipologie diverse di pensioni – ha toccato quota 407.647, con una crescita del 5,5% rispetto al 2020. La parte del leone spetta alle pensioni di vecchiaia, quelle maturate per anzianità anagrafica o lavorativa: sono 252.400, +7,6% in quattro anni. In espansione anche la platea delle pensioni assistenziali (55.411, +10,4% sempre prendendo a riferimento il 2020), non collegate alla contribuzione ma istituite per dare un sostentamento a persone con particolari fragilità, e calano invece altre voci come i sussidi di invalidità (8.347, -8%) e quelli indennitari (13.147, -5,4%; si tratta di rendite per infortuni sul lavoro o malattie professionali); restano stabili le pensioni per superstiti, cioè la classica reversibilità (77.342, -0,3%).

Ma quanto valgono, in media, questi assegni? Su base annua lorda, in media in terra orobica ci si attesta a 17.070 euro, con un balzo del 17,7% rispetto al 2020. A seconda della tipologia, però, la differenza è evidente: le pensioni assistenziali (6.284 euro annui) e indennitarie (7.595 euro) rimangono entro i 600 euro mensili, quelle di vecchiaia sono invece le più consistenti (21.798 euro annui) e superano in media i 1.600 euro mensili.

Il boom della spesa

Nel 2020 il conto previdenziale totale della Bergamasca ammontava a 5 miliardi e 601 milioni di euro; nel 2024 si è spinto, come detto, a 6 miliardi e 958 milioni di euro

È questo secondo fattore, l’entità monetaria delle pensioni, a determinare l’altro «traino» dei costi pensionistici. Negli ultimi anni, come s’è visto, l’incremento degli importi è stato in doppia cifra principalmente per effetto dell’indicizzazione automatica all’inflazione prevista dalla normativa, ancorché non «piena» (per le pensioni più «pesanti» il recupero del caro-vita non è stato totale): il picco dell’inflazione ha portato, per via dei meccanismi automatici, a trattamenti più robusti (appunto +17,7%), all’interno di una tendenza che ha visto allargarsi il numero totale delle pensioni erogate (+5,5%). Così, nel 2020 il conto previdenziale totale della Bergamasca ammontava a 5 miliardi e 601 milioni di euro; nel 2024 si è spinto, come detto, a 6 miliardi e 958 milioni di euro. La combinazione dei due elementi ha portato a un salto del 24,2%, l’equivalente di un miliardo e 357 milioni in più: in altri termini, ogni anno l’esborso è salito di oltre 300 milioni di euro.

«Non possiamo far finta che non ci sia una questione demografica – prosegue Corna -: ma questa riguarda la tenuta dell’intero sistema-Paese, non solo le pensioni»

Traiettorie e proposte

Di questo passo, e considerata la nota parabola demografica, il welfare sarà ancora sostenibile in futuro? «Mano a mano che il sistema passerà dal retributivo al contributivo, l’equilibrio dovrebbe essere garantito – ragiona Francesco Corna, segretario generale della Cisl Bergamo -, perché quest’ultimo meccanismo si basa su un principio di equilibrio: si riceve in base a quanto versato. È quello che dice anche l’Inps, secondo cui la spesa non è fuori controllo. Quello della contribuzione è un principio decisivo: noi abbiamo sempre affermato che le pensioni debbano essere rapportate a quanto versato, e anche per questo chiediamo che si torni alla piena rivalutazione, per evitare sacche di povertà anche tra i pensionati». Certo, sullo sfondo «non possiamo far finta che non ci sia una questione demografica – prosegue Corna -: ma questa riguarda la tenuta dell’intero sistema-Paese, non solo le pensioni».

Anche Marco Toscano, segretario generale della Cgil Bergamo, pone l’attenzione su questi temi: «È necessaria una convinta lotta all’evasione contributiva e serve anche una crescita dei salari, perché questa determina un maggior gettito contributivo. Al tempo stesso, non possiamo più permetterci tassi di occupazione femminile così bassi: serve fare in modo che più persone lavorino, ma questo significa creare condizioni a sostegno delle famiglie perché possano lavorare entrambi i coniugi». Toscano avanza poi un argomento finora solo accennato nel dibattito pubblico: «Se in futuro l’automazione sarà preponderante, occorrerà aprire una riflessione anche su meccanismi di contribuzione legati non più solo al lavoratori, ma anche ai profitti generati dalla robotica».

Per Pasquale Papaianni, coordinatore territoriale della Uil Bergamo, «non si vedono ancora risposte autorevoli alla complessa materia della denatalità. Ci sono in gioco molteplici diversi, non solo i noti sostegni alla genitorialità, ma alcuni ancora sottovalutati: penso ai servizi sanitari per favorire la maternità nelle donne che cercano di avere un figlio». Quanto al valore degli assegni, «bisogna incrementare salari e anche pensioni – ribadisce Papaianni -: non c’è crescita senza un aumento di queste voci. Al governo riconosciamo l’apertura positiva sul taglio dell’Irpef e sugli scatti contrattuali, ma sulle pensioni servono miglioramenti».

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