Uliano eletto segretario nazionale Fim. «A Bergamo devo la cultura del lavoro»

L’INTERVISTA. Nato a Calcinate, famiglia operaia, esordio in fabbrica alla Brevi di Telgate: otto ore a tagliare tubi. «Manzoni il mio mentore, la Cisl mi lascia libero di esprimermi. Contratto: aumentare i salari e ridurre gli orari».

Tutto nasce dagli insegnamenti in famiglia e da quella gavetta nella sua prima fabbrica bergamasca: una «scuola» dura, fatta di sacrifici ma anche di «visioni» verso un mondo del lavoro migliore, che passo dopo passo hanno portato Ferdinando Uliano a diventare il segretario generale dei metalmeccanici della Cisl.

Segretario nazionale dopo una lunga gavetta: Uliano, cosa si porta dietro delle prime esperienze bergamasche?

«Praticamente tutto. Nasco a Calcinate, primo di tre fratelli, da una famiglia normalissima, papà Catello, campano di Pompei, prima operaio Philco a Brembate e poi tecnico di radiologia ai Riuniti e mamma Rosa, bergamasca di Telgate, anche lei operaia: da loro ho imparato presto che nella vita vanno fatti sacrifici e che il lavoro va onorato, sempre».

Il lavoro appunto, prima esperienza alla Brevi di Telgate...

«Sì, producevamo passeggini e dondoli: io passavo 8 ore al giorno a tagliare tubi in officina. Si lavorava duro, ma non mi lamentavo. Mi reputo tenace, e comunque dopo tre giorni di lavoro mi ero già iscritto alla Cisl».

Perché iscriversi a un sindacato e perché la Cisl?

«Mio padre mi disse che avere un sindacato alle spalle era una cosa importante, scelsi la Cisl perché la ritenevo meno “ideologica”, infatti tanti provenivano da convinzioni politiche diversissime tra loro. Il fatto di poterci esprimere in piena libertà fece per me la differenza».

Intanto studiava ragioneria alle scuole serali...

«Al Vittorio Emanuele sì, e alla fine mi diplomai. Poi mi iscrissi anche all’Università di Bergamo, Economia e Commercio, ma diedi sì e no, 4-5 esami».

Anche perché era cominciata la sua carriera da sindacalista...

«Fu Sergio Manzoni, allora in segreteria Cisl ad adocchiarmi: “perché non provi a fare il delegato?”, mi chiese. Era il 1984: fatto. Da allora una passione che non mi ha più lasciato».

Manzoni il suo mentore: a chi altri si è ispirato a Bergamo?

«Da Sergio ho imparato molto, ma anche da Flaminio Moioli, storico delegato Cisl alla Frattini. E ho condiviso tanto anche con Gigi Petteni: mi hanno trasmesso l’importanza di essere al servizio delle persone e ad agire per migliorare le loro condizioni di vita in azienda».

Intanto era passato a lavorare in Abb...

«Esperienza importante, in una multinazionale, visioni ampie. Prima due anni a Bergamo, poi nella sede di Dalmine: lavoravo nel settore amministrativo, seguivo il recupero crediti».

E nel sindacato una carriera lunga ma sempre in crescendo...

«Nel ’92 divento operatore sindacale per la zona di Albano Sant’Alessandro, poi, via via, componente di segreteria nel 2002, con Petteni segretario generale della Fim di Bergamo per 8 anni. Da 12 anni sono in segreteria nazionale e ora questo grande onore».

Da anni in giro per l’Italia; quale l’eredità del cosiddetto «modello Bergamo»?

«Beh, qui la cultura del lavoro è molto elevata, ma alla tradizionale applicazione, si aggiunge un modello di contrattazione all’avanguardia, con soluzioni sperimentali, come l’accordo alla Dalmine negli anni Novanta sull’inquadramento professionale che ha fatto scuola in Italia».

Una «staffetta» bergamasca con Benaglia: che eredità è la sua?

«Abbiamo lavorato insieme a lungo: lui è stato in prima linea nel rilanciare la presenza della Fim nei contesti lavorativi, dando un ulteriore forte impulso alla contrattazione».

Ora le trattative per il contratto dei metalmeccanici: come la vede?

«Negoziato non facile, ma va assolutamente rafforzata la tenuta salariale, con la nostra piattaforma che vuole recuperare 280 euro nei prossimi tre anni. Anche la riduzione dell’orario del lavoro a parità di salario è un tema centrale, in alcuni accordi è già partita la sperimentazione e intendiamo estenderla sempre di più».

Oggi però il lavoratore non insegue solo più uno stipendio alto, anzi, predilige altri aspetti, legati alla qualità della vita.

«Mi sembra giusto: per questo è opportuno allargare sempre più le basi del welfare, permettendo al lavoratore di conciliare meglio i tempi della fabbrica con quelli della famiglia, estendendo le opzioni, migliorando la sanità integrativa, gli aiuti per la scuola, quelli per gli asili nido».

Negli ultimi anni si è occupato tanto di automotive, avendo a che fare con colossi come Stellantis: sull’elettrico ha spesso mostrato qualche perplessità...

«Non sono perplesso, cerco di essere realista. Premesso che l’emergenza sulla sostenibilità ambientale è sotto gli occhi di tutti, attuando processi in maniera così accelerata, rischiamo il corto circuito sociale. L’incentivazione sarà fondamentale per accompagnare i processi».

Per concludere: sposato, tre figli e con quali passioni?

«Fin da ragazzo la musica rock e poi quando posso, vado a nuotare: mi rilassa e tonifica. E non dimentico l’Atalanta: resto tifosissimo anche se ormai il tempo per seguirla è sempre meno».

Dopo l’anticipazione del nostro giornale, ieri ufficialmente Ferdinando Uliano è diventato segretario generale della Fim-Cisl: lo ha eletto a Roma il Consiglio generale del sindacato, su proposta del segretario generale uscente Roberto Benaglia ai vertici dal 2020.

© RIPRODUZIONE RISERVATA