Governo senza pace, un altro scivolone

POLITICA. Non c’è pace per il governo. Mentre Giorgia Meloni vola a Riga e a Vilnius per il vertice Nato evitando ancora una volta di parlare in prima persona delle polemiche interne che la stanno angustiando, a Roma un altro ministro - Abodi, Sport - finisce nel tritacarne mediatico per alcune dichiarazioni su un giocatore dichiaratosi gay («Lo rispetto ma non amo le ostentazioni»).

È un’altra puntata dei capitomboli governativi di questi tempi, molti dei quali sono legati – ancora una volta – al tema della giustizia. La penultima storia riguardava la ministra della Famiglia Roccella che ha difeso La Russa senior in quanto padre, e l’opinionista di destra Facci (in procinto – ma adesso forse no – di andare a condurre una trasmissione quotidiana in Rai) che si è ritrovato a colpevolizzare la ragazza che accusa La Russa junior di averla stuprata. Ma tutto questo discende, appunto, dal caso del figlio del presidente del Senato che si appaia a quello di Daniela Santanchè (corre voce che la prossima settimana la procura di Milano dichiarerà la chiusura indagini su di lei e chiederà il rinvio a giudizio). Senza dimenticare che c’è sempre il problema del sottosegretario Delmastro imputato coatto per rivelazione di segreto d’ufficio (caso Cospito). Se poi si vuole, possiamo aggiungere il boss siciliano di Forza Italia Miccichè invischiato in un affare di cocaina.

Insomma, una vera guerra: ogni giorno dichiarazioni ufficiose di palazzo Chigi e del ministero della Giustizia contro i magistrati che «fanno politica come l’opposizione» e che «anticipano la campagna elettorale della prossima primavera per le europee», si contrappongono alle prese di posizione dell’Associazione Magistrati (l’ultima ieri) che accusa il governo di attentare alla libertà di un potere dello Stato con riforme sbagliate e atti intimidatori.

Meloni, come detto, per il momento si astiene da dichiarazioni pubbliche (finora ha preferito quelle ufficiose) e non si sa come si comporterà con la Santanchè se davvero arrivasse il rinvio a giudizio, e quali saranno i futuri rapporti con il suo ex mentore La Russa, che è la seconda carica dello Stato, impicciatosi da solo, con dichiarazioni spontanee, in questo bruttissimo caso che coinvolge il figlio.

A proposito di La Russa, molti hanno notato che ieri, nella basilica romana dei Santi Pietro e Paolo dove si celebravano i funerali di Stato di Arnaldo Forlani, il presidente del Senato non era seduto accanto a Mattarella. È fatale che una simile assenza abbia insospettito parecchi osservatori che scrutano il Quirinale per capire quale sia l’umore del suo inquilino. Il quale certo non potrà aver gradito che il presidente del Senato sia tirato in ballo così, e tantomeno che sia ricominciata la guerra con i magistrati. Tutti sanno che dal Colle scendono non poche riserve sulla riforma della giustizia del ministro Nordio, soprattutto in tema di abuso d’ufficio, il reato che verrebbe cancellato.

Sarà anche per questa ragione che il disegno di legge, varato diverse settimane fa dal Consiglio dei ministri, non è ancora approdato in Parlamento: si prevedono già tempi lunghi per la sua approvazione, forse addirittura il prossimo Natale. Con questo clima sarà una bella battaglia: non è un caso che Matteo Renzi – un asso, in fatto di scelta dei tempi – si sia fatto assegnare alla Commissione Giustizia del Senato.

In tutto ciò, l’opposizione stenta a farsi sentire: il gioco avviene in un altro campo, Schlein e Conte guardano dagli spalti del pubblico mentre due saggi della sinistra come Luciano Violante e Massimo Cacciari accusano i loro compagni di aver sempre usato la giustizia per combattere gli avversari politici.

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