
L'Editoriale
Sabato 18 Ottobre 2025
Guerra in Ucraina, gli obiettivi di Putin alla prova di Trump
MONDO. Verso il summit: le speranze di pace, suscitate dall’incontro dei due presidenti in Alaska a Ferragosto, sono ormai scemate. E al Cremlino serve rilanciarle.
Il Cremlino ha preso l’iniziativa, organizzando un summit fra Putin e Trump, preceduto da una settimana preparatoria di lavori degli specialisti. La ragione di questa mossa inattesa di Mosca è che le speranze di pace, suscitate dall’incontro dei due presidenti in Alaska a Ferragosto, sono ormai scemate. Al Cremlino serve ora rilanciarle. Non è tuttavia chiaro se Putin oggi sia disposto a fare realmente concessioni sulla sua nota base negoziale, rimasta immutata in pratica dal novembre 2021. Nelle ultime settimane, ad Est, si sono osservati pesanti bombardamenti delle infrastrutture energetiche sia da parte di Mosca che di Kiev nonché il ritorno perentorio di dichiarazioni pubbliche preoccupanti. Il rischio di un’ulteriore irresponsabile escalation di violenza è concreto, come se il balletto sul precipizio atomico, visto finora, non bastasse più. Addirittura ucraini e americani sono arrivati a discutere della fornitura (poi esclusa da Trump ieri nel vertice alla Casa Bianca con Zelensky) dei micidiali missili Usa Tomahawk a Kiev, in maniera da metterla nella condizione di poter colpire la Russia ancora più in profondità e con maggiore precisione di quanto fatto finora con droni sofisticati di sua produzione.
Le intenzioni di Putin
La logica è semplice: Putin non si vuole convincere a concludere la sua «Operazione militare speciale» in Ucraina per via diplomatica; di conseguenza si passa a modi meno gentili e più spicci. Anche perché non c’è grande raffineria nella zona europea della Russia che, negli ultimi tre mesi, non sia stata danneggiata: la benzina in parecchie regioni comincia ad essere razionata, il suo prezzo sta andando alle stelle, facendo fallire le politiche anti inflattive di Banca centrale e governo federale.
Le difficoltà finanziarie
Le stesse strategiche entrate dalla vendita di petrolio all’estero per il Tesoro russo sono in picchiata a causa delle sanzioni occidentali e il Cremlino - avendo molti meno fondi da spendere per finanziare ostilità costosissime - è costretto ad imporre tasse e balzelli alla popolazione. La legge finanziaria per il 2026 è piena di ombre e, stando ad alcuni esperti, costringerà Putin ad una manovra supplementare la prossima estate per coprire il prevedibile buco di bilancio, come già successo pochi mesi fa. In breve, il Cremlino sta iniziando a finire i soldi e i bombardamenti delle infrastrutture energetiche possono far saltare anche il banco. Ecco perché Kiev chiede con insistenza di ricevere i Tomahawk, che, però, necessitano di personale specializzato per essere lanciati. I russi rispondono che quel tipo di arma d’attacco così complessa può essere usata soltanto da militari Usa, pertanto Washington non sarebbe più una mediatrice ed entrerebbe in pieno nel conflitto ucraino. Guerra nucleare allora, preannunciano i blogger filo-Cremlino.
L’accordo con Trump
I Tomahawk Usa di oggi provocherebbero una grave crisi come dei missili sovietici a Cuba nel 1962? Potenzialmente i presupposti ci sono tutti, ma il summit di Budapest dovrebbe allontanare - almeno ce lo si augura - tale scenario. In Ungheria Putin punterà prima di tutto a firmare un accordo con Trump per la prosecuzione almeno di un anno del trattato New Start in scadenza il 5 febbraio prossimo. Sa che l’opinione pubblica Usa è preoccupata dalla scomparsa dell’ultima intesa che limita le armi nucleari. E nel caso ci riuscisse, tenterebbe di utilizzare la nuova porzione di fiducia, conquistata con Trump, per ottenere migliori condizioni in Ucraina.
Visti, però, i precedenti è meglio non farsi illusioni: il capo del Cremlino non ha ancora cambiato obiettivi nonostante le difficoltà economico-finanziarie interne.
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