I magheggi di Putin e le fragilità europee

MONDO. «Seguiamo da tempo le operazioni russe contro l’Ue e la Presidente della Commissione. I fact-checker indipendenti hanno chiaramente identificato tali operazioni nel contesto della mozione di censura». Così i portavoce dell’Unione Europea.

Detto in parole povere, la recente mozione di sfiducia contro la Von der Leyen, presentata dall’eurodeputato rumeno Gheorge Piperea, sottoscritta da 77 eurodeputati dei partiti di destra e respinta con 360 voti contro 175, sarebbe stata ispirata da Vladimir Putin. Tesi peraltro perfettamente corrispondente alle dichiarazioni pre-voto della stessa Von der Leyen, che aveva definito «marionette del Cremlino» i presentatori della mozione.

Anche se ci sarebbe piaciuto che, per completezza, i portavoce Ue avessero indicato nomi e cognomi di questi «fact-checker indipendenti», non possiamo avere dubbi sul fatto che il Cremlino adoperi tutti gli strumenti di cui dispone per «polarizzare le nostre società», ovvero per seminare discordie e polemiche contro i Governi che finanziano e armano la resistenza dell’Ucraina e varano sanzioni economiche contro la Russia (la Ue è arrivata al 18° pacchetto). Nel caso in questione, Piperea e altri dovrebbero essere stati corrotti dai russi (non sarebbe nemmeno il primo caso: nel 2022 il Qatargate costò il posto a Eva Kaili, vice-presidente del Parlamento europeo) oppure essere seguaci delle politiche di Putin.

Nel caso in questione, Piperea e altri dovrebbero essere stati corrotti dai russi (non sarebbe nemmeno il primo caso: nel 2022 il Qatargate costò il posto a Eva Kaili, vice-presidente del Parlamento europeo) oppure essere seguaci delle politiche di Putin

Ipotesi tragiche, l’una e l’altra. Sempre che non valga, cosa che almeno in linea di principio non possiamo escludere, una terza ipotesi: cioè che Piperea e gli altri abbiano un pessimo giudizio delle performance della Von der Leyen come presidente della Commissione europea. Perché l’ombra del Cremlino da un lato minaccia ma dall’altro protegge.

Un esempio: la Presidente ha appena presentato un progetto di bilancio straordinario per il 2028-2034 da 2.000 miliardi che è stato criticato un po’ da tutti: dal Parlamento Europeo (a cui era già stata negata la possibilità di discutere i piani di riarmo) a una lunga serie di Paesi Ue, a partire dal cosiddetto «fronte del Nord» composto da Germania, Svezia, Danimarca e Olanda. Se la Ue non si sentisse minacciata dalla Russia, forse la Von der Leyen sarebbe ora attaccata con molto più vigore. E questo vale anche per la mozione di sfiducia: i malumori nei suoi confronti sono più spiccati di quanto quei 360 voti a favore (o meglio: contro la mozione) facciano pensare, ma nessuno voleva aprire una crisi politica al vertice della UE con Donald Trump scatenato sui dazi, il RearmEurope da realizzare, la crisi economica da controllare e l’Ucraina da sostenere.

Da un lato quei maneggi ci sono e abbiamo avuto fin troppe dimostrazioni al riguardo: solo cinque giorni fa, Germania e Spagna hanno emesso sette mandati di cattura contro i membri di un gruppo di hacker pro-Russia incaricati di attaccare aziende degli armamenti e dell’energia in tutta Europa

Tutto questo non per dire che i maneggi russi non esistono, ma per dire esattamente il contrario, e cioè che il pericolo è doppio. Da un lato quei maneggi ci sono e abbiamo avuto fin troppe dimostrazioni al riguardo: solo cinque giorni fa, Germania e Spagna hanno emesso sette mandati di cattura contro i membri di un gruppo di hacker pro-Russia incaricati di attaccare aziende degli armamenti e dell’energia in tutta Europa. Ma dall’altro lato c’è anche la tentazione a coprire problemi reali con la scusa delle interferenze russe, che preoccupano tutti e, come i jeans, stanno bene con tutto. Da questo punto di vista non dovremmo dimenticare la lezione del Russiagate americano. Nel 2016, con la prima vittoria di Trump, era dato per scontato che fossero stati Putin e i suoi hacker a insediarlo. Uscivano libri, inchieste, editoriali. Con il tempo il caso si è molto sgonfiato ma il sentore di trappola organizzata che l’ha accompagnato ha contribuito a rimandare il tycoon alla Casa Bianca. L’effetto rimbalzo esiste, e non dovremmo sottovalutarlo.

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