
(Foto di ansa)
Attualità. La legge ferrea della realtà si prende la rivincita e non contempla eccezioni. Visto da questo angolo, il caso delle accise è da manuale. Sul piano politico è il primo vero ostacolo per Giorgia Meloni, che peraltro le giunge da un mondo ritenuto non lontano dal centrodestra. Luna di miele finita, pax meloniana in via di ridimensionamento?
Per la prima volta la premier è costretta a difendersi e a contrattaccare su un terreno sensibile della vita quotidiana, uno di quei nervi vivi della società, dove si ritiene che la destra sia più attenta e pratica rispetto alle astrattezze filosofiche del centrosinistra: anche per questo l’impatto può non essere indolore. La decisione di non rinnovare il taglio delle accise sui carburanti è dovuta al principio di realtà, ammesso dalla stessa Meloni: confermare la misura del governo Draghi costa troppo, non ci sono soldi e quei pochi disponibili sono stati destinati per arginare il caro bollette e per tutelare le fasce deboli. Il tutto spiegato in modo piuttosto confuso e con qualche acrobazia lessicale, quando si è cercato di negare la mancata promessa elettorale sulla cancellazione delle accise. In più l’allarme speculazione, smentito però dal ministero dell’Ambiente, che non ha riscontrato «anomalie generalizzate». Ora non è chiaro se la premier intenda fare retromarcia, mettendoci una pezza e in che maniera, e poi si dovranno vedere gli sviluppi della protesta dei benzinai, che si sono sentiti bersagliati da «un’onda di fango» e che per ora hanno congelato lo sciopero annunciato.
© RIPRODUZIONE RISERVATA