Il governo va a sbattere contro le accise

Il commento. Giornata intensa per Giorgia Meloni: politica estera e guerra in Ucraina in primo piano nel colloquio in Vaticano con Papa Francesco, il primo dalla nascita del governo, e durante la visita a Roma del premier giapponese Fumio Kishida con il quale si è stabilito che i rapporti tra Roma e Tokyo saranno elevati a rango di partenariato strategico e che saranno avviate consultazioni permanenti su Esteri e Difesa.

Concordanza con il Papa sulla necessità di fare ogni sforzo per riportare la pace nel cuore dell’Europa, intesa piena con Kishida sul mantenimento dell’invio di armi agli ucraini aggrediti dai russi nonostante che in entrambi i Paesi stiano crescendo le contrarietà a un simile sforzo. Ma la grande politica estera nel pomeriggio per Giorgia Meloni ha dovuto lasciare il passo alla questione più spinosa di questi ultimi giorni: il rialzo del prezzo della benzina dopo lo stop alla sospensione delle accise sui caruburanti (18,3 centesimi al litro), decretata dal governo Draghi in marzo e costata sinora 1 miliardo al mese.

Il governo – nonostante che nelle campagne elettorali il centrodestra da anni promette l’azzeramento delle accise – è stato costretto dalle poche risorse a disposizione a fermare la decisione del predecessore per destinare quegli stessi fondi al taglio del cuneo fiscale. Il risultato però è che in queste ore si verifica un aumento impressionante dei prezzi alla pompa che salgono oltre la soglia psicologica dei due euro (in autostrada la benzina ha toccato il record di due euro e mezzo per il «servito»): il ricasco politico è del tutto evidente con lo scontento che tocca tutte le categorie dei lavoratori, delle famiglie e delle imprese già alle prese con il caro bollette, l’aumento dei tassi di interesse sui mutui e l’inflazione che falcidia il potere d’acquisto degli stipendi. Per questa ragione il consiglio dei ministri di ieri ha deciso una serie di misure: la prima è quella che punta a stroncare la speculazione (contro la quale è stata mobilitata la Guardia di Finanza e sono stati aumentati i poteri del Garante) mediante l’obbligo, per i gestori delle stazioni di rifornimento, di esporre anche il prezzo medio dei carburanti stabilito dal ministero dell’Ambiente in modo tale da metterlo a confronto con quello richiesto. Un obbligo la cui violazione prevede sanzioni.

Allo stesso modo in autostrada sarà posto un tetto al prezzo. In realtà nel governo in diversi hanno provato a proporre – soprattutto Forza Italia – di tornare alla sospensione delle accise deciso da Draghi che aveva portato i prezzi ben al di sotto dei due euro - ma la misura, da quel che si sa, sarebbe stata respinta seccamente dalla presidente del Consiglio. E il perché lo ha spiegato il ministro per i rapporti con il Parlamento Ciriani (FdI): «Non ci sono sufficienti soldi in cassa, se in futuro si troveranno i fondi ci si potrà ripensare, ma con la manovra abbiamo dovuto destinare ben 21 miliardi per diminuire i prezzi dell’elettricità e del gas».

Non c’è dubbio che il prezzo della benzina sta mettendo in difficoltà maggioranza e governo chiamati ad applicare una misura che di sicuro va a toccare i livello di consenso elettorale ed espone il centrodestra agli attacchi delle opposizioni. Tra i più duri Matteo Renzi: «Meloni e Salvini si chiedono di chi sia la responsabilità dell’aumento dei prezzi della benzina – ha attaccato – ma è semplice: basta che si facciano un selfie per scoprire i colpevoli».

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