L'Editoriale
Sabato 27 Dicembre 2025
Negoziati per l’Ucraina: atto finale e ostacoli
MONDO. Per chiudere la tragedia russo-ucraina adesso serve coraggio, tanto coraggio. Quel «coraggio» invocato dal Santo Padre a Natale.
Ad Est è infatti arrivato il tempo delle decisioni in un momento in cui la trattativa internazionale per trovare una soluzione al conflitto potrebbe aver imboccato le sue ultime fasi finali. Ma non ci si facciano facili illusioni: il percorso da compiere rimane ancora pieno di ostacoli, che potrebbero far deragliare l’intero negoziato. Iniziamo con l’evidenziare che il risultato dei colloqui a Miami tra russi, ucraini ed americani è stato una vera doccia gelida per Mosca. La sensazione diffusa in Russia è che il Cremlino credesse di poter chiudere il negoziato, entro fine anno, alle proprie condizioni. Ed invece europei ed ucraini «si sono messi di mezzo», afferma Mosca, a cui non è nemmeno piaciuta la mossa di Zelensky di pubblicare i 20 punti in discussione, tenuti per mesi nel loro testo originale in gran segreto.
Adesso il Cremlino sta preparando una controproposta, reinserendo le questioni che più stanno a cuore. Poi rilancerà la palla indietro nel campo avverso. Secondo alcuni analisti russi ci stiamo, però, avvicinando all’accordo. Serviranno ancora due round negoziali, questa la previsione azzardata. Ma attenzione: bisogna terminare i negoziati entro il disgelo, ossia entro tre mesi, quando le operazioni militari potrebbero ricominciare dopo la fine dell’inverno.
Adesso il Cremlino sta preparando una controproposta, reinserendo le questioni che più stanno a cuore
La Russia si potrà permettere un altro anno di conflitto? Questa la domanda sulla bocca di molti analisti. È evidente che se Putin finisce i soldi, termina l’«Operazione militare speciale» in Ucraina. E la Russia, strozzata dalle sanzioni occidentali, è in difficoltà. Un esempio: il prezzo del petrolio, su cui poggia la legge finanziaria del 2026, è di 59 dollari al barile. Oggi Mosca vende a 35 dollari. Il che significa che, come l’estate scorsa, ci sarà un enorme buco di bilancio da colmare. La recessione è stata evitata quest’anno per poco, ma dal 2 gennaio l’Iva verrà alzata al 22%. Interi settori - ci riferiamo in particolare a quelli estrattivo, automobilistico, delle costruzioni - sono in pessime acque. Lo stesso vale per i colossi dell’energia Gazprom e Rosneft. Le Ferrovie russe hanno 50 miliardi di dollari di debiti. Questa è la ragione per cui Vladimir Putin si è confrontato con gli imprenditori la notte di Natale fino all’alba delle tre. I nodi economici in Russia sono arrivati al pettine e il Cremlino ora ne dovrà tenere conto.
È evidente che se Putin finisce i soldi, termina l’«Operazione militare speciale» in Ucraina. E la Russia, strozzata dalle sanzioni occidentali, è in difficoltà
Il 2025 ad Est è stato un anno terribile: morte, distruzione, terrore. L’unica novità rispetto agli spaventosi anni precedenti è che l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, il 20 gennaio scorso, ha determinato la ripresa dei tentativi di soluzione della tragedia russo-ucraina fra colpi di teatro e incontri segreti, con i mass media tenuti rigorosamente lontani. Adesso si tratta febbrilmente. E si spera. Ma occhio a non essere troppo superficiali in caso di congelamento delle ostilità in Ucraina e di proclamazione di una tregua, che potrebbe non significare pace. Vladimir Putin non ha affatto intenzione di concludere qui la sua battaglia contro l’odiato Occidente. Cambieranno semmai gli strumenti, ma non gli obiettivi.
Il 2027 è l’anno delle elezioni in Unione europea ed il Cremlino appoggerà in qualsiasi modo (lecito o meno) tutte le forze populiste e estremiste, ma che abbiano in comune l’odio verso l’Ue. Insieme al tempo del coraggio è quindi giunto anche il tempo della vigilanza se gli europei vorranno vivere liberi e in pace in società democratiche come quelle di oggi.
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