
L'Editoriale
Domenica 05 Ottobre 2025
Nucleare, la Cina gioca la partita
MONDO. Il trattato New Start, il ruolo di Stati Uniti e Russia e la posizione di Pechino.
È l’ultimo dei trattati sul nucleare rimasto in vigore. Il New Start ha, però, le settimane contate: scade il 5 febbraio 2026. E considerando la tragedia ucraina, la tensione internazionale alle stelle, le relazioni fra i Grandi Paesi ai minimi termini - c’è poco da stare allegri. Cosa faranno, allora, le due superpotenze della Guerra Fredda? Si preparano a una lunga ed estenuante corsa al riarmo nucleare? Stati Uniti e Russia (che ha preso il testimone dall’Unione Sovietica) hanno sempre tentato in passato di salvare il New Start, siglato nel lontano 2010, a differenza degli altri accordi sul disarmo, denunciati dalle parti nel corso degli anni.
Joe Biden, appena insediatosi alla Casa bianca, lo rinnovò subito - nel 2021 -, nonostante i suoi pessimi rapporti personali con Vladimir Putin. La ragione è semplice: i costi dell’ammodernamento e della produzione delle testate nucleari – il cui tetto massimo è posto a 1.550 a testa – sono esorbitanti. E né Washington né Mosca vorrebbero privarsi di cifre simili. Meglio mantenere lo status quo.
La posizione della Russia
Adesso Putin ha proposto di prolungare la vita del New Start di un anno, non spiegando il motivo di tale offerta a Donald Trump, il quale non gli ha risposto. Ufficialmente la Russia ha sospeso unilateralmente, nel febbraio 2023, l’applicazione del trattato – continuando tuttavia a rispettarne i limiti, ma congelando le ispezioni degli specialisti Usa ai suoi arsenali. Dunque, perché il Cremlino, fine calcolatore della sua azione politica, ha deciso adesso questa mossa? Per amore della pace internazionale? Proviamo a rispondere per punti.
Da tutti questi ragionamenti resta fuori la posizione della Cina, il vero mal di pancia
Primo: sulle questioni geostrategiche e nucleari Washington e Mosca trattano davvero alla pari. Secondo: il Cremlino ritiene con la presente scelta di rafforzare la sua posizione negoziale sull’Ucraina, ossessione di Putin, venendo incontro alla Casa bianca sul New Start. Terzo: il prolungamento di un anno della vita del trattato non costa nulla e, anzi, garantisce a Trump e a Putin un argomento per celebrare il proprio successo personale presso le opinioni pubbliche nazionali dopo il loro incontro a Ferragosto in Alaska.
Chi ci guadagna?
Alla fine, in caso di mantenimento in vigore del New Start, chi ci guadagna di più? Gli Stati Uniti o la Russia? Certamente tutte e due le superpotenze della Guerra Fredda. E se la situazione internazionale fosse diversa anche l’intera comunità mondiale, poiché rimarrebbe attivo un trattato che regola la stabilità strategica e la sicurezza globale. Al contrario, sarebbe davvero un bel grattacapo se si cancellassero tutte le limitazioni.
Il ruolo della Cina
Da tutti questi ragionamenti resta fuori la posizione della Cina, il vero mal di pancia. Al momento, secondo i dati degli esperti, Pechino dispone di 600 testate nucleari e le sta incrementando di circa un centinaio l’anno. Xi Jinping ha posto nel 2035 la data entro la quale l’«Impero celeste» colmerà il gap con Usa e Russia.
In breve, Putin non sta venendo incontro all’Occidente, bensì a sé stesso
Appunto, la Casa bianca e il Cremlino vorrebbero che anche i cinesi firmassero una nuova versione del New Start anche a loro allargata, ma Pechino fa orecchie da mercante. Ecco riassunti i dubbi, che potrebbero essere diradati dall’apertura di un negoziato a due (Usa, Russia) o a tre (Usa, Russia e Cina) con un anno di tempo – tutto il 2026 - per trovare una soluzione ad argomenti così delicati.
In breve, Putin non sta venendo incontro all’Occidente, bensì a sé stesso. Non ci si scordi che, fin dai suoi albori, il nucleare sovietico era pensato per contrastare i cinesi: solo 30 milioni di russi vivono in Asia a fronte dei 400 milioni di cinesi sui loro confini.
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