Tensione pericolosa
tra Russia e Occidente

È arrivata la tanto temuta tempesta ad Est. I barometri nelle cancellerie internazionali la davano ormai per imminente. Dopo i disordini per le strade in ogni angolo di Russia, con manifestanti che chiedevano la liberazione del dissidente Aleksej Navalny, è ora la volta dello scontro diplomatico. Russia contro Unione europea; Stati Uniti contro Russia e Cina. Dopo l’insediamento alla Casa Bianca di Joe Biden il mondo pare piombato di nuovo ai tempi della Guerra Fredda. L’era Trump, in cui Washington chiudeva gli occhi sulle violazioni dei diritti umani, è finita. Le interferenze russe e cinesi nelle elezioni Usa del 2016 e 2020, nelle consultazioni del Vecchio continente dopo il 2014 e i continui attacchi cibernetici da Est avranno una risposta, ha promesso il nuovo presidente statunitense. Sulla difesa dei diritti fondamentali e della democrazia si è schierata anche l’Ue: troppo a lungo si è taciuto con il Cremlino ed adesso è venuto il momento di alzare la voce.

La Russia, si sta prendendo atto anche se lo si sapeva da un pezzo nelle «sale dei bottoni», ha deragliato da quel percorso democratico, iniziato con il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991. La stampa europea è arrivata ad usare in questi giorni il termine «autocrazia». Il ritorno in patria di Aleksej Navalny, dopo il noto avvelenamento estivo in Siberia, è stato un vero electro-shock non solo per la Russia, ma anche per le relazioni internazionali. «È un eroe», ha detto di lui l’ex presidente polacco Lech Walesa, uno che se ne intende di scontri con il potere, di lotte «Davide contro Golia». Un coraggioso, una vittima sacrificale, viene definito il dissidente anti-Putin, che solo così può pensare di risvegliare il suo Paese e portare al «cambiamento di regime», evidenzia lo storico leader di Solidarnosc.

Ciò che colpisce è che, per la prima volta, il Cremlino si trova a rincorrere nella battaglia mediatica. Le sue televisioni non paiono più sufficienti per mantenere il controllo informativo e ubriacare di nazional-patriottismo la gente, sempre più in difficoltà per la crisi economica. In Internet il video di Navalny in cui si mostrano gli eccessi presidenziali ha ottenuto oltre 100 milioni di contatti, suscitando l’indignazione popolare. La sfida è così seria che non si guarda nemmeno più alla forma. L’espulsione dei diplomatici europei e gli scambi dialettici fuori controllo evidenziano che i nervi ormai sono scoperti. Nuove sanzioni dei Ventisette contro la Russia potrebbero fare davvero male. Fino a qualche settimana fa, malgrado la gravissima crisi ucraina del 2014, la linea europea seguita verso Mosca era quella del pragmatismo. Ossia fare finta di niente per salvare il volume degli affari bilaterali, mantenere un certo grado di dipendenza energetica dalla Russia per passare capitali con l’obiettivo della stabilità socio-economica nel gigante slavo, conservarla nella propria orbita per non gettarla definitivamente in quella cinese.

Gli americani, invece, a parte la parentesi Trump, hanno tradizionalmente mostrato i muscoli ai russi, che spesso interpretano l’apertura al dialogo come una debolezza. Al momento gli europei sono nella necessità di cambiare strategia. La scelta è tra un approccio super-pragmatico, quindi chiudere ulteriormente gli occhi sui diritti in nome degli equilibri geostrategici, oppure far valere il proprio peso economico in modo da creare le condizioni, affinché la Russia torni sul percorso democratico scelto dal primo presidente post sovietico, Boris Eltsin. Scorciatoie non ve ne sono e i pericoli sono enormi.

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