Economia / Bergamo Città
Martedì 16 Dicembre 2025
Donne e lavoro, solo il 3% è a.d. «I social veicolano la disparità»
IL FOCUS. La media europea si attesta al 10%. Positivo l’effetto quote rosa. «Se aumentasse l’occupazione femminile, il Pil crescerebbe del 10%».
La parità di genere rappresenta, numeri alla mano, una delle più potenti leve di crescita economica rimaste inespresse nel sistema Paese. È quanto emerso durante la tavola rotonda ospitata da Bergamo Sviluppo, l’azienda speciale della Camera di commercio, intitolata «I risvolti economici della parità di genere». Il quadro macroeconomico tracciato da Annalisa Cristini, docente di Politica economica europea all’Università di Bergamo, restituisce l’immagine di un potenziale inespresso.
Tuttavia, la piramide del potere rimane ripida: le donne che ricoprono il ruolo di a.d. sono meno del 3% (10% la media europea), mentre la presidenza dei board tocca appena il 10%
Sebbene la narrazione comune si concentri spesso sulla disoccupazione, il vero nodo critico italiano risiede nella partecipazione. «Le donne italiane non lavorano meno degli uomini perché non trovano impiego, ma perché partecipano molto meno al mercato del lavoro», ha spiegato Cristini. Secondo le stime della Banca d’Italia citate dalla docente, un allineamento dell’occupazione femminile alla media europea nei prossimi 10 anni comporterebbe «un aumento del Pil di circa il 10%». Un incremento che diverrebbe ancor più significativo in un contesto demografico dove la forza lavoro è destinata a contrarsi di 6 milioni di unità nei prossimi 15 anni. Scendendo dal livello macroeconomico alla realtà d’impresa, l’intervento di Federica Origo, economista del lavoro all’ateneo orobico, ha smontato alcuni pregiudizi diffusi sugli strumenti correttivi, a partire dalle cosiddette «quote rosa». L’Italia, grazie alla legge Golfo-Mosca del 2011, oggi si posiziona tra le nazioni più virtuose per presenza femminile nei consigli di amministrazione delle società quotate, con una quota che tocca il 45%, ben oltre la soglia minima europea del 40% e la media europea del 35,8%. Tuttavia, la piramide del potere rimane ripida: le donne che ricoprono il ruolo di a.d. sono meno del 3% (10% la media europea), mentre la presidenza dei board tocca appena il 10%. «Le nostre stime per l’Italia mostrano che l’introduzione delle quote di genere ha aumentato la produttività del lavoro del 4%», ha sottolineato Origo.
il 37% degli italiani ritiene che le donne esagerino spesso le denunce di molestie sul lavoro
A frenare il cambiamento sono soprattutto resistenze culturali, come evidenziato da Vera Lomazzi, sociologa dell’Università di Bergamo. L’indice sull’uguaglianza di genere (Eige) del 2025 assegna all’Italia un punteggio di 61,9, distante dalla media Ue di 69,3, con il nostro Paese che scivola all’ultimo posto nella specifica dimensione del lavoro. Lomazzi ha illustrato come i progressi normativi e aziendali si scontrino con processi di «resistenza e opposizione», fenomeni che vanno dalla delegittimazione dei ruoli apicali femminili fino a nuove forme di radicalizzazione online. Anche tramite la diffusione di meme, apparentemente divertenti e innocui, ma che contribuiscono a diffondere la cultura della disparità di genere. Un dato invita alla riflessione: il 37% degli italiani ritiene che le donne esagerino spesso le denunce di molestie sul lavoro.
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