
(Foto di Bedolis)
LA DECISIONE. Stop al ritiro nel 70% dei cassonetti fino al 19 ottobre. Meridda: «Si usa poco» . Dieci operatori in cassa integrazione. Don Trussardi (Caritas): «Donare resta importante».
Uno stop parziale, e con diverse incognite anche sul futuro. Fino al 19 ottobre la cooperativa Ruah sospenderà la raccolta degli indumenti usati e dei rifiuti tessili nel 70% dei circa 300 cassonetti in cui opera nella Bergamasca. Sono quelli contraddistinti dal marchio «Dona Valore», storici punti di riferimento che oggi attraversano però parecchie difficoltà economiche e normative.
Da cosa deriva la decisione? I vestiti lì conferiti hanno sostanzialmente una triplice destinazione: una parte può avere nuova vita tramite le realtà solidali che li distribuiscono agli indigenti, una quota è riciclata come materia prima, infine le rimanenze finiscono smaltite come rifiuti. Una serie di fattori rendono tuttavia il servizio non più sostenibile: la frazione non idonea al riutilizzo, spiegano dalla Ruah, supera spesso il 50% del totale (e lo smaltimento ha «costi elevatissimi e impianti insufficienti», e a ciò si aggiunge la «saturazione degli stoccaggi»), anche perché la qualità degli abiti in tempi di «fast fashion» è sempre più bassa, mentre le crisi geopolitiche e l’aumento delle spese di trasporto frenano la donazione all’estero; inoltre, il valore della «merce» ancora impiegabile è crollato fino al -70% rispetto al pre-Covid.
Con una sintesi, quella tracciata da Daniela Meridda, presidente della cooperativa Ruah, «i costi della raccolta non vengono più coperti dai ricavi: si ritira tanto ma si può utilizzare poco». Le implicazioni però non sono solo economiche, ma anche sociali, etiche e ambientali. «La nostra è una cooperativa sociale che da più di vent’anni costruisce lavoro vero per persone in difficoltà, grazie a una filiera etica, legale e tracciata», rimarca Meridda: in queste attività sono occupate persone che hanno trovato un’occasione di riscatto, e il «congelamento» del servizio ha comportato anche la richiesta di cassa integrazione per una decina di operatori. L’attivazione dell’ammortizzatore sociale, secondo Ruah, ha «l’obiettivo di salvaguardare i posti di lavoro e ridurre l’impatto sociale della crisi».
Come se ne esce? La Ruah chiede uno sforzo anche ai Comuni, visto che senza la raccolta solidale gli abiti verrebbero accomunati ai rifiuti «classici», dunque con degli oneri per lo smaltimento in capo agli enti locali. «Dal 1° gennaio 2022 – ricorda Ammar Shawesh, direttore di Triciclo Bergamo, realtà inserita nella filiera del riuso di Ruah - le disposizioni nazionali prevedono la raccolta differenziata dei rifiuti tessili. I comuni, già impegnati nell’organizzazione di questo servizio, non possono però essere lasciati soli: diventa essenziale costruire insieme risposte concrete che ne garantiscano la continuità e che salvaguardino i benefici ambientali, sociali e occupazionali».
I cassonetti «Dona Valore» vedono anche la collaborazione della Caritas: «A fine anno il nostro ruolo si concluderà – precisa don Roberto Trussardi, direttore della Caritas Diocesana -, in linea con scelte prese anche a livello nazionale. Quello della raccolta è un lavoro rilevante, in atto da oltre vent’anni, ma oggi la normativa si è fatta molto complessa. Resta però immutata l’importanza di donare indumenti a fini solidali».
Ruah «invita la cittadinanza a non depositare sacchi o materiali all’esterno dei contenitori, per evitare degrado e costi aggiuntivi per la collettività»: i capi in buono stato possono essere consegnati direttamente all’impianto di Triciclo Bergamo
Proprio questa settimana, il Comune di Bergamo è intervenuto sul tema: «Abbiamo appena definito una determina che affida il trattamento della questione ad Aprica, in particolare per lo smaltimento di quanto non viene raccolto – spiega Oriana Ruzzini, assessore all’Ambiente -. Il settore sarà specificamente regolamentato anche all’interno del nuovo bando per l’affidamento della gestione dei rifiuti». In questa fase, intanto, Ruah «invita la cittadinanza a non depositare sacchi o materiali all’esterno dei contenitori, per evitare degrado e costi aggiuntivi per la collettività»: i capi in buono stato possono essere consegnati direttamente all’impianto di Triciclo Bergamo, in via Cavalieri di Vittorio Veneto 14, aperto dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18; è possibile anche per le aziende, su prenotazione.
«Quello della raccolta è un lavoro rilevante, in atto da oltre vent’anni, ma oggi la normativa si è fatta molto complessa. Resta però immutata l’importanza di donare indumenti a fini solidali»
Vicinanza a Ruah la esprime Lucio Moioli, presidente di Confcooperative Bergamo: «Il problema del riuso nel settore tessile è tra quelli più rilevanti sotto il profilo ambientale e si colloca in un intreccio di responsabilità che vanno dai comportamenti individuali a quelli collettivi. Ci associamo alla richiesta che gli enti pubblici affrontino il tema con strumenti in parte nuovi, in grado di sostenere politiche di economia circolare quanto mai urgenti e che il mondo del privato for profit agisca in coerenza autentica con quella responsabilità sociale di impresa così spesso affermata».
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