Nelle coop sempre più donne, ma pesa il part-time volontario

LO SCENARIO. Dal 2018 le addette sono passate dal 65,5% al 71% del totale. «Il tempo di lavoro ridotto ha effetti sullo stipendio e sulla pensione futura».

Le imprese cooperative bergamasche assumono sempre più donne. Tra il 2018 e il 2024, infatti, le addette sono passate dal 65,5% al 71% del totale, mostrando, anche nei numeri, come i valori della cooperazione siano particolarmente affini all’universo femminile.

Alle lavoratrici bergamasche Confcooperative Bergamo ha voluto dedicare i il seminario «Trame Cooperative», realizzato in collaborazione con Csa Coesi e sostenuto dalla Camera di Commercio, nell’ambito delle celebrazioni per gli 80 anni dell’organizzazione. Per l’occasione è stata presentata «Vita. Lavoro. Libertà», analisi del lavoro femminile nel sistema cooperativo bergamasco che ha preso in esame sette anni di attività di circa 130 cooperative.

Ciò che emerge è un sistema virtuoso che, però, paga ancora pregiudizi culturali difficili da scalfire. Se in questi anni, infatti, la presenza femminile è cresciuta costantemente, lo ha fatto soprattutto attraverso contratti part-time: ne usufruiscono l’84% delle cooperanti che decidono di restare al lavoro dopo i 45 anni, mentre il 50% delle bergamasche tra i 16 e gli 89 anni lascia il lavoro prima di festeggiare questo compleanno.

Conciliazione tempi vita-lavoro

I problemi della conciliazione vita - lavoro non si vedono solo nelle tipologie di contratto. A livello di reddito, su una scala di stipendi che va da 1 a 10, le retribuzioni femminili oscillano fra il 4 e il 7, un dato positivo visto che esclude i redditi più bassi, ma che evidenzia come le professioniste raggiungano con difficoltà gli stipendi più alti. E ancora, a parità di età, livello di istruzione, anzianità lavorativa, qualifica, ore di lavoro, lo stipendio di un uomo e una donna nelle cooperative bergamasche è effettivamente paritario, ma nel concreto una donna tende a lavorare circa l’11% di tempo in meno, proprio sacrificandosi in quelle operazioni di cura della casa, della famiglia e degli anziani; una perdita di tempo-lavoro che si traduce in quasi 2 mila euro in meno all’anno.

Annalisa Cristini e Mara Grasseni, del Centro sulle dinamiche economiche, sociali e della cooperazione dell’UniBg che hanno condotto la ricerca sottolineano: «Una riduzione dei tempi di lavoro superiore al 10% in cinque anni si osserva anche come conseguenza della richiesta di congedo parentale e delinea un’evidente “child penalty” che, di nuovo, grava sulle sole donne le cui richieste di congedo parentale costituiscono il 95% del totale. Riduzioni nei tempi di lavoro hanno effetti negativi sul reddito presente, sulle pensioni future e sulle carriere lavorative e per questo i contratti part time, da soli, non costituiscono una soluzione al problema della conciliazione vita-lavoro». «Il lavoro da fare per un pieno raggiungimento delle pari opportunità di genere o per combattere il rischio di contratti di lavoro part time involontari non manca - aggiunge Lucio Moioli, presidente di Confcooperative Bergamo, - ma la cooperazione dimostra che sa muoversi con efficacia nella giusta direzione».

La platea ha potuto ascoltare anche la voce di Simel Esim, economista turco americana, dal 2012 responsabile dell’Unità cooperazione presso l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, che ha spiegato: «Condizioni migliori per le donne implicano un Paese più stabile e forte anche nei momenti di crisi - e rispetto ai ruoli apicali, ha aggiunto - le cooperative di Bergamo, con il 41% delle posizioni nei Consigli di amministrazione occupate da donne, offrono un prezioso contrappunto ad una situazione generale di scarsa rappresentatività delle donne nella leadership, ma rimangono da affrontare sfide importanti che richiedono un’azione istituzionale».

La mattinata si è conclusa con il dibattito «Il percorso verso un’autentica parità di opportunità» che ha coinvolto Maria Paola Esposito, segretario generale della Camera di Commercio ; Francesco Corna, segretario generale della Cisl di Bergamo; Giorgia Gandossi, consigliera della Provincia di Bergamo e Rosangela Donzelli della Commissione dirigenti cooperatrici di Confcooperative Lombardia, che ha detto: «Il desiderio femminile di realizzarsi nella carriera non è sufficiente per incidere in un sistema che non ci premia, servono buone prassi ed autoregolandosi per sostenersi nella leadership anche attraverso protocolli che definiscano quote rosa nei ruoli di comando».

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