
Cronaca / Bergamo Città
Domenica 31 Agosto 2025
Truffe telefoniche in crescita: «Occhio ai numeri clonati»
SICUREZZA. Centinaia di chiamate ogni giorno. «Mai fornire i dati personali» E anche l’Inps lancia l’allarme: sms o e-mail che sembrano inviate dall’ente.
Come tecnicamente sia possibile, ancora non è stato chiarito. Probabilmente si tratta di «ponti» telefonici, con chiamate orchestrate da hacker che vivono all’estero. Fatto sta che sta capitando sempre più di frequente che tanti bergamaschi rischino di cadere vittime di truffe telefoniche – e qualcuno purtroppo ci è anche cascato, perdendo migliaia di euro – perché convinti di trovarsi a interloquire davvero con le forze dell’ordine o con il proprio istituto di credito.
Il fatto è che i truffatori sono sempre più organizzati anche dal punto di vista tecnico e riescono a far apparire sul display di chi riceve la telefonata truffaldina il vero numero della questura di Bergamo, del comando provinciale dei carabinieri oppure della propria banca
Il fatto è che i truffatori sono sempre più organizzati anche dal punto di vista tecnico e riescono a far apparire sul display di chi riceve la telefonata truffaldina il vero numero della questura di Bergamo, del comando provinciale dei carabinieri oppure della propria banca. Così, vedendo che il prefisso e il numero sono comunque «nostrani» e senza sapere che sono invece clonati, la potenziale vittima tende a fidarsi e a cascare nel tranello. Le prime telefonate – chiamate di «abbocco» – sono spesso automatiche e si stima siano diverse centinaia ogni giorno. La maggior parte, per fortuna, cade nel vuoto, come ben sa la polizia postale.
Qualcuno che, invece, ci crede e appunto abbocca all’inganno purtroppo si registra. E non tutti, fanno sapere le forze dell’ordine, poi denunciano. In primis perché, una volta compreso il raggiro, molti – soprattutto anziani – si vergognano di esserci cascati. E poi perché in tanti temono che non rivedranno mai più la cifra persa.
I casi
Che in tanti casi è consistente: come i 12.800 euro che una cinquantottenne dell’Isola aveva spedito l’8 agosto scorso, tramite due bonifici istantanei, alle Canarie, pensando di collaborare a una fantomatica indagine della questura nei confronti della sua banca, colpevole - ma era tutto falso - di sottrarre denaro dai conti dei propri correntisti e con la minaccia di finire, qualora non avesse assecondato le richieste, a sua volta indagata. Invece a sottrarre - per davvero - il denaro al conto della vittima sono stati gli organizzati truffatori, che prima le avevano inviato un sms nel quale sembrava che lei avesse autorizzato un bonifico di 5.800 euro.
Neppure di fronte all’evidenza l’uomo si era reso conto del raggiro: soltanto quando la vera polizia era arrivata in banca e gli aveva spiegato che nessuno delle forze dell’ordine aveva in corso un’indagine sulla sua banca, ci aveva creduto.
Lo stesso era capitato, per citare un altro caso, a un pensionato di Bergamo che era stato addirittura tenuto al telefono dal truffatore – un finto maresciallo dei carabinieri - e «accompagnato» in banca a effettuare un bonifico, salvo poi essere per fortuna fermato, in quel caso, dall’impiegato che si era insospettito. Neppure di fronte all’evidenza l’uomo si era reso conto del raggiro: soltanto quando la vera polizia era arrivata in banca e gli aveva spiegato che nessuno delle forze dell’ordine aveva in corso un’indagine sulla sua banca, ci aveva creduto.
Gli autori
E non è neppure vero che gli autori di questi raggiri la fanno sempre franca. L’anno scorso la polizia locale del distretto Bassa bergamasca era risalita a un trentenne di Salerno che era riuscito – con la stessa tecnica già raccontata – a farsi fare un bonifico 490 euro da una donna di Seriate, salvo poi chiederle ulteriori 900 euro. Dietro queste truffa ci sono bande ben organizzate, formate solitamente da almeno un esperto informatico, da una «mente» e dalla manovalanza che si occupa di cercare le potenziali vittime. Poi ci sono gli «attori», che si fingono – spesso sembrando veri attori – appartenenti alle forze dell’ordine.
I consigli
L’indicazione delle forze dell’ordine, in primis della polizia postale che indaga quotidianamente su questi casi, è chiara: «Queste chiamate non vanno mai assecondate, perché le forze dell’ordine non informano mai telefonicamente di una indagine in corso, né chiedono denaro o di effettuare dei bonifici». Piuttosto che rischiare, anche di fronte a numeri che sembrano affidabili, l’invito è quello di rifiutare ogni richiesta, chiudere la chiamata e poi telefonare ai «veri» carabinieri e polizia per avvisare di quello che stava accadendo. Sul tema dei rischi delle truffe telefoniche sono ormai anche le stesse banche a mettere sul chi va là i propri clienti. Così pure l’Inps, che in una recente nota ai propri utenti ha scritto: «Ti informiamo che stanno aumentando le truffe online che usano il nome dell’Inps per rubare dati personali e finanziari. Queste truffe avvengono principalmente attraverso sms o e-mail false (chiamate phishing o smishing), che sembrano inviate dall’Inps. Questi messaggi invitano a cliccare su link non ufficiali per verificare, confermare o integrare i propri dati per continuare a percepire prestazioni Inps, ottenere presunti rimborsi o altre motivazioni simili. Non farlo. È una trappola per rubare le tue informazioni personali». Inps mette gli utenti di fronte ai rischi concreti: chi entra in possesso dei dati personali può «richiedere prestiti a tuo nome; aprire conti correnti fraudolenti; dirottare i pagamenti delle tue prestazioni; attivare, a tua insaputa, credenziali spid a tuo nome; accedere ai servizi della pubblica amministrazione fingendo di essere te».
L’invito è infine quello – valido non solo nel caso dell’ente di previdenza sociale, ma sempre in generale – di accertarsi dell’indirizzo internet cui si viene eventualmente dirottati: è fondamentale che sia un sito istituzionale e che contenga il nome dell’ente. Altrimenti è verosimilmente una truffa.
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