Borghi da salvare, l’Europa guarda
alla Val di Scalve

IL PROGETTO. Esperti in architettura ed economia sociale studiano luoghi in abbandono per farli rinascere. Missione che ha già interessato Spagna e Slovenia.

Rigenerare luoghi abbandonati, trasformarli in «culle» di nuove iniziative imprenditoriali o sociali. Per contrastare lo spopolamento e incentivare la coesione sociale, la resilienza, lo sviluppo. Con questi obiettivi, è giunta martedì 11 novembre a Bergamo una missione europea. Obiettivo, la Val di Scalve.

I luoghi individuati

Una quarantina tra esperti di architettura, urbanistica ed economia sociale si dirigerà, venerdì 14 novembre, verso Schilpario, Azzone, Colere, Vilminore, per studiare da vicino luoghi (per ora) perduti ma che si conta di poter recuperare. Luoghi già mappati, peraltro, in una precedente missione dello scorso aprile: sotto la guida della Provincia e dell’Università di Bergamo ne sono stati individuati una trentina, «per il 25% in buone condizioni, per il 40% da ristrutturare a fondo, per il 35% in rovina» come recita il rapporto stilato dall’associazione di imprese Le2c, uno dei nove «cluster» tecnologici riconosciuti dalla Regione Lombardia e che ha scritto il progetto. Cinque tra edifici e luoghi, in particolare, sono stati ritenuti di forte interesse strategico, in grado di offrire buone prospettive di sviluppo: l’antico ospedale, l’ex scuola elementare e la Casa Bonaldi Grassi a Schilpario, la medievale Casa sulla Roccia ad Azzone, l’antico tratto pedonale della Via Mala e la Contrada De Signo a Nona di Scalve.

La missione Space-Nest

La missione si chiama Space-Nest (acronimo di Sustainable path advancing community empowerment – New european Bauhaus for social economy and transforming living) e si dirige nelle zone montane della Bergamasca dopo aver toccato Malaga, in Spagna, e la Slovenia, Paesi da cui provengono molti membri del gruppo.

«Abbiamo evidenziato il problema dello spopolamento e degli edifici dismessi, da ripensare sotto il profilo funzionale e progettuale»

Il progetto, spiega Gloria Cornolti, che con Chiara Tisat guida l’ufficio di via Tasso preposto allo Sviluppo territoriale e all’Europa, «è ancora in una fase istruttoria, preliminare. L’obiettivo, ora, è di cominciare a stimolare idee concrete che germoglieranno più avanti e che porteremo a convegno nel settembre 2026». Il criterio di fondo è quello di sollecitare il territorio «dal basso»: perché i finanziamenti, quando e se arriveranno (Space-Nest è un progetto europeo finanziato dal programma Cosme, ma i fondi attesi giungeranno soprattutto da bandi della Regione o da fondazioni), «non dovranno piovere dall’alto – dice ancora Cornolti – ma giungere su un terreno già pronto ad accogliere realizzazioni concrete».

Workshop di co-creazione

Quali idee si possono immaginare? Il gruppo, prima di raggiungere la Val di Scalve giovedì 13 novembre, farà mercoledì 12 un passaggio a studiare le «buone pratiche» che in questi anni, sotto il profilo dell’offerta turistica e di iniziative agroturistiche o sociali hanno rivitalizzato Dossena e dintorni (con la coop I Raìs), Valpiana (con la cooperativa Contatto & La bonne semence), Oltressenda Alta (Contrada Bricconi). Poi, appunto, il «clou» scalvino. Sarà, nelle intenzioni, un workshop di co-creazione.

Al centro lo spopolamento

Al tavolo, assieme agli esperti europei, siederanno i portatori di interessi locali, quali cooperative di consumo e produzione, aziende di servizi attive nel turismo o nel commercio, associazioni culturali, oltre ai Comuni e alla Comunità montana.

«Da mille a 370 residenti»

Davide Tontini, presidente del Parco delle Orobie e vicesindaco di Azzone, dice di aspettarsi molto: «Abbiamo evidenziato – dice – il problema dello spopolamento e degli edifici dismessi, da ripensare sotto il profilo funzionale e progettuale. Il nostro Comune è passato da mille a 370 residenti negli ultimi decenni». Un problema che del resto riguarda tutto il territorio circostante: la Val di Scalve, secondo i dati Istat, è passata dai 4.255 residenti del 2015 ai 3.992 del gennaio scorso (-6,3%).

Il focus locale, continua Tontini, sarà in particolare «sulla piazza di Dezzo, un caso di studio per noi, dove i tre quarti delle case sono disabitate e il quadro è desolante. Le visite che proponiamo saranno alla medievale Casa sulla Roccia e alla Casa Santi, che un nostro concittadino ha lasciato alla Fondazione Angelo Mai, un omonimo del famoso cardinale, e che la stessa fondazione alienerà a sua volta». Che farne? La Casa sulla Roccia è di un privato, ma la sua acquisizione da parte del Comune è già stata programmata.

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