«Carcere, un malessere che cresce nel silenzio. Ora servono risposte»

IL CASO. Gesto estremo di un detenuto. Altri quattro tentativi da inizio anno. I cappellani: «Fragilità in aumento, ma a livello nazionale poca attenzione».

Dentro il carcere, superati i pesanti portoni dei corridoi, il trambusto e il silenzio s’alternano scandendo il tempo della pena. Accanto al vociare di reclusi e operatori e alle tensioni che periodicamente infiammano la convivenza penitenziaria, si scorge però anche un’assenza di rumore che inquieta. Succede quando la solitudine e la disperazione vincono sulla vita, portando a scegliere per se stessi la condanna più forte.

A metà giugno, nella casa circondariale di Bergamo un detenuto ha compiuto un gesto estremo nella propria cella, spegnendosi poi in ospedale dopo alcuni giorni di Terapia intensiva. Aveva 32 anni, era pachistano; la sua vita difficile e da senza fissa dimora, stando a quanto riportato nei documenti, lo aveva portato in carcere per un furto, con una pena definitiva che avrebbe finito d’espiare ad aprile del 2026.

Il rapporto del Garante

C’è una tragica contabilità umana impressa nell’ultima relazione periodica del Garante nazionale dei detenuti, redatta sulla base dei dati ufficiali del ministero della Giustizia e da cui è emersa anche la vicenda bergamasca. Dal 1° gennaio al 7 luglio, nelle carceri italiane si sono tolti la vita 37 detenuti; sono storie trasversali socialmente – uomini e donne, italiani e stranieri, condannati definitivi o in attesa di giudizio, ergastolani o a pochi mesi dalla scarcerazione – e che descrivono nella maniera più plastica uno sprofondo esistenziale diffuso. Perché, si legge sempre in quel dossier, questa sembra solo la punta dell’iceberg di una criticità che potrebbe avere contorni addirittura più estesi: a Bergamo, ad esempio, sempre da inizio anno sono stati censiti 4 tentati suicidi e 15 casi di autolesionismo, insieme a 55 «manifestazioni di protesta individuale» come gli scioperi della fame o della sete. «Il suicidio di una persona sottoposta a privazione della libertà personale – è la premessa incisa nel report, prima della fredda analisi dei numeri – è per definizione l’evento critico che esercita il maggiore impatto emotivo, che coinvolge maggiormente gli operatori chiamati ad intervenire, sotto il profilo operativo, ma anche sotto il profilo umano ed etico». La Lombardia, con 7 suicidi in sei mesi, è la regione più toccata dal fenomeno nella prima parte del 2025.

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