Condannato il finto perito e in aula, tra il pubblico, spunta un caso «gemello»

TRUFFE AGLI ANZIANI . Quattro anni e 4 mesi per furto pluriaggravato per un colpo di fine settembre. Tra il pubblico un’altra donna derubata.

Una telefonata, la voce rassicurante di un presunto carabiniere e la trappola che si chiude su un’anziana di 80 anni. È iniziata così, lo scorso 29 settembre , la vicenda che ha portato all’arresto un 36enne napoletano , condannato mercoledì 29 ottobre dal giudice Donatella Nava a quattro anni e quattro mesi di reclusione e a 2.400 euro di multa per furto pluriaggravato.

Il racconto della truffa

Tutto è cominciato quando la donna ha ricevuto una chiamata da un falso militare dell’Arma. L’uomo le ha spiegato che l’auto del marito era stata vista nei pressi di una gioielleria oggetto di un furto e che, per accertamenti, un perito avrebbe dovuto visionare i preziosi custoditi in casa. Poco dopo si è presentato alla porta il sedicente «perito Filipponi», che, approfittando di un momento di distrazione dell’anziana - impegnata ad accudire il marito malato - ha portato via gioielli e 560 euro in contanti, per poi dileguarsi dall’abitazione in via Da Rosciate, in città.

La fuga e l’arresto

La fuga, tuttavia, è durata poco. Gli agenti della Questura, che avevano notato l’uomo dirigersi verso la stazione, lo hanno fermato e sottoposto a controllo mentre stava per salire su un treno per Milano. Addosso aveva la refurtiva. Nel frattempo, la vittima, resasi conto del furto, aveva allertato i carabinieri.

Il giorno successivo, il giudice Donatella Nava ha convalidato l’arresto, disponendo la custodia cautelare in carcere. Attualmente ai domiciliari, S.A. è stato processato con rito abbreviato, ottenendo così lo sconto di pena previsto, ma la condanna è risultata più severa rispetto a quanto richiesto dall’accusa (quattro anni e 1.000 euro di multa).

«Ho letto la notizia su L’Eco, era come la mia storia»

Durante l’udienza, l’imputato non era presente in aula. Tra il pubblico, però, c’era un’altra anziana donna, accompagnata dalla sorella. Non la vittima del 29 settembre, ma una seconda donna raggirata con un metodo identico appena quindici giorni prima.

«Ho letto su L’Eco di Bergamo la notizia del furto – ha raccontato dopo il processo – e mi sembrava di leggere la mia storia». Anche lei era stata contattata da un finto carabiniere che le aveva parlato di una rapina in gioielleria e dell’auto del marito vista nei pressi del luogo del delitto. L’uomo era stato invitato a presentarsi alla caserma di via delle Valli, alla donna veniva annunciata la visita di un perito per verificare i gioielli. Il sedicente perito si era presentato a casa e, guadagnandosi la fiducia dell’anziana, aveva portato via tutti i preziosi, per un valore stimato di circa 10mila euro. Un complice, nel frattempo, tratteneva al telefono il marito, fingendo di essere un collega dell’Arma. La donna è arrivata in tribunale sperando di riconoscere il ladro.

Le indagini proseguono per verificare se dietro ai due episodi si nasconda una stessa banda specializzata nei raggiri agli anziani, un fenomeno purtroppo sempre più diffuso e subdolo, che sfrutta la fiducia e la vulnerabilità delle vittime.

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