Covid in Lombardia, Bertolaso: «Zero pazienti in terapia intensiva: la prima volta dall’inizio della pandemia»

Coronavirus. A comunicarlo venerdì 17 marzo in una nota è l’assessore al Welfare regionale. «Una notizia importante che aspettavamo da tre anni».

«Nel giorno che precede la Giornata per la commemorazione delle vittime del Covid, dagli ospedali della Lombardia giunge una splendida notizia: per la prima volta, dal 20 febbraio 2020, oggi venerdì 17 marzo, nessun letto di terapia intensiva risulta occupato da pazienti che hanno contratto il virus»: lo comunica in una nota l’assessore al Welfare di Regione Lombardia, Guido Bertolaso.

«Un risultato che tre anni fa (il 17 marzo del 2020), quando i ricoverati in terapia intensiva erano 879 e quelli nei reparti ordinari 6.953 (oggi 189), sembrava impossibile da raggiungere».

Già la settimana scorsa il numero dei ricoverati nelle terapie intensive lombarde aveva raggiunto quota tre – anche in quel caso non era mai successo dall’inizio della pandemia – e nell’aggiornamento di venerdì 17 marzo il dato ha toccato quota zero. Sono numeri che per loro natura possono cambiare di ora in ora, ma l’aver toccato lo zero per la prima volta in tre anni è un segnale positivo. «Si tratta di una notizia importante – sottolinea l’assessore – che attendevamo da tre anni. È sicuramente merito della campagna vaccinale, che ci ha permesso di tornare alla vita, ma anche il segno che sono migliorate anche le cure contro questo maledetto virus, che consentono di evitare che i pazienti colpiti finiscano in terapia intensiva».

«Un risultato - aggiunge Bertolaso - che tre anni fa (il 17 marzo del 2020), quando i ricoverati in terapia intensiva erano 879 e quelli nei reparti ordinari 6.953 (oggi 189), sembrava impossibile da raggiungere».

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«Da parte del presidente Fontana e mia, a nome di tutti i lombardi – conclude l’assessore – un ringraziamento a tutti coloro, medici, infermieri, operatori sanitari, che hanno lavorato nel reparto più “impegnativo” della Terapia intensiva, facendo il possibile per salvare vite e prestando l’ultimo conforto a chi non ce l’avrebbe fatta».

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