Droga, 7.000 in cura ai Serd. E cresce l’uso improprio di farmaci tra i più giovani

DIPENDENZE. Boom di sostanze sintetiche, è allarme ansiolitici e oppioidi tra i ragazzi. Riglietta, direttore del Serd dell’Asst Papa Giovanni: «Ma c’è un’ampia quota che non si intercetta».

In fondo, la metafora è quella del «mercato». Ci sono prodotti che resistono al tempo e che mantengono una quota ampia, poi, periodicamente e secondo un rinnovamento costante, se ne affacciano di nuovi, capaci di attrarre soprattutto i più giovani. Quello della droga, però, è un business criminale (sul lato della vendita) e pericoloso (sul lato del consumo), e soprattutto difficile da scalfire.

La stima, in Bergamasca, è che siano in cura per una dipendenza patologica circa 7.000 persone sommando i Serd (i servizi per le dipendenze gestiti dalle Asst, gli ospedali pubblici) e gli Smi (i servizi multidisciplinari integrati, che sono in capo al privato sociale), la gran parte per droga, a cui si affianca però un’ampia cifra oscura rappresentata da chi non viene intercettato dal sistema socio-sanitario.

La fotografia

I riflettori oggi si accendono ancor di più, alimentati dalla Giornata internazionale contro la droga. Per chi opera sul campo, però, la sfida è quotidiana: «Il trend presenta oscillazioni minimali – riflette Marco Riglietta, direttore del Serd dell’Asst Papa Giovanni, dove nel 2024 sono state prese in carico complessivamente 4.330 persone per tutte le dipendenze -, legate anche al fatto che rimane una quota di persone che non si riesce a raggiungere».

La fotografia più ampia restituisce un quadro di partenza consolidato: «Un terzo degli utenti è dipendente da cocaina, un terzo da oppiacei – prosegue Riglietta -. Poi su numeri più piccoli abbiamo altre droghe, come la cannabis, ma anche meno note: cominciamo a vedere qualche paziente dipendente da nuove sostanze, il mefedrone (un catinone sintetico, ndr), i cannabinoidi sintetici, la ketamina. Sono cifre più basse, ma con un’incidenza più elevata tra i giovani: se parliamo di ketamina, ad esempio, gli utenti hanno dai 30 anni in giù».

Diversificazione del mercato

Riprendendo l’immagine del mercato, oggi «assistiamo a una diversificazione, con l’emersione frequente di sostanze nuove – concorda Maurizio Campana, direttore del SerD dell’Asst Bergamo Est -. A volte, addirittura, queste sostanze sono difficilmente identificabili per i laboratori: capita per esempio di incontrare pazienti di nazionalità straniera che hanno assunto sostanze nuove nel proprio Paese d’origine, poco note ai test tossicologici più in uso. Se la cocaina resta la sostanza più utilizzata, tra i giovani aumenta la diffusione dei catinoni sintetici, la cui modalità di assunzione è quella del fumo, con un assorbimento molto forte». Forte come gli effetti: «A volte questi pazienti sono molto compromessi, molto intossicati – prosegue Campana -, tant’è che il primo contatto con i servizi per le dipendenze avviene dopo il ricovero in Psichiatria, non con l’accesso diretto al Serd. Un altro fenomeno ricorrente in costante crescita è quello delle droghe psicoattive che sviluppano poi una dipendenza».

Quella delle dipendenze, tra l’altro, è una piaga che non affligge solo il singolo paziente: è un dramma sociale che compromette la vita familiare, intacca gli affetti, mina la stabilità economica e sociale. «È fondamentale – commenta Luca Moltrasio, direttore del Dipartimento Salute mentale e Dipendenze dell’Asst Bergamo Ovest – non trascurare coloro che si trovano nel pieno della tempesta delle dipendenze, ma allo stesso tempo e in particolare i familiari, spesso esposti in prima persona alle conseguenze emotive, relazionali e pratiche che tale condizione comporta. Offrire loro un’ulteriore occasione di accoglienza e attenzione rappresenta per noi un atto di cura e responsabilità».

«A volte questi pazienti sono molto compromessi, molto intossicati – prosegue Campana -, tant’è che il primo contatto con i servizi per le dipendenze avviene dopo il ricovero in Psichiatria, non con l’accesso diretto al Serd»

Farmaci come droga

Fra gli utenti più giovani del Serd, c’è anche il problema dei farmaci, soprattutto per quanto riguarda molecole più facilmente reperibili, come gli psicofarmaci, perché magari li usano dei parenti e se ne appropriano

Cocaina, eroina, hashish, ketamina. Ma anche alcuni farmaci, ormai, stanno diventando a tutti gli effetti delle droghe, attraverso un uso improprio ormai ampiamente diffuso. «Abbiamo una quota di pazienti che arriva specificamente per problemi legati ai farmaci – conferma Riancora glietta -. I casi tipici sono due: le benzodiazepine, cioè ansiolitici ipnotici, e gli oppioidi prescritti. Fra gli utenti più giovani del Serd, c’è anche il problema dei farmaci, soprattutto per quanto riguarda molecole più facilmente reperibili, come gli psicofarmaci, perché magari li usano dei parenti e se ne appropriano».

Quanto agli oppioidi, nella popolazione giovanile «l’ossicodone sta girando in quantità rilevanti», aggiunge Campana, citando un medicinale che sempre più spesso fa capolino anche nelle pagine della cronaca, perché acquistato illegalmente (magari tramite ricette contraffatte o importato via web dall’estero) e spacciato anche nelle strade come una droga «classica».

Abuso di psicofarmaci

Gli effetti dell’abuso di psicofarmaci sono noti e diventano manifesti specie nei luoghi dove il disagio è più profondo: «Tra i giovani adulti in carcere – nota Riglietta, sulla base dell’esperienza del Serd che il “Papa Giovanni” gestisce nella casa circondariale di via Gleno – è diffuso l’utilizzo del pregabalin (il principio attivo del Lyrica, ndr), che a dosaggi molto elevati ha un effetto simile alla cocaina, con un impatto pesante».

Occorre stare nei contesti giovanili per capire ciò che accade, certo, ma la partita più difficile si gioca altrove: è necessario essere perennemente aggiornati su quello che succede nei social media, dove circolano le informazioni, e lavorare partendo da quello

La velocità dei cambiamenti è impressionante, e per questo «serve cambiare la logica degli interventi – conclude Riglietta –. Occorre stare nei contesti giovanili per capire ciò che accade, certo, ma la partita più difficile si gioca altrove: è necessario essere perennemente aggiornati su quello che succede nei social media, dove circolano le informazioni, e lavorare partendo da quello. Avremmo bisogno che fossero proprio i ragazzi più giovani a raccontarci quello che accade».

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