I carabinieri di Bergamo: «Ogni giorno dieci donne ci chiedono aiuto»

I NUMERI. Oltre 3.600 i casi al vaglio dell’Arma all’anno: in ogni compagnia un referente appositamente formato. Nell’ultimo mese 170 denunciati. Il colonnello: «Nessuno si volti dall’altra parte».

Dieci in media ogni giorno. Vale a dire circa 3.600 in un anno. È il numero – davvero consistente – delle donne vittime di violenza che il comando provinciale dell’Arma dei carabinieri esamina nell’attività quotidiana di stazioni, tenenze e compagnie, con l’obiettivo di valutare l’adozione di eventuali misure di aiuto nei loro confronti e per poi portare le loro situazioni all’attenzione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, l’organismo presieduto dal prefetto Luca Rotondi e che può definire interventi mirati di protezione.

«L’invito che rivolgiamo alle donne come Arma è quello di prenderci come punto di riferimento»

Il dato è stato diffuso in occasione della «Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne». Occasione che è culminata, il 24 e il 25 novembre, con l’illuminazione di colore arancione di edifici e monumenti come simbolo della lotta alla violenza. Un’iniziativa voluta dall’Onu e supportata dal Soroptimist e che in città ha visto l’accensione di Porta San Giacomo, della Torre 1 dell’ospedale Papa Giovanni XXIII, del supermercato Conad di via Carducci, della questura oltre appunto anche alla sede del comando provinciale dei carabinieri, in via delle Valli. «L’invito che rivolgiamo alle donne come Arma è quello di prenderci come punto di riferimento, di venire a parlare con noi anche solo per evidenziare un sospetto, una problematica – spiega il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Salvatore Sauco –. Un appello che rivolgo non solo alle potenziali vittime di violenza, ma in generale a tutti i cittadini, perché nessuno si volti dall’altra parte e, in casi di sospetta violenza, nessuno si faccia i fatti propri. È dunque sempre bene che qualcosa ci arrivi all’orecchio come carabinieri: poi saremo noi ad andare ad approfondire e a capire se la segnalazione era fondata o meno».

Un referente in ogni compagnia

In ciascuna delle quattro compagnie bergamasche dell’Arma è presente un militare referente e appositamente formato, che funge da punto di riferimento per i colleghi di fronte a casi di violenza di genere: per Bergamo il luogotenente Vladimiro Tasso, che è anche referente provinciale per la violenza di genere delle rete nazionale, per Treviglio il maresciallo Marcella Villa, per Clusone il maresciallo capo Enrico Maria Falcone, per Zogno il vice brigadiere Maria Cristina Fuoco. Villa e Fuoco sono tra l’altro laureate in psicologia e stanno svolgendo un master in criminologia: spesso infatti all’impegno lavorativo si aggiunge la passione per un determinato tema. Che, a volte, coinvolge l’intera famiglia: anche la moglie di Falcone è carabiniere e lavora nella polizia giudiziaria della Procura, occupandosi di violenza di genere. «Qui al comando provinciale e alla compagnia di Treviglio è presente anche la “Stanza tutta per sé”, un luogo molto confortevole e dove le donne possono incontrare il nostro personale, formato appositamente fin da chi accoglie le persone che arrivano nelle caserme», prosegue il comandante provinciale Sauco. Aggiunge il luogotenente Tasso: «I maltrattamenti in famiglia sono i casi più numerosi nella Bergamasca e quello su cui maggiormente si sta lavorando è la presa di consapevolezza della vittima: ci sono capitati casi in cui sono stati necessari tra i tre e i sette anni per denunciare la violenza».

E i dati dell’ultimo mese dell’attività dei carabinieri nella Bergamasca sono emblematici di quanto il fenomeno sia in crescita: tra il 23 ottobre e il 25 novembre sono state denunciate ben 170 persone per reati contro le donne (maltrattamenti, stalking e violenze sessuali) e in alcuni casi le indagini sono sfociate in richieste da parte della Procura di misure cautelari disposte dal giudice per le indagini preliminari. E in crescita ci sono anche i casi in cui la vittima è l’anziana madre.

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