
Cronaca / Bergamo Città
Martedì 22 Aprile 2025
I ricordi bergamaschi del Pontefice: «In quelle telefonate semplicità e affetto»
LE STORIE. Le mamme di Filippo Giganti (che morì pochi giorni dopo) e Andrea Pirotta ricordano la sorpresa e la gioia per le chiamate di Papa Francesco.
La telefonata è arrivata pochi giorni prima che Filippo spirasse. Una chiamata di qualche minuto, intensa ed emozionante: era il 22 giugno 2023, erano le 13,50 e a rispondere è stata Sonia, la mamma di Filippo Giganti, di Rosciate, scomparso otto giorni dopo, il 30 giugno, all’età di 20 anni a causa di una grave malattia.
Una telefonata «toccante e meravigliosa»
Papa Francesco era venuto a conoscenza del suo caso dal Comitato genitori pediatria dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano e dalla dottoressa Maura Massimino: il Pontefice aveva voluto parlare con i genitori del ragazzo dicendo loro di avere fede e di pregare. E poi, come sempre faceva, aveva chiesto loro di pregare anche per lui. Una telefonata «toccante e meravigliosa» aveva poi raccontato papà Michele.
La storia di Filippo
Filippo era diplomato in Agraria e da alcuni anni lavorava in «Amazon» a Cividate come operaio. Il ragazzo inizialmente era stato ricoverato nel reparto di Neurochirurgia dell’ospedale «Papa Giovanni XXIII» di Bergamo, dove era stato operato nel febbraio 2022. Passò da un ricovero a un altro, fino ad approdare al reparto di Pediatria dell’Istituto dei tumori di Milano. Poi, negli ultimi mesi di vita, era stato accudito all’Hospice di Borgo Palazzo, lo stesso che Filippo e la sua famiglia avevano sostenuto attraverso una raccolta fondi, tre anni prima.
Filippo era animato da una grande voglia di vivere, appassionato di sport, con tanti amici. Dai 6 ai 17 anni aveva giocato nel Rugby Bergamo, ma amava anche le moto da cross ed era molto attivo nell’oratorio di Scanzo e nel centro di aggregazione comunale. Quella telefonata era stata un tuffo al cuore, un momento di pace e di cura. Di sostegno spirituale per la famiglia Giganti.
L’avventura di Andrea
Proprio come è successo anche a Maria Teresa Baruffi, di Caravaggio, che nel periodo del Covid si è sentita meno sola grazie a quella «voce» che arrivava da Roma. Il 29 aprile 2020 il telefono era squillato una prima volta, ma Teresa era a fare la spesa. Il Santo Padre l’ha richiamata più tardi: voleva parlare con suo figlio Andrea, 18 anni, un ragazzo diversamente abile. Qualche giorno prima, infatti, Andrea aveva scritto al Papa per sapere come comportarsi con la stretta di mano durante la Messa ai tempi del Covid. Da qui la doppia telefonata del Santo Padre a Caravaggio, conclusa con la benedizione del Pontefice.
Tutto parte dall’attenzione di Andrea Pirotta: sempre davanti alla tv quando c’era Francesco sullo schermo, al giovane non era sfuggita la frase «Scambiatevi un segno di pace» che Papa Francesco era solito pronunciare durante la Messa. In tempi di Coronavirus però, nemmeno al cospetto del Signore ci si poteva dare la mano. Così il giovane ha pensato bene di farlo notare al Santo Padre, inviandogli una lettera scritta con il metodo della comunicazione aumentativa nella quale gli aveva chiesto anche di poter ricevere in regalo una papalina.
«Ho riconosciuto la voce»
La telefonata arriva il 29 aprile: «Ero in fila al supermercato per fare la spesa – aveva raccontato Maria Teresa – quando alle 10,55 mi è suonato il telefono. Sul display è app arsa la dicitura “numero privato”. Ho risposto ed era proprio Papa Francesco. Non ho pensato a uno scherzo, perché mi sono ricordata che nella lettera di Andrea avevo lasciato il mio numero di cellulare, e soprattutto perché ho riconosciuto la sua voce, inconfondibile. Inoltre, nella Messa di qualche giorno prima, lui aveva detto di aver ricevuto una lettera di un ragazzo di Caravaggio, di nome Andrea, che gli raccomandava di non pronunciare la frase “la pace sia con voi” perché con la pandemia noi non possiamo toccarci (il riferimento del Pontefice era alla concretezza delle lettere dei bambini e dei ragazzi e alla libertà che hanno nel dire le cose come sono, proprio come dovremmo fare noi con il Signore, ndr)».
Il racconto continuava emozionato: «Ho spiegato al Pontefice dove mi trovavo, scusandomi del fatto che Andrea non fosse con me in quel momento. Lui mi ha risposto che non c’erano problemi e che mi avrebbe richiamato. Così, ho fatto la spesa in fretta e furia, sono tornata a casa ed ho raccontato della telefonata a tutta la famiglia. Alle 12,15 è squillato il telefono: era di nuovo Papa Francesco».
«Ciao, Andrea»
A quell’ora erano tutti in casa. Papa Francesco e un felicissimo Andrea si sono salutati, con quest’ultimo che ha inviato un bacio al Santo Padre. «Ciao Andrea – aveva esordito Papa Francesco – sono contento della lettera che mi hai inviato. Tu vai avanti. Quanti siete a casa? Tre maschi e una mamma». Poi la spiegazione sul segno della pace. «Andrea – ha proseguito il Papa –, io nella Messa dico alla gente che si dia il segno della pace, ma non ci si tocca. Si saluta con la testa, un piccolo segno». Poi alla mamma: «Mi è piaciuto tanto quello che Andrea ha detto, perché si vede che lui è molto interessato a queste cose. Vi dò la benedizione e vi invierò la papalina».
La gioia di Caravaggio
La notizia della telefonata giunta direttamente dal Vaticano aveva fatto in quei mesi di lockdown il giro di Caravaggio, dove Andrea e sua mamma sono molto conosciuti. Una telefonata che ha fatto felice l’intera comunità locale e tutta la Bergamasca, interpretata come segno di vicinanza e attenzione del Pontefice al territorio orobico, duramente colpito dal Covid. Una chiamata che ha raggiunto un ragazzo che il Papa ha saputo accogliere con le sue parole e abbracciare virtualmente. In quei mesi di isolamento e di dolore ha scaldato i cuori di molti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA