Il bergamasco in viaggio sulla Flotilla: «Colpiti ma non ci fermiamo»

LA TESTIMONIANZA. In collegamento con il presidio, che ogni sera è presente in piazza Matteotti, il giovane ha raccontato dell’attacco che le imbarcazioni hanno subìto nella notte tra il 23 e 24 a sud di Creta.

«Il morale è alto, siamo motivati ad andare avanti. L’equipaggio da terra è quasi più importante di quello in mare. Se non ci fosse stata la grande protesta in Italia, non sarebbe stata inviata una nave militare che dovrebbe proteggerci. Tutti gli occhi sono su Gaza e sulla Palestina»: queste le parole di Dario Crippa, il 25enne bergamasco, salpato con la Global Sumud Flotilla. Martedì sera in collegamento con il presidio, che ogni sera è presente in piazza Matteotti, il giovane ha raccontato dell’attacco che le imbarcazioni hanno subito nella notte tra il 23 e 24 a sud di Creta. «Sto bene - ha detto -. Martedì notte ero di turno sull’Otaria e ho notato un drone che, a differenza di quelli che ci sorvegliano normalmente, aveva una luce rossa fissa ed era ad un’altezza inferiore. Siamo stati colpiti da un ordigno esplosivo, abbiamo subito abbassato fiocco e randa e siamo andati avanti a motore. Poi altre dieci imbarcazioni hanno subito l’attacco. Noi non abbiamo riportato alcun danno, altre barche invece sono state danneggiate, ma in tutta la flotta nessun partecipante è stato ferito. All’alba abbiamo ripreso a navigare, ma per precauzione questa notte saremo in acque cretesi».

«Martedì notte ero di turno sull’Otaria e ho notato un drone che, a differenza di quelli che ci sorvegliano normalmente, aveva una luce rossa fissa ed era ad un’altezza inferiore. Siamo stati colpiti da un ordigno esplosivo, abbiamo subito abbassato fiocco e randa e siamo andati avanti a motore»

Dario assicura che il morale è alto: «Quello che è accaduto, essere attaccati da droni esplosivi, mi ha fatto riflettere sul fatto che ci sono persone che da due anni vivono sotto esplosioni letali. Niente è paragonabile a quello che stanno vivendo dal ’48». Un applauso e il grido di «Palestina libera» ha salutato Dario. «Il presidio - sottolinea Simona Forlini, tra i promotori dell’iniziativa - continuerà. Siamo qui per dare informazioni, per sostenere la Flotilla; stiamo pensando a forme diverse, per coinvolgere sempre di più i cittadini. Non possiamo ignorare che si spara sui bambini, che alle frontiere i migranti continuano a morire. Vogliamo risposte dalle istituzioni».

Contemporaneamente al presidio davanti al Comune, ne è stato organizzato un altro in Porta Nuova dalla Rete Bergamo per la Palestina. È stato proposto allora da Forlini di creare una «catena umana» per unire le due piazze, così il primo gruppo ha raggiunto il secondo cercando di superare le divergenze. «Come Unione sindacale di base - ha precisato Davide Canto - abbiamo altre visioni. Da 23 mesi stiamo scendendo in piazza per la Palestina, mentre questa amministrazione e i sindacati confederati si sono svegliati due mesi fa. Abbiamo contestato la sindaca Carnevali a cui abbiamo consegnato una bandiera palestinese perché venisse esposta. Non lo ha fatto. Le chiederemo di restituircela. Noi siamo con la resistenza palestinese, mentre questa sinistra ha permesso che il 25 aprile nel corteo sfilasse l’associazione Italia-Israele, quando siamo di fronte a 70mila morti».

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