«La nuova stazione nel Recovery Plan»: finanziamento statale di 50 milioni

L’annuncio del ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, nel confronto di «Bergamo Next level». Il primo passo del rilancio dell’area di Porta Sud. Scaglia: «Occuparsi di Bergamo vuol dire occuparsi del Paese».

Il Polo intermodale di Bergamo è stato inserito nel Pnrr, il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza. O Recovery plan, se preferite. L’annuncio è arrivato dal ministro delle Infrastrutture e mobilità Enrico Giovannini nel suo intervento a «Bergamo Next Level», il ciclo d’incontri organizzato dall’Università. «È inserito il progetto per la risistemazione non solo della stazione ma di tutta l’area» spiega rispondendo al presidente di Confindustria Bergamo, Stefano Scaglia, nell’incontro moderato da Alma Grandin del Tg1, dai natali bergamaschi.

«C’è un finanziamento in parte del nostro ministero, in parte dell’Istruzione, che consentirà di realizzare il progetto, molto bello» ha aggiunto il ministro ricordando come nel piano ci siano «4,2 miliardi per la rigenerazione urbana». Un passaggio, quello sul ministero dell’Istruzione, che per un attimo ha fatto pensare che nel Pnrr ci fosse anche il polo scolastico di via Gavazzeni: in realtà la sola delle tre proposte (la rimanente è la «strada della conoscenza» verso il polo di Dalmine) presentate da Bergamo e finanziata nel Pnrr è il Polo intermodale, ovvero la nuova stazione a ponte: il primo step per il recupero e il rilancio dell’area dello scalo merci, o Porta Sud che dir si voglia. Il finanziamento dovrebbe aggirarsi sui 50 milioni di euro.

«Cambia il modello di mobilità»

«Siamo un territorio manifatturiero e di trasformazione, il 13% della bilancia commerciale d’Italia: occuparsi di Bergamo vuol dire occuparsi del Paese – evidenzia Scaglia –. Come imprese dobbiamo pensare molto anche alla logistica: i piani di settore sono scaduti da anni, vanno ripensate le catene del valore».

Tanto più in un contesto che il Covid ha mutato radicalmente e che il «Pnrr ha fatto proprio con scelte ben costruite e radicali che comporteranno il ripensamento delle nostre abitudini» osserva Gianmaria Martini, professore di Economia applicata all’Ateneo. «Non credo che potremo avere il modello di mobilità che conoscevamo fino a pochi anni fa». In un contesto come quello bergamasco «dove ogni giorno si muovono 634 mila persone, 440 mila per lavoro e il resto per studio». Un dato in proporzione più elevato a quello nazionale dove ci si sposta in 30 milioni.

«Immaginare futuri migliori»

«Il Paese è indietro sulla programmazione strategica: il Piano nazionale della logistica e dei trasporti è del 2001, contiamo di metterci le mani e immaginare futuri migliori» ammette il ministro. Che parla di futuro al plurale «perché dobbiamo immaginare una serie di scenari alternativi». Ed è questo il senso della parola «resilienza» nel Pnrr.

Scaglia insiste sulla necessità di «ammodernamento degli scali intermodali», accenna al nuovo «a sud, verso Brebemi, con un potenziale di più di 10 treni doppi al giorno» e Giovannini rileva come «nei prossimi 10 anni ci sia per tutti noi, pubblico e privato, l’opportunità di far crescere benessere, occupazione, reddito e anche ripristinare l’ambiente rovinato da un certo tipo di sviluppo». Quello senza regole. Sulla logistica è tranchant: «Dobbiamo spostare il traffico sul ferro, le vecchie soluzioni non possono più essere utilizzate».

Fondi per gli aeroporti

Buone notizie per l’aeroporto: «Nel decreto sostegno 2 ci sono misure economiche a favore». Anche se «non c’è dubbio che tutti gli operatori hanno un grande punto interrogativo davanti». Quello sulla ripresa del traffico post-Covid. «E questa è una opportunità di competizione, magari per la nuova Alitalia, che speriamo parta il prima possibile».

Ma per ripartire serve anche sveltire: «Nel decreto semplificazioni ci saranno misure che tenderanno ad accelerare sia le opere del Pnrr che le altre. Poi ci sarà una legge delega, per migliorare e rivedere il codice dei contratti. Ci sono tanti investimenti che hanno bisogno di essere accelerati, senza la nomina di un commissario». Rendendoli magari qualitativamente migliori - «Vogliamo stanziare risorse affinché le stazioni appaltanti facciano buoni progetti che alla verifica della sicurezza non vengano rimandati indietro» - e più celeri: «Proporremo una serie di semplificazioni importanti senza rinunciare alla valutazione d’impatto ambientale, né al paesaggio, né alla sicurezza: vogliamo opere sostenibili che durino nel tempo».

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