Pensioni minime a 600 euro per 30mila bergamaschi

La manovra.Questa la platea degli over 75 che beneficeranno dell’aumento previsto dal governo Varrà però solo per il 2023. Previsto anche un adeguamento all’inflazione a circa 570 euro per le altre fasce d’età.

Le trattative sono state serrate, e non senza frizioni, ma la quadra pare trovata. Le pensioni minime saliranno a 600 euro mensili per chi ha più di 75 anni, mentre per chi è al di sotto di quell’età scatterà un diverso adeguamento all’inflazione (che porterà gli assegni attorno ai 570 euro, in luogo degli attuali 525). È l’ultimo punto fermo – salvo novità a sorpresa dell’ultim’ora – cristallizzato nel pacchetto degli emendamenti approdati da ieri in Commissione Bilancio della Camera, come confermato anche dal ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti in audizione alla stessa Commissione.

La platea degli over 75 copre tra l’altro la più ampia fascia dei pensionati bergamaschi al «minimo». Lo si coglie scavando tra i dati dell’Inps: considerando tutte le età, secondo la situazione aggiornata al 1° gennaio 2022, in provincia di Bergamo risultavano complessivamente 43.124 «pensioni integrate al trattamento minimo», di cui 31.570 pensioni di vecchiaia (il resto contempla assegni di invalidità o per i superstiti); si tratta sia di pensioni totalmente integrate sia di assegni solo parzialmente integrati. Il «salto» a 600 euro interesserà però la gran parte di loro: le pensioni integrate al minimo di cui beneficiano cittadini bergamaschi con più di 75 anni sono infatti 30.707 (il 70% delle 43mila totali), di cui 23.792 sono pensioni di vecchiaia. Attualmente la pensione minima si attesta a 525,38 euro al mese: gli over 75 guadagneranno dunque circa 75 euro in più al mese, per un totale di 975 euro in più all’anno (considerando 13 mensilità annue). In realtà, bisogna appunto pesare quest’incremento con la rivalutazione all’inflazione che sarebbe scattata comunque: per adeguare gli assegni al costo della vita, con l’anno nuovo gli importi delle pensioni minime salirebbero già automaticamente di 38,35 euro al mese (498 euro all’anno); in sostanza, per gli over 75 l’incremento effettivo – cioè al netto della rivalutazione automatica – sarà di 36,65 euro al mese.

La prima rivalutazione

Già in una prima versione della manovra era però inserito un piccolo aiuto straordinario per le minime, che avrebbero goduto di un «plus» aggiuntivo rispetto all’ordinaria rivalutazione, salendo a 571,40 euro. Ora dunque, con l’ultima novità contenuta negli emendamenti, la situazione sarà, infine, questa: per i pensionati al minimo ma con meno di 75 anni, l’assegno mensile salirà appunto a 571 euro; per quelli al minimo ma con più di 75 anni, si passa dunque a 600 euro mensili.

L’emendamento che le porta a 600 euro, però, «vale» solo per il 2023: sicuramente se ne tornerà a parlare tra un anno, con la prossima legge di finanziaria, anche perché l’argomento ha una forte connotazione politica (è un cavallo di battaglia portato avanti dai rappresentanti di Forza Italia).

«Bene, ma…»

Per Giacomo Meloni, segretario generale della Fnp-Cisl, il sindacato dei pensionati, l’aumento delle pensioni minime viene accolto «positivamente, seppur non facesse parte delle nostre richieste principali». «Per dare una valutazione complessiva sulla manovra e sull’attenzione alle pensioni occorrerà attendere l’approvazione definitiva del testo – premette Meloni -. È ovvio che alcuni passi in avanti sono stati fatti, seppur si tratti di passi avanti marginali e non complessivi, come ci saremmo invece aspettati in un primo momento». Nello specifico sulle minime, «non dobbiamo certo rammaricarci quando c’è comunque un adeguamento che migliora il reddito da pensione per chiunque – precisa Meloni -. Nelle integrazioni al minimo ci sono molte situazioni diverse: c’è chi percepisce tale sostegno perché durante la propria vita non ha potuto o non è riuscito a versare i contributi, ma ci sono anche situazioni in cui i contributi previdenziali non sono stati versati per altri motivi. In una visione complessiva di solidarietà, va bene anche questo tipo di intervento, anche se è un tema da valutare con attenzione: con 500 euro al mese è certo difficile vivere. Ma è difficile anche vivere con 700 euro al mese, cioè la pensione percepita da molte persone che magari hanno versato vent’anni di contributi (cioè più di quanto versato da chi percepisce la minima, ndr)».

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