Rsa, caro rette: cresciute del 15% in 4 anni. Per l’Alzheimer «serve un’azione comune»

IL CASO. Il costo massimo da 66,98 a 77,09 euro giornalieri. La Cisl: «Gli aumenti maggiori della Lombardia». I sindacati: «Demenza, necessario un intervento normativo».

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Sul tavolo, quando si parla di Rsa, i temi non mancano. L’invecchiamento che fa lievitare la domanda di assistenza, i costi da sostenere, la costante ricerca di personale. E poi, da ultima, la questione delle rette per gli ospiti con Alzheimer (in Bergamasca sono 440 i posti in «nuclei Alzheimer», su un totale di circa 6.500 posti in Rsa) e la spinosa interpretazione, visto che avanza una «corrente giurisprudenziale» secondo la quale i costi di questi pazienti debbano essere interamente a carico della Regione, senza il pagamento di rette per i familiari.

Le richieste

Ed è attorno a un tavolo che va ricercato un dialogo per soluzioni condivise: è la richiesta di Cgil, Cisl e Uil Bergamo, che hanno invitato – tramite la Prefettura – le associazioni delle case di riposo bergamasche a «un incontro per verificare e realizzare un’azione comune in difesa dei servizi assistenziali».

«Questa azione comune – spiegano i sindacati, insieme alle categorie dei pensionati – potrebbe prevedere una forte pressione sui legislatori e sulla Regione e il governo nazionale per nuove norme sulla non autosufficienza e l’assistenza in Rsa e per lo stanziamento di risorse più adeguate ai bisogni». Tra le idee, «l’adozione di misure di risparmio come una centrale unica provinciale per gli acquisti, la generalizzazione di impianti fotovoltaici per la produzione dell’energia elettrica necessaria e un Osservatorio istituzionale su rette e qualità dell’assistenza», concordando al contempo «una moratoria degli aumenti delle rette già programmati e deliberati».

«Alzheimer, serve chiarezza»

Per Angelo Murabito, della segreteria provinciale della Cisl, «è necessario un confronto tra tutte le parti coinvolte, per provare almeno a Bergamo ad attuare delle soluzioni». «Non c’è dubbio che le case di riposo siano sottofinanziate – premette Orazio Amboni, del Dipartimento Welfare della Cgil Bergamo –. La goccia che fa traboccare il vaso è l’incertezza normativa sulle rette Alzheimer. Stanno arrivando già delle richieste di informazioni da parte di cittadini, anche per via della diffusione di fake news: occorre un intervento normativo per fare chiarezza».

«Il nostro territorio ha una tradizione importante nella cura degli anziani – ricorda Amboni –: a fronte delle difficoltà delle strutture, il rischio è l’avanzata di gruppi multinazionali, col venir meno del valore del territorio»

Al tempo stesso si sconta la forte carenza di personale, «i cui risvolti sono anche nella diminuzione del tempo di relazione tra operatori e pazienti – aggiunge Murabito -: con poco personale e molti pazienti, il carico di lavoro incide sulla qualità dell’assistenza». I sindacati chiedono un intervento delle istituzioni: «L’aumento dei costi per le strutture – rileva Amerigo Cortinovis, della Uil Pensionati – porta a delle soluzioni obbligate: o la riduzione della qualità del servizio o l’aumento delle rette, in entrambi i casi con ricadute su ospiti e famiglie. I finanziamenti regionali alle Rsa non sono sufficienti». C’è un timore sullo sfondo: «Il nostro territorio ha una tradizione importante nella cura degli anziani – ricorda Amboni –: a fronte delle difficoltà delle strutture, il rischio è l’avanzata di gruppi multinazionali, col venir meno del valore del territorio».

Le Rsa in Bergamasca sono 68, di cui 46 registrate come onlus, e contano su 6.566 posti letto autorizzati: il divario rispetto agli oltre 75mila over 80 residenti in provincia è evidente («Vanno rafforzati anche gli interventi sul domicilio», concordano i sindacati) ed è destinato a crescere costantemente per via della traiettoria demografica

Le rette

Le Rsa in Bergamasca sono 68, di cui 46 registrate come onlus, e contano su 6.566 posti letto autorizzati: il divario rispetto agli oltre 75mila over 80 residenti in provincia è evidente («Vanno rafforzati anche gli interventi sul domicilio», concordano i sindacati) ed è destinato a crescere costantemente per via della traiettoria demografica. La Fnp Cisl Lombardia ha presentato il suo nuovo report annuale sulle case di riposo: secondo il sindacato, che si basa su dati della Regione, il costo giornaliero minimo – facendo la media tra tutte le strutture – è passato dai 58,71 euro del 2020 ai 69,89 euro del 2024 (+20%), mentre le rette massime sono passate dai 66,98 euro del 2020 ai 77,09 del 2024 (+15%); la retta media è arrivata così a 73,49 euro giornalieri, circa 2.200 euro al mese. Per la Cisl sono «gli aumenti maggiori» in Lombardia.

Secondo il sindacato, che si basa su dati della Regione, il costo giornaliero minimo – facendo la media tra tutte le strutture – è passato dai 58,71 euro del 2020 ai 69,89 euro del 2024 (+20%), mentre le rette massime sono passate dai 66,98 euro del 2020 ai 77,09 del 2024 (+15%); la retta media è arrivata così a 73,49 euro giornalieri, circa 2.200 euro al mese. Per la Cisl sono «gli aumenti maggiori» in Lombardia

La lista d’attesa

Intanto, secondo la Cisl, in Bergamasca sono in lista d’attesa 19.580 domande (le persone sono un numero inferiore, perché ogni famiglia può presentare più domande), in aumento del 40% rispetto al 2022.

Le repliche

Il confronto tra sindacati e gestori delle case di riposo potrebbe maturare attorno a un tavolo comune. «Sulle rette Alzheimer – specifica Edoardo Manzoni, direttore generale dell’Istituto Palazzolo e neopresidente dell’Associazione San Giuseppe che rappresenta le Rsa d’ispirazione cattolica – serve chiarezza normativa: non è un tema che riguarda gli enti gestori, ma il sistema della politica a tutti gli effetti, che deve trovare delle soluzioni sul tema». «L’idea di lavorare insieme è giusta – commenta Cesare Maffeis, presidente dell’Acrb, l’Associazione case di riposo che raggruppa strutture laiche –. Siamo favorevoli all’incontro ed è importante coinvolgere anche le istituzioni, perché il tema non può essere ignorato. Come associazione sulla questione delle rette Alzheimer abbiamo incontrato anche dei legali: il rischio è uno tsunami, stanno arrivando anche da noi delle richieste risarcitorie. Sul tema delle rette, invece, gli aumenti sono legati alle necessità del momento, per via di costi energetici e contrattuali cresciuti a dismisura».

L’Uneba per prima ha chiesto chiarezza sulle rette Alzheimer, portando la questione ai tavoli nazionali della politica. «Sulle altre rette – aggiunge Fabrizio Ondei, presidente dell’Uneba Bergamo – ricordo che nel 2024 non c’è stato un aumento anche per l’impedimento dettato da Regione. Quanto all’iniziativa sindacale, Uneba ritiene non ci sia nulla da “ricucire”: come sempre, siamo certamente disponibili a partecipare a un tavolo per discuterne apertamente e serenamente. Detto ciò, pur sperando che il prefetto sappia indirizzarci al meglio, la questione Alzheimer rimane risolvibile solo a seguito di una modifica delle norme».

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