San Giovanni Bianco: «Sos infermieri, servono aiuti per trovare casa»

L’APPELLO. L’Asst Papa Giovanni ai sindaci: carenza di personale in Medicina generale e Sub-acuti, si valutino incentivi o affitti agevolati.

San Giovanni Bianco

AAA casa cercasi. Di fronte alla tempesta perfetta degli affitti alle stelle e della scarsa disponibilità di alloggi, persino il posto fisso nel «pubblico» sembra non bastare per vivere con agio. È il caso degli infermieri, specie quelli degli ospedali periferici di montagna, dove è sempre più difficile attrarre nuovi professionisti. È il caso (anche) di San Giovanni Bianco, dove l’Asst Papa Giovanni XXIII – cui fa capo il presidio ospedaliero – ha messo nero su bianco un appello ai sindaci dell’Ambito della Valle Brembana per mettere a punto, in maniera coordinata e sinergica, delle «agevolazioni per favorire l’insediamento di infermieri».

L’appello dell’ospedale ai sindaci

«Il presidio – si legge nella lettera inviata martedì agli amministratori locali e firmata da Simonetta Cesa, direttore sociosanitario – si trova attualmente a fronteggiare una grave e persistente carenza di personale infermieristico, in particolare nei reparti di degenza di Medicina generale e Sub-acuti, condizione che rischia di ridurre l’offerta aziendale.

Nonostante l’impegno della direzione strategica dell’Asst e i ripetuti bandi di assunzione, risulta estremamente complesso attrarre infermieri disponibili a trasferirsi e a stabilirsi in Valle Brembana, anche per motivi legati alla scarsità di soluzioni abitative a costi sostenibili, specialmente per i professionisti più giovani o provenienti da altre aree della provincia o della regione». Nasce così la proposta di valutare l’attivazione di «misure di agevolazione alloggiativa e insediativa». Queste alcune idee avanzate dall’Asst: la messa a disposizione di appartamenti comunali inutilizzati o di proprietà pubblica a canone agevolato o gratuito per i primi mesi di servizio, la promozione di accordi con privati per affitti calmierati, eventuali forme di contributo economico o rimborso spese, il sostegno a progetti di co-housing.

Attività da implementare

«Nell’ambito delle iniziative rivolte a implementare l’attività sanitaria presso i nostri presidi – spiega Francesco Locati, direttore generale dell’Asst Papa Giovanni – trova spazio la proposta di una proficua collaborazione con gli enti locali per fronteggiare una situazione di criticità legata alla disponibilità di personale infermieristico». Locati sottolinea come «si tratta di una situazione generale, già presente peraltro in altre aree regionali, ma che in alcuni territori può essere più acuta che in altri. La proposta avanzata va nella direzione di rendere l’ospedale di San Giovanni Bianco sempre più attrattivo e valorizzarlo come presidio fondamentale per tutta la valle». Perché, rimarca, «continuiamo a investire sul territorio: il progetto per il nuovo ospedale di comunità con 20 posti letto è confermato, con il completamento dei lavori previsto per fine 2025, dove contiamo di attivare ulteriori 10 posti letto e rafforzare ulteriormente il personale».

L’ampliamento del Pronto Soccorso

Sempre su San Giovanni Bianco, prosegue Locati, «è in fase avanzata la progettazione esecutiva per l’ampliamento del Pronto Soccorso, ed è prevista l’installazione di una nuova risonanza magnetica nucleare, del valore di 1,5 milioni di euro complanare al nuovo Ps. Anche questi interventi, in incremento, richiedono una adeguata dotazione di personale sanitario. La gestione del presidio di San Giovanni Bianco è affidata a professionisti di grande esperienza che hanno scelto personalmente di lavorare in questo territorio. Siamo certi che, insieme ai sindaci e agli attori locali, potremo costruire risposte efficaci e sostenibili per il futuro della sanità nella valle, che può costituire un elemento fondamentale per lo sviluppo di un tema di grande valenza, quale la sanità di montagna».

Per Giambattista Brioschi, presidente della Conferenza dei sindaci dell’Asst Papa Giovanni, «il tema non è di facile risoluzione, ma abbiamo dato piena collaborazione. È fondamentale trovare opportunità abitative nei pressi dall’ospedale, da Zogno in su, perché difficilmente un infermiere in arrivo da fuori farebbe il pendolare col rischio di rimanere in coda nel traffico. Avvieremo un dialogo con i privati e faremo una ricognizione del patrimonio pubblico, anche se su quest’ultimo punto ci sono delle difficoltà: i Comuni hanno pochi appartamenti liberi, molti sono messi a disposizione per la marginalità e la fragilità. Ma un tentativo lo faremo».

«Ci sono stati già dei confronti su questo tra l’Asst e i sindaci – conferma Laura Arizzi, presidente dell’Ambito della Valle Brembana oltre che sindaca di Piazzolo -. La questione non riguarda solo l’ospedale, ma anche altri contesti: capita che ci siano persone propense a lavorare in valle che non trovano una casa adeguata. Come Ambito ci impegniamo a lavorare su questo fronte». Vittorio Milesi, vicesindaco di San Pellegrino, avanza una preoccupazione: «I problemi abitativi non siano un alibi per giustificare altre riduzioni di servizi dell’ospedale. C’è una criticità di fondo a livello di programmazione sanitaria. Se i Comuni hanno appartamenti liberi, già oggi vengono messi a disposizione per situazioni di fragilità: rispondere anche a questa richiesta sembra oggettivamente complesso».

Il ruolo della Regione

In campo c’è anche Regione Lombardia. «Come Regione – interviene Paolo Franco, assessore a Casa e Housing sociale – aiutiamo concretamente il personale sanitario e sociosanitario, unitamente a coloro che garantiscono servizi fondamentali ai cittadini. L’obiettivo è mettere a disposizione del personale sanitario e sociosanitario abitazioni a canone concordato, affinché infermieri e operatori non rinuncino a lavorare nel nostro territorio a causa dei costi, spesso proibitivi, degli affitti sul mercato privato».

In quale modo? «Lo strumento che utilizziamo è quello delle valorizzazioni del patrimonio Erp (Edilizia residenziale pubblica, ndr): anche in provincia di Bergamo – spiega Franco – stiamo lavorando affinché vengano sottoscritti accordi con le aziende sanitarie e con Aler. Nella sostanza, Aler mette a disposizione gli appartamenti, che vengono poi assegnati attraverso uno specifico bando rivolto ai dipendenti delle strutture sanitarie coinvolte. Abbiamo già strutturato un percorso con l’Asst Bergamo Est, con la quale siamo a buon punto rispetto alle procedure da attivare. Abbiamo inoltre avviato un dialogo in tal senso con l’Asst Bergamo Ovest, così come con l’Ats Bergamo: quest’ultima, in particolare, si propone di svolgere un ruolo di raccordo tra le varie realtà territoriali, rappresentando un unicum in Lombardia».

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