Scuola, piace la riforma dei tecnici. «A Bergamo sperimentazioni già in atto»

SCUOLA. I presidi promuovono il progetto di Valditara. «Una bella sfida, ora i regolamenti. Le sinergie con le imprese? Da noi attive da tempo».

«Abbiamo un grande problema di disallineamento tra richiesta del mondo dell’impresa e formazione: secondo alcuni studi 1,2 milioni di posti di lavoro non sono coperti e questo è un crimine nei confronti dei ragazzi, oltre al fatto che è a rischio la competitività del sistema produttivo». Così, in un’intervista televisiva, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha spiegato su quali basi è nata la proposta di riforma dell’istruzione tecnico-professionale. «L’obiettivo è avere una scuola tecnica di grande qualità - ha detto il ministro - che dia agli studenti una formazione ottima, e consenta un ingresso più veloce nel mondo del lavoro e un collegamento tra istruzione tecnica e istruzione tecnica superiore».

La riforma

Il disegno di legge prevede che la sperimentazione parta dall’anno scolastico 2024/25 e riguardi non più del 30% degli istituti tecnici e professionali attivi sul territorio regionale. Al centro della riforma l’introduzione di percorsi quadriennali più due ulteriori annualità negli Its Academy (secondo il modello 4+2). Prevista la nascita di campus - sulla base di accordi tra Uffici scolastici regionali e Regioni - che riuniscano tutte le scuole tecniche e professionali, per dar vita a poli formativi legati alle esigenze specifiche espresse dal territorio. I singoli istituti godranno di una maggiore flessibilità didattica e organizzativa, l’apprendistato formativo e l’alternanza scuola-lavoro saranno incentivati così come le docenze di esperti provenienti dal mondo produttivo e professionale, con un incremento delle attività laboratoriali. L’invito agli istituti è di guardare oltre i confini nazionali, con più scambi internazionali, visite e soggiorni di studio, stage all’estero. Torna, infine, l’idea di una cabina di regia su istruzione tecnica e professionale. All’interno del Mim sorgerà una struttura tecnica di livello dirigenziale per la promozione della filiera formativa tecnologico-professionale.

I dirigenti scolastici

«Dai dati in nostro possesso nel 2027 avremo bisogno di oltre 500mila persone nelle aziende italiane, la metà delle quali saranno di difficile reperimento per mancanza di formazione» premette la presidente provinciale dell’Anp (Associazione nazionale presidi), Gloria Farisé. «Le aziende hanno bisogno di personale, una necessità di tipo pratico cui il mondo della scuola deve dare una risposta», continua la dirigente scolastica del liceo Falcone. La riforma dell’istruzione tecnico-professionale non esce dal cilindro del ministro Valditara, fa notare l’Anp. «Già i ministri Carrozza, Fedeli e Bianchi avevano lavorato a un’impostazione di questo tipo» sottolinea Farisé. «Il nostro parere è favorevole, con qualche inevitabile resistenza che ogni cambiamento porta con sé, ma crediamo che questa per le scuole sia una bella sfida. Potenziare le sinergie con il mondo del lavoro è necessario e la coprogettazione dell’offerta formativa potrebbe dare risultati importanti per tutta la filiera».

A Bergamo la sperimentazione dei percorsi quadriennali e le collaborazioni con le imprese sono in atto, con buoni risultati, già da tempo. «Il 4+2 prevede la possibilità di un passaggio ulteriore agli Istituti tecnici Academy che considero un atto di coraggio in più, rispetto a quanto ipotizzato dal ministro Bianchi - commenta la dirigente scolastica del Natta, Maria Amodeo -. Certo, andranno visti i regolamenti attuativi, il passaggio dalle indicazioni del disegno di legge alla pratica non sarà semplice». Al Natta alcuni elementi introdotti dalla riforma sono stati testati con anticipo. «Il 10% del curriculum di studio è stato pensato con le aziende che ci mandano esperti a fare lezione su temi specifici e ospitano i nostri studenti nei loro laboratori, tutto a titolo gratuito. I ragazzi sono coinvolti nella soluzione di problemi tecnico-industriali e lavorano in team a questi progetti», spiega la preside. Stesso dicasi per l’Its, che al Natta è di casa, e nemmeno l’idea del campus è una novità («abbiamo sperimentato, con buoni esiti, un laboratorio territoriale coinvolgendo l’Istituto Marconi e il Km Rosso»). Il preside del Paleocapa, Imerio Chiappa, si augura che «il percorso 4+2 sia ben strutturato e di qualità. Se così sarà, la riforma darà buoni risultati , altrimenti rischiamo sperimentazioni sterili» dice. Anche qui progetti di alternanza scuola-lavoro e apprendistato sono di casa. «Sono anni che lavoriamo con le aziende, con esperti che tengono attività di laboratorio e anche l’apprendistato è in fase di sperimentazione nel nostro istituto. L’idea di incentivarli è sicuramente positiva. Vedremo i risultati quando la riforma entrerà in vigore», chiosa il preside del Paleocapa.

Le imprese

Anche Confindustria Bergamo promuove la direzione imboccata dal disegno di legge. «Premesso che il testo non è ancora definitivo, valutiamo positivamente questa riforma»dice il direttore Paolo Piantoni, promuove le novità annunciate dal ministro Valditara. «Dà una prima risposta al problema della carenza di personale tecnico nelle imprese. Siamo tra le province italiane che più ne hanno bisogno. Bisognerà poi capire quanto la formula del 4+2 sarà attrattiva per le famiglie e i ragazzi. Indirizza verso un percorso che sfocia negli Its, uno strumento di formazione professionale e tecnica di alto livello per noi molto interessante».

Il ruolo dell’Università

«L’Università ha un ruolo importante nella filiera dell’istruzione tecnico-professionale e la riforma ne dovrà tenere conto» sottolinea il rettore di UniBg, Sergio Cavalieri. «Gli atenei come il nostro fanno già molto a livello di orientamento e collaborazione con gli istituti superiori, gli Its Academy e il mondo delle imprese», rammenta Cavalieri. Eppure la bozza di riforma, introducendo il modulo 4+2, «sembra ignorare la possibilità di seguire studi universitari, una volta concluso il percorso quadriennale». Non solo Its, insomma, anche se le sinergie con gli atenei sono previste «da statuto». «L’Università è parte in causa nella nascita degli Istituti tecnici superiori - spiega il rettore – noi stessi abbiamo avviato collaborazioni con Its bergamaschi, ci lavorano nostri docenti e abbiamo contribuito alla progettazione di laboratori».

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