Taglio del cuneo per 245mila bergamaschi. In busta paga vale fino a 100 euro al mese

LA MISURA . È l’effetto di Decreto Lavoro e legge di bilancio per i dipendenti con redditi fino a 35mila euro annui. Sarà in vigore da luglio a dicembre.

Un primo taglio era stato già messo in atto nei mesi scorsi con la legge di bilancio e ora se ne aggiunge un altro col Decreto Lavoro, seppur non strutturale (ma solo fino al termine del 2023). Il «cuneo», cioè la differenza tra quanto un’azienda spende per pagare un lavoratore (il lordo, in sostanza) e quanto effettivamente al lavoratore resta in tasca (il netto), andrà infatti nuovamente a ridursi di un poco. A beneficiarne – incrociando le diverse stime – potrebbero essere circa 245mila lavoratori dipendenti privati in Bergamasca, con un «plus» in busta paga fino a quasi 100 euro al mese, sommando gli effetti del Decreto Lavoro a quanto era già stato disposto dalla legge di bilancio.

In breve, appunto, il nuovo taglio del cuneo (nello specifico si lima il cuneo contributivo, ma senza effetti sulla pensione perché la differenza sarà versata all’Inps dallo Stato) sarà di quattro punti percentuali sulle retribuzioni fino ai 35mila euro lordi annui, e avrà valore da luglio: e questi quattro punti si sommano appunto al taglio di tre punti (per le retribuzioni fino a 25mila euro) e di due punti (per le retribuzioni dai 25mila ai 35mila euro) disposti per il 2023 dalla legge di bilancio. L’operazione vale quattro miliardi di euro, per renderla strutturale ne servirebbero forse dieci.

Gli esempi

In concreto, combinando gli effetti della legge di bilancio a quelli del Decreto Lavoro, la Ragioneria dello Stato ha proiettato alcuni esempi su quanto in più rimarrà nelle tasche dei lavoratori: una retribuzione di 10mila euro lordi all’anno beneficerà di un aumento di quasi 45 euro al mese (19 euro venivano dalla legge di bilancio, altri 25 euro arriveranno dal Decreto Lavoro); le retribuzioni lorde da 15mila euro annui saliranno di circa 67 euro al mese (38,5 euro erano già previsti dalla legge di bilancio, 28,5 euro dal Decreto lavoro); le retribuzioni da 20mila euro cresceranno di 77 euro (44 euro dalla legge di bilancio, 33 euro dal Decreto lavoro); le retribuzioni sui 25mila euro lordi aumenteranno di 96 euro al mese (55 dalla legge di bilancio, 41 euro dal Decreto Lavoro). Poi l’altro «scaglione»: una retribuzione lorda sui 27.500 annui salirà di 90 euro al mese (30 euro dalla legge di bilancio, 60 dal Decreto Lavoro), una retribuzione da 35mila euro arriverà a 98,5 euro di aumento complessivo (sempre tra legge di bilancio e Decreto Lavoro).

La platea

Ma quanti saranno i bergamaschi che da luglio beneficeranno di questi aumenti in busta paga? Una stima giunge da Orazio Amboni, responsabile del dipartimento Welfare della Cgil di Bergamo, partendo dai dati dell’Agenzia delle Entrate. In Bergamasca i contribuenti totali sono 800.874, e 301.973 di questi sono lavoratori dipendenti con un reddito superiore ai 10mila euro annui; la maggior parte dei redditi al di sotto dei 10mila euro annui è invece rappresentata da pensionati, quindi esclusi dal provvedimento. E se l’81% delle dichiarazioni dei redditi elaborate dai Caaf Cgil Lombardia è compreso tra i 10mila e i 35mila euro annui, «applicando la stessa percentuale ai 301.973 redditi da lavoro dipendente – spiega Amboni – si ottiene 244.594, cioè la stima dei lavoratori per i quali avrà efficacia la norma di riduzione del cuneo. Ovviamente è una stima, ma non lontana dalla realtà».

I sindacati

Su diverse gradazioni si attestano le reazioni dei sindacati. «Riteniamo positivo il taglio del cuneo», premette Francesco Corna, segretario generale della Cisl di Bergamo, «e vogliamo che venga reso strutturale». Al momento, però, l’efficacia dell’ulteriore sforbiciata è limitata solo da luglio a dicembre. «Da tempo chiedevamo una riduzione delle tasse su pensionati e

Toscano (Cgil): «Non basta: troppi precari»

lavoratori dipendenti – prosegue Corna –. Una prima azione l’aveva già intrapresa il governo Draghi, ora se ne aggiunge una nuova. Va però resa strutturale, anche perché bisogna recuperare il potere d’acquisto eroso dall’inflazione». Per Marco Toscano, segretario generale della Cgil di Bergamo, «il provvedimento non è sufficiente. Parliamo di un taglio del cuneo contributivo per soli sei mesi, che non va incontro alle richieste che portiamo avanti da mesi, e che sosteniamo anche con la mobilitazione di maggio (sabato ci sarà una manifestazione di Cgil, Cisl e Uil a Milano, ndr)». Quel che serve, aggiunge Toscano, è «un ridisegno strutturale del fisco che passi attraverso un aumento della base imponibile Irpef, eliminando una serie di tassazioni diverse e agevolate, e una riforma strutturale che tenga conto di scaglioni e detrazioni in favore dei redditi medio-bassi. Questo taglio termina a fine anno, ma sappiamo bene che l’inflazione proseguirà. In più, il Decreto Lavoro riapre le maglie del lavoro precario: se si vuole sostenere il reddito, occorre sostenere la stabilità».

Corna (Cisl): «Il provvedimento diventi strutturale»

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