Un anno dall’esondazione del Morla: «Danni per migliaia di euro»

LE TESTIMONIANZE . Alcuni imprenditori e cittadini colpiti raccontano le conseguenze dell’alluvione.

È passato un anno dall’alluvione che ha colpito Bergamo e in via Baioni 12, i segni sono ancora evidenti. Qui abitano Paola Spreafico e Andrea Braghin, che in quella giornata hanno perso non solo la serenità della loro casa ma anche la storica attività fondata 30 anni fa, l’officina «Joe L’Autoradio».

«Abbiamo chiuso definitivamente»

«L’acqua è arrivata all’improvviso, con una forza che non avevamo mai visto», ricorda Paola. «Nel giro di pochi minuti ha invaso l’officina e i locali al piano terra, distruggendo tutto quello che avevamo costruito in anni di lavoro. Tutto era finito sott’acqua, coperto da uno strato di fango denso e pesante», dice commosso Andrea. Ad un anno di distanza, l’attività non sono riusciti a farla ripartire. «Abbiamo avuto un danno da 120 mila euro - spiegano amereggiati. Abbiamo chiuso, definitivamente. Ma non potevamo fare altrimenti, anche perché non abbiamo ricevuto nessun tipo di ristoro economico. Abbiamo perso non solo un lavoro, ma un pezzo importante della nostra vita»

E al bando di aiuto da parte del Comune? «Non abbiamo potuto partecipare per i limiti imposti dal reddito e le tempistiche troppo strette in cui dovevamo presentare tutta la documentazione per ricevere i ristori economici», dice Andrea. «Ad averci davvero aiutato sono stati i volontari – racconta Paola con le lacrime agli occhi –. Arrivavano ragazzi che non conoscevamo, con stivali e pale. Passavano ore a spalare senza chiedere nulla in cambio. Dalle istituzioni ci siamo sentiti abbandonati, ma la comunità non ci ha lasciato in disparte». A distanza di un anno, il bilancio, per loro, è fatto di rabbia e rassegnazione. «Rabbia per promesse non mantenute, rassegnazione per un’attesa che sembra non finire mai. Non chiediamo cose impossibili – aggiunge Andrea – ma manutenzione costante, un piano serio di messa in sicurezza e ristori concreti. Non possiamo continuare a vivere nell’incertezza, sperando che il prossimo temporale non riporti tutto indietro».

La storia del vivaio «Ghezzi»

Tra le aziende più colpite dall’esondazione anche il Vivaio Ghezzi, in via della Morla, gestito da quasi quarant’anni da Graziano Ghezzi, insieme alla moglie Patrizia Vassalli e ai figli Matteo e Gloria . Oggi, a distanza di un anno, la loro storia è una testimonianza di resilienza.«Quella notte è stata un vero shock - racconta Graziano - Abbiamo trovato tutto distrutto. Mia figlia piangeva. Ma abbiamo cercato di mantenere la calma, rimboccandoci le maniche».

I danni dell’acqua

La devastazione fu totale: magazzini pieni di concimi e prodotti per il giardinaggio distrutti, macchinari danneggiati e migliaia di euro di perdite immediate. Ma, spiega Graziano, «il nostro stimolo è stato anche vedere che i nostri figli vogliono continuare l’attività». Nei giorni successivi, la famiglia Ghezzi ha potuto contare su un aiuto straordinario. «Tantissimi volontari e amici che ci hanno aiutato a rimuovere il fango e a sistemare le piante distrutte.

L’aiuto per ripartire

Abbiamo avuto clienti storici che venivano qui per darci una mano a ripartire», racconta Patrizia. Inoltre hanno potuto attingere ai ristori del Comune per il ripristino della corrente elettrica e allo smaltimento dei rifiuti. «È stato un gesto enorme», sottolinea Graziano. Nonostante la devastazione, la famiglia ha iniziato subito a organizzarsi. «Abbiamo creato delle paratie e usato le nostre pompe per gestire l’acqua - racconta Patrizia -. Abbiamo reinvestito tutto: i nostri risparmi, la nostra pensione. Questo è il nostro scivolo per ripartire». I danni stimati ammontano tra i 300 e i 400 mila euro, tra macchinari distrutti e prodotti persi.

Dal Comune hanno ricevuto un ristoro di circa 10mila euro , mentre la Regione Lombardia ha aperto un bando per gli agricoltori colpiti, ma le pratiche sono ancora in corso per i ristori. Graziano attribuisce la causa principale del disastro alla mancata pulizia del fiume Morla: «Gli argini non erano curati, i tronchi e i rami hanno bloccato il corso dell’acqua». Nonostante questo, la famiglia ha trovato la forza di riorganizzarsi rapidamente. In soli 4-5 giorni hanno riaperto l’attività, anche se ci è voluto quasi un mese prima che i clienti riprendessero a frequentare il vivaio. Per i Ghezzi, «la solidarietà della comunità e la coesione familiare sono stati elementi determinanti per superare il momento più difficile».

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