Cronaca / Bergamo Città
Lunedì 24 Novembre 2025
Violenza sulle donne: ogni giorno più di 4 casi. «Allarme stalking online»
CODICE ROSSO. In un anno reati da 1.391 a 1.659. Oltre 1.000 maltrattamenti. La pm Cocucci, del pool antiviolenza: « I social utilizzati per infangare».
Più di quattro reati al giorno da «codice rosso» e una crescita di quello che gli stessi inquirenti hanno ribattezzato lo «stalking multimediale»: gli attacchi sui social con l’obiettivo di infangare la vittima. È il dato – al contempo preoccupante, ma dal quale trapela anche un aumento della consapevolezza delle potenziali vittime nel denunciare i soprusi – che emerge dal lavoro del pool operativo in Procura nel contrasto alla violenza di genere.
Tra 1° luglio del 2024 e il 30 giugno di quest’anno (vale a dire i 365 giorni dell’«anno giudiziario») i reati da codice rosso – maltrattamenti, stalking, reati sessuali e violenze tra familiari – attivati dalla Procura di Bergamo sono stati 1.659 – in media, appunto, 4,5 ogni giorno –, di cui 1.595 sono stati «definiti» in specifici procedimenti penali.
Un dato in crescita
Si tratta di un dato in crescita rispetto ai dodici mesi precedenti, quando i reati da codice rosso finiti nei fascicoli giudiziari furono 268 in meno e dunque in tutto 1.391 (di cui 1.258 «definiti») e ancor di più rispetto a tre anni fa, quando i reati denunciati arrivarono a quota 1.053 (di cui 1.001 «definiti»). Nel giro di tre anni, dunque, i reati sono saliti da 1.053 a 1.659, ovvero più di seicento (606 per la precisione), con un aumento percentuale del 57,7%. Dallo scorso anno all’ultimo la crescita è stata invece pari al 19,2%.
Nel dato specifico dei reati spiccano i maltrattamenti, che nell’arco di un anno sono stati 1.076, mentre i casi di stalking sono stati 441 e i delitti contro la libertà sessuale 227. Tre i femminicidi nell’annata in esame: Sharon Verzeni, Sara Centelleghe ed Elena Belloli. Anche i primi due, benché in assenza di una relazione, sono stati considerati femminicidi da parte di chi ha indagato in quanto «l’autore ha messo in atto la propria condotta con una carica di disvalore maggiore e come atto discriminatorio di odio verso la persona offesa in quanto donna».
I «reati spia» in crescita
«Tra i reati cosiddetti spia lo stalking mostra la grande conflittualità che registriamo nelle coppie, ma anche al di fuori del contesto familiare: relazioni anche amicali o sentimentali tra fidanzati – spiega Laura Cocucci, sostituto procuratore del pool contro i reati di genere in piazza Dante (attualmente formato da quattro magistrati) –. Alla base c’è sempre la difficoltà ad accettare la fine della relazione. Aspetto che si ritrova poi in tanti femminicidi: dal punto di vista culturale c’è molto da lavorare in tal senso». A partire proprio dalla lotta allo stalking, che nell’ultimo anno nella Bergamasca si è declinato anche sui social.
La frontiera dei social
«Si è registrata una certa insofferenza nei confronti della donna forte che sceglie di comunicare di non essere intenzionata a proseguire nella relazione – prosegue la pm Cocucci – e spesso, accanto ai pedinamenti sotto casa o vicino ai suoi luoghi di lavoro, il maltrattante mette in atto una vera e propria campagna diffamatoria parallela sui mezzi informatici e telematici, pubblicando su Facebook o Instagram che la donna è una poco di buono, infangandone il nome e la reputazione. Questo stalking multimediale sta diventando un vero problema e si ritrova alla base di tante storia di cronaca che poi degenerano».
Lo stalking non va infatti sottovalutato: «È un reato cosiddetto spia di ulteriori fatti più gravi – rileva ancora Cocucci –. Per questo è bene puntare sulla prevenzione, a partire dalle scuole. E poi fare in modo che un numero sempre maggiore di uomini decida di rivolgeresi ai “Cuav”, i Centri di recupero per uomini violenti. Il dato statistico rileva come il disagio psichico sia molto forte e, nel contempo, rileviamo un’insufficienza di presidi sul territorio che potrebbero intercettare a monte problematiche quali le dipendenze da alcol, droghe o gioco d’azzardo che, se intercettate prima, potrebbero evitare di sfociare nella violenza domestica. Per esempio, donne che segnalano che il partner fa uso di cannabis, oppure che presenta un disturbo di tipo ossessivo-compulsivo. Noi ci troviamo in difficoltà quando queste situazioni sfociano in reati e fascicoli per violenza domestica perché quella persona, se curata a priori, non sarebbe arrivata a commettere violenza».
Anche genitori tra le vittime
I maltrattamenti non si registrano a Bergamo e provincia solo per i partner ma, più in generale, tra chi vive tra le stesse mura domestiche: i 1.076 casi di maltrattamenti in famiglia comprendono infatti anche violenze nei confronti di genitori anziani da parte di figli con problemi psichiatrici, oppure tra fratelli e sorelle. Nel nostro territorio non sono invece state avviate indagini su casi di immagini di persone in situazioni intime diffuse in siti o social senza il loro consenso, mentre sono molto diffusi i casi di hackeraggio degli strumenti informatici: «Questo aspetto rappresenta ormai l’ordinarietà nelle indagini – rileva Laura Cocucci –. Le modalità subdole di controllo della persona e della volontà di influenzare le scelte di vita altrui anche in modo ossessivo sono in crescita. Oltre che sui social, si è arrivati anche ad hackerare il telefono della partner per controllarne i contenuti e la localizzazione in tempo reale».
Ci sono stati casi in cui i dispositivi di localizzazione regolarmente in vendita per individuare le chiavi di casa o dell’auto vengono invece utilizzati per controllare gli spostamenti di moglie o fidanzata, venendo nascosti, a loro insaputa, all’interno delle loro vetture. Nel caso dei reati spia l’attivazione del codice rosso scatta anche in assenza di una denunci da parte della vittima: è sufficiente una segnalazione da parte di chi svolge la funzione di pubblico ufficiale – e dunque anche nel corpo docente delle scuole – perché si accendano i riflettori degli inquirenti sullo specifico caso. Anche a costo di scoprire che, in realtà, non c’era alcun reato. Ma gli accertamenti vengono inevitabilmente e rigorosamente svolti. L’ultimo dato riguarda il genere delle vittime: sono tutte donne? In realtà no. In una piccolissima parte ci sono anche vittime di sesso maschile.
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