Zaccaria, un saluto in moschea a Curno prima che la salma parta per il Marocco

LA TRAGEDIA. Ancora non fissato il giorno in cui la salma del ragazzo di 19 anni morto schiacciato da un bus in stazione domenica 18 febbraio, partirà per il Marocco, paese di origine dei suoi genitori.

La famiglia di Zaccaria, di religione musulmana, è originaria di Casablanca e i genitori hanno deciso di portare in Marocco la salma del giovane che al momento composta nella camera mortuaria del cimitero di Bergamo. Nel tragitto che percorrerà dal cimitero all’aeroporto, il feretro si fermerà alla moschea di Curno per un momento di preghiera riservato ad amici e famigliari.

Ancora non si sa quando sarà il giorno, la famiglia è in attesa dei documenti necessari dal consolato del Marocco.

Zaccaria Belatik, 19enne di Grignano (frazione di Brembate), è morto domenica 18 febbraio, in piazzale Marconi, investito da un pullman dell’Atb.

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La ricostruzione di quanto accaduto

«Corro io a fermare il bus, visto che ho il monopattino e faccio prima». Sono state le ultime parole che Zaccaria Belatik ha detto ai suoi due amici domenica mattina intorno alle 8,40 in piazzale Marconi. Pochi istanti dopo è stato travolto proprio dall’autobus che avrebbero voluto prendere, l’8 dell’Atb, per andare in Borgo Palazzo a fare colazione insieme. È morto sul colpo per l’impatto contro l’autobus e poi sull’asfalto.

L’autista del mezzo Atb era ripartito da pochi istanti dalla fermata di piazzale Marconi, sul lato della stazione ferroviaria: probabilmente – è la ricostruzione della polizia locale – per immettersi nella carreggiata e raggiungere la rotonda davanti alle Autolinee, il conducente – 55 anni, poi trasferito sotto choc in ospedale – deve aver guardato nello specchietto laterale sinistro, mentre Zaccaria si avvicinava di corsa alla destra del pullman, in quel momento spingendo il monopattino a mano. Per questo il conducente non lo avrebbe visto.

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Il filmato ripreso dalle telecamere

Erano le 8,39 minuti e 25 secondi di domenica mattina, come risulta dal filmato di una telecamera delle Autolinee che ha ripreso la drammatica scena dell’incidente e che «L’Eco di Bergamo» ha potuto visionare: proprio le riprese delle telecamere della videosorveglianza, oltre che dello stesso autobus (che filmano sia l’interno che l’esterno del mezzo) si sono rivelate fondamentali per ricostruire la dinamica del sinistro, così come il racconto dei testimoni, in primis gli stessi amici della vittima.

Nel filmato si vedono gli ultimi istanti di vita di Zaccaria Belatik. Il diciannovenne percorre sul monopattino la strada che separa il capolinea del tram Teb con la pensilina degli autobus.

In quel momento l’8 è già in sosta alla fermata. Zaccaria sale sul marciapiede e si ferma a parlare con i due amici: «Ci siamo detti che mancavano dieci minuti per il prossimo tram e che sarebbe stato meglio prendere l’autobus», racconta uno dei due, Yassine, 17 anni, di Torre Boldone. In quel momento il pullman riparte: Zaccaria gli va incontro correndo con l’altro amico ventenne, anche lui di nome Zaccaria e marocchino, mentre Yassine resta qualche passo indietro.

Appena scende dal marciapiede, con il monopattino trascinato a mano, Zaccaria Belatik e il suo mezzo vengono travolti dall’autobus, che li urta con la parte anteriore destra, trascinandoli per qualche metro. A quel punto l’autista frena. L’altro Zaccaria si salva perché resta qualche passo indietro.

Il tentativo di rianimazione dei soccorritori

Scatta l’allarme al 112 e arrivano l’automedica e l’ambulanza: ma per il diciannovenne non c’è più nulla da fare e ogni tentativo di rianimarlo si rivela vano. L’amico che ha assistito all’investimento di Zaccaria da pochi centimetri è sotto choc: quando la polizia locale gli chiede i documenti per identificarlo e ricostruire l’accaduto, non avendoli in quel momento con sé (come del resto non li aveva neppure il giovane che ha perso la vita), si lascia prendere dal panico e si mette a correre verso via Bonomelli. Saranno poi i carabinieri a rintracciarlo e a riportarlo in piazzale Marconi. Dove scoppia a piangere disperato: «Era il mio migliore amico, eravamo come fratelli», dice singhiozzando.

La testimonianza degli amici

La sua testimonianza viene formalizzata dalla polizia locale, così come quella del terzo amico che a sua volta ha assistito all’incidente, leggermente da più lontano: «Ci eravamo trovati qui alle 7,30 per stare un po’ assieme – dice Yassine –: io sono arrivato con il tram da Torre Boldone mentre loro due con un altro autobus da Brembate.

Siamo stati un po’ qui in zona, poi ci siamo detti: andiamo a fare colazione in un bar marocchino di via Borgo Palazzo, vicino a piazza Sant’Anna. Per il primo tram ci volevano però ancora dieci minuti, così abbiamo optato per il pullman. Il resto è questo dramma sotto gli occhi di tutti».

La dinamica è chiara

La polizia locale ha effettuato tutti i rilievi e la dinamica dell’incidente è parsa chiara: motivo per cui non si è reso necessario sequestrare il pullman – dal quale sono stati fatti scendere subito tutti i passeggeri – né il monopattino. La Procura ha anche disposto la restituzione della salma di Zaccaria ai familiari: il corpo senza vita del diciannovenne è trasportato dal personale delle onoranze funebri attorno alle 11. L’autista cinquantacinquenne è stato trasportato pochi minuti dopo il sinistro all’ospedale Papa Giovanni XXIII con l’ambulanza del 118 perché in stato di choc: non è comunque stato ricoverato. Il mezzo proveniva da Ponte San Pietro, con capolinea Seriate dove sarebbe arrivato dopo aver effettuato 16 fermate, di cui quella alla stazione era la 12ª. I ragazzi avrebbero voluto scendere in piazza Sant’Anna per poi proseguire lungo via Borgo Palazzo e raggiungere il bar prescelto per la colazione. Invece il loro viaggio si è drammaticamente interrotto prima ancora di cominciare.

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