Morto a 40 anni al ritorno dal lavoro: la nipote s’imbatte per caso nell’incidente

Cologno al Serio. Michele Comitangelo, di Bariano, si è scontrato in moto con un’auto che non ha rispettato lo stop. La conducente indagata per omicidio stradale. «Mio zio era come un fratello maggiore, mi è crollato tutto addosso».

Stava tornando dal lavoro, Giulia, commessa 21enne a Oriocenter. Era diretta a Bariano, quando si è imbattuta in un incidente stradale appena successo a Cologno al Serio. Erano da poco passate le 14,30 di venerdì 3 marzo e Giulia di sfuggita ha visto a terra uno scooter dall’aspetto familiare. Ha proseguito per un po’, forse ha cercato di mettere da parte qualcosa di più di un presentimento. Ma non ci è voluto molto. Dopo cento metri ha fatto inversione ed è tornata indietro. E in un attimo tutto le è apparso tragicamente chiaro: lo scooter era quello del suo amatissimo zio, Michele Comitangelo, 40 anni. «Ho chiesto conferma ai carabinieri– ha raccontato poi Giulia tra le lacrime – e quando ho saputo che lui non ce l’aveva fatta tutto mi è crollato addosso».

Teatro dello schianto mortale la provinciale 591, che in quel tratto prende il nome di via Crema, all’incrocio con via XXIV Maggio, nella parte meridionale di Cologno, poco prima di arrivare a Morengo. Michele Comitangelo, in sella al suo Aprilia Sr Max, stava

rincasando dopo aver terminato il turno di lavoro alla Laf Srl, un’azienda di Cologno al Serio che opera nel settore della rigenerazione degli imballaggi industriali. A un tratto, da via XXIV Maggio (che è la strada che separa la zona residenziale da quella produttiva), una Renault Clio guidata da una donna di 52 anni residente a Cologno e diretta a casa di un’amica, avrebbe impegnato la carreggiata rendendo, di fatto, inevitabile lo schianto tra la due ruote e l’automobile. Vano qualsiasi tentativo da parte del 40enne di evitare il veicolo che ha centrato lo scooter con la parte anteriore sinistra, sbalzando sul lato il motociclista. Un impatto violentissimo, che ha ridotto Comitangelo in condizioni disperate. Immediata la richiesta di soccorso, con l’arrivo sul posto di due ambulanze e dell’elisoccorso da Bergamo.

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Dopo aver cercato di stabilizzare il ferito, i soccorritori lo hanno caricato sull’elicottero e portato al Papa Giovanni, ma non c’è stato niente da fare: il quarantenne è morto nelle prime ore del pomeriggio a causa dei gravi traumi riportati e della rottura dell’aorta. La salma è stata restituita in serata alla famiglia e nelle prossime ore sarà decisa la data dei funerali.

L’automobilista, sotto choc, è stata sottoposta ai test per verificare l’eventuale presenza di sostanze psicotrope nel sangue, risultato negativo. Nei suoi confronti è scattata l’accusa di omicidio stradale (che viene contestato nei casi in cui la condotta imprudente sia riconosciuta causa dell’evento mortale). Nel frattempo lunghe code e pesanti disagi alla circolazione che, per diverse ore, è stata gestita dai carabinieri i quali, inoltre, hanno provveduto a condurre i rilievi del caso per ricostruire l’esatta dinamica dei fatti.

«Mio zio – racconta la nipote – era per me come un fratello maggiore. Mi ha praticamente cresciuta e, insieme, ne abbiamo passate tante. È sempre stato al mio fianco fin quando, alle superiori, tornavo da scuola e lo trovavo qui ad aspettarmi. Bevevamo il caffè insieme e si intratteneva per ore, mi faceva sfogare. È stato un vero e proprio punto di riferimento per la mia vita».

Comitangelo lavorava a Cologno da qualche anno. Precedentemente aveva prestato servizio come croupier a Manchester ma, una volta terminata l’esperienza in Inghilterra, la sua passione per il poker professionistico non l’aveva di certo abbandonata: nel tempo libero, infatti, svolgeva la medesima mansione in una struttura in provincia di Brescia. Con la sua scomparsa Comitangelo lascia, oltre alle amatissime nipoti, il padre di 74 anni con il quale viveva e la sorella Daniela.

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