Inchiesta Terre alte. «Vivere a 1.600 metri costa di più: urgenti incentivi e aiuti fiscali»

Montagna. Parla la sindaca di Foppolo Gloria Carletti.

Ai grattacapi che i sindaci di piccoli Comuni montani si trovano ad affrontare, Gloria Carletti ne può aggiungere qualcuna in più. La «sua» Foppolo, infatti, da due anni ha dichiarato il dissesto finanziario, con una situazione che, non nasconde, rimane tuttora «grave». Eppure le idee per guardare al futuro della montagna non mancano: collegamenti, defiscalizzazione e incentivi, destagionalizzazione per non legare i propri destini solo alla neve.

Sindaca, partiamo dal turismo vallare: di cosa c’è bisogno per sostenerlo e farlo crescere?

«Un nostro problema è la rete infrastrutturale del fondovalle. La Valle Brembana ha sempre avuto la criticità del passaggio nel centro di Zogno: ora si è finalmente ovviato con l’apertura della variante, ma la situazione non è completamente risolta. Il problema si è spostato più a valle, dopo i ponti di Sedrina, soprattutto per chi scende la sera. Il tema è la Paladina-Villa D’Almè. Non siamo gli unici ad avere questi problemi (penso per esempio a Ponte di Legno con il passaggio dal lago di Endine), ma è un aspetto che nel medio periodo deve essere risolto, se vogliamo rendere la valle più accessibile e fruibile».

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Quali sono gli altri aspetti da migliorare?

«Se penso all’alta Valle Brembana, devo dire che abbiamo tante seconde case, ma mancano posti alberghieri, specialmente nella categoria dei quattro stelle. Non è un aspetto che dipende solo dall’attività imprenditoriale del territorio: questa è una valle con alti picchi di stagionalità, sono paesi che vivevano sull’inverno. Ma le strutture, soprattutto se di lusso, hanno costi di gestione alti: se lavori pochi mesi l’anno è difficile».

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Si punta a destagionalizzare?

«Sì, come amministrazioni stiamo cercando di portare avanti progettualità che permettano di far vivere le nostre zone anche fuori dall’inverno: percorsi e sentieri (abbiamo recentemente vinto un bando, insieme ad alcuni Comuni della Valtellina, per riqualificare la rete escursionistica che arriva al passo del Dordona), e-bike... ma c’è tutto un contorno da creare, lo sforzo dei Comuni deve essere supportato da azioni ad altri livelli. Anche per contribuire a contrastare lo spopolamento».

Ecco, lo spopolamento. Di cosa c’è bisogno, nel concreto, per provare a invertire la tendenza?

«Io parto da un dato: la vita in montagna costa di più. Foppolo è a 1.600 metri, il riscaldamento praticamente sta acceso tutto l’anno, i prezzi per la spesa sono diversi, ci sono le distanze per raggiungere le scuole, i servizi. Chi decide di stare in montagna deve essere sostenuto: si è parlato più volte di defiscalizzazione delle aree sopra una certa quota e a una certa distanza dai grandi centri. Credo sia un tema fondamentale, che diventerà sempre più urgente».

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E le scuole?

«Ne abbiamo una, a Branzi, ma anche quel polo sta facendo fatica perché i bambini sono sempre meno. Se si introducono incentivi per dar vita a sbocchi occupazionali sul territorio, si permette alle famiglie di stare in montagna, e a quel punto anche le scuole vengono rifrequentate. È da lì che parte un po’ tutto».

Le sfide non mancano, e nel caso di Foppolo si aggiunge il nodo del dissesto.

«È noto che i piccoli Comuni in generale fanno fatica, con finanze proprie, a prevedere incentivi o altro. Nel nostro caso la situazione è anche più complessa. Come amministrazione cerchiamo comunque di partecipare ai bandi, sviluppiamo progetti, chiediamo contributi. Ma l’aiuto deve arrivare anche dai piani più alti, sta alla politica prevedere delle misure».

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Per realtà che «vivono di neve», il cambiamento climatico contiene una minaccia in più.

«Noi siamo abbastanza fortunati, perché il comprensorio si sviluppa oltre i 1600 metri, in una zona di precipitazioni rilevanti. Ma siamo molto attenti a monitorare il fenomeno, cerchiamo di rimanere al passo con progetti che non dipendano solo dalla stagione invernale. Che è comunque fondamentale: Foppolo ha sempre vissuto di impianti e piste da sci».

Il presidente Uncem Marco Bussone evidenzia l’importanza della collaborazione tra Comuni. Da noi c’è?

«Devo dire di sì. Anche ultimamente stiamo presentando diverse progettualità condivise, ormai è una condizione imprescindibile».

Ma si pensa anche a fusioni?

«In questo momento siamo un po’ lontani, la gente ha bisogno di vedere che l’unione tra Comuni non sia un togliere qualcosa, ma creare efficientamento. Per questo dico: bisogna partire dalla collaborazione sui servizi, che è importantissima, poi eventualmente si ragionerà su altri passi».

Anche per il suo ruolo di presidente del Collegio regionale dei maestri di sci, lei conosce bene le montagne lombarde: a che punto è la Bergamasca sul turismo?

«Non possiamo ovviamente paragonarci a grandi realtà come Livigno o l’Aprica, ma sul fronte naturalistico non abbiamo niente da invidiare a nessuno. Dobbiamo valorizzarci di più, abbiamo potenzialità di crescita incredibili. È vero che vanno superati certi individualismi e chiusure, ma anche su questo la tendenza si sta invertendo. Bisogna crederci e lavorarci».

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