Haiti nella morsa di colera e gang, ma Missione Belém non si ferma

Solidarietà. L’associazione si occupa di salute e istruzione per i giovani e vuole avviare un ospedale nella favela. Tante difficoltà: attrezzature nel mirino dei ladri e manca l’acqua.

Non è più un’emergenza sanitaria. Q uella di Haiti è una tragedia tra bande criminali, beni di prima necessità bloccati al porto, mancanza di acqua potabile e il colera che è tornato a far paura. E a mietere vittime, come i tre bambini della scuola del movimento religioso internazionale Missione Belém che settimana scorsa hanno perso la vita. Perché la malattia s’insinua su corpicini già ridotti allo stremo da povertà e carenza di cibo. Perfino Missione Belém nelle scorse settimane era stata costretta a razionare quello dei ragazzi, fino a 17 anni, che frequentano la sua scuola. Troppo poche le scorte per garantire il doppio pasto.

Eppure ci sarebbero, ma sono lì al porto, nei containers che le gang armate che assediano il Paese tengono bloccati. E così il cibo non arriva a destinazione. Il carburante che deve generare l’elettricità negli ospedali anche. Eppure Missione Belém non molla.

In ricordo di Paolo Valle

E nemmeno Gianluigi Valle, papà di Paolo, l’ingegnere 43enne di Cenate Sopra stroncato da arresto cardiaco nel 2017 quando portava avanti il progetto di un poliambulatorio medico a Haiti, a poca distanza dalla capitale Port-au-Prince. È lui a portare avanti il sogno del figlio insieme all’associazione guidata da padre Gianpietro Carraro, con l’idea dell’ambulatorio che si è tramutata in un ospedale e i costi che sono lievitati a 4 milioni di euro. «Siamo a metà dell’opera – racconta Gianluigi –. I primi due padiglioni sono pronti. Mancano solo le attrezzature per entrare in funzione».

Nell’attesa Missione Belém a Warf Jeremie ha già un centro di nutrizione, scuola compresa, che accoglie ogni giorno 2.800 bambini, e un ambulatorio di primo soccorso. «Ogni giorno decine di occidentali vengono sequestrati – racconta Daniele Brusti, referente di Missione Belém sul posto –. Per uscire mi devo mimetizzare».

Come sostenere l’associazione

La situazione è drammatica e incerta. Quello che si può fare è continuare a sostenere Missione Belém, con il 5x1000, le donazioni e la raccolta di fondi attraverso la vendita di panettoni e capanne di cioccolato che si possono trovare ai gazebo allestiti in vari paesi da qui a Natale, come quelli in programma il 19 novembre all’Iperal di Scanzorosciate, il 19 e 20 sul sagrato della parrocchia di Trescore o il 26 e 27 a Casazza, Cenate Sotto e Credaro. Chiunque fosse interessato può comunque contattare Gianluigi al numero 335-6985955.

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