Il dirigente sportivo aggredito: «Ripartiamo da qui per un nuovo calcio»

ALBANO SANT’ALESSANDRO. Turchi: «Ho ricevuto tanta solidarietà, sulla querela non arretro». I genitori del Brusaporto venerdì con la maglietta «No alla violenza».

Stefano Turchi dice che il suo fisico è ancora debilitato (tanto che martedì è tornato in ospedale per nuovi accertamenti dopo quelli che gli avevano riscontrato ferite e un trauma cranico), ma per quanto possibile l’animo un po’ più lieve.

Da quando la notizia della sua aggressione avvenuta al termine di Brusaporto-Sarnico, partita del campionato allievi regionali èlite U 17 è diventata di dominio pubblico, il suo telefono cellulare è stato inondato da chiamate e messaggi di solidarietà: «Da parte di tutte le società bergamasche e non solo, cosa che mi ha fatto enorme piacere – dice il 54enne d’origine pistoiesi residente in Valcalepio, attuale responsabile della fascia agonistica del settore giovanile del “Brusa” –. Ora che la razionalità sta riprendendo il sopravvento sulla rabbia e sullo scoramento, dico che in questo mondo vale la pena di provare a rimanerci ancora, sperando che la mia storia serva a cambiare le cose».

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«Il mio fisico è ancora debilitato, ma per quanto possibile l’animo è un pò più lieve»

Ex calciatore professionista divenuto nel tempo uno degli uomini simbolo della lotta alla Sla (la Sclerosi laterale amiotrifica, malattia che dal 2009 lo costringe a muoversi su una sedia a rotelle), domenica scorsa, al termine di una partita di settore giovanile, Turchi è stato aggredito ai bordi dell’impianto da gioco del centro sportivo di Albano Sant’Alessandro dal padre di un ragazzo tesserato per la formazione ospite.

Dopo i primi soccorsi prestati dai presenti ha presentato querela ai carabinieri di Grumello del Monte, raccontando la sua versione di un fatto divenuto di rilevanza nazionale: «I procedimenti giudiziari del caso stanno per partire, su quello non farò un passo all’indietro – ribadisce con legittima fermezza –. Chi mi ha picchiato può non essersi accorto che sono un disabile? Difendersi così sarebbe un’aggravante: significa reputare normale andare in giro a prendere a calci e pugni persone che quando finiscono per terra non hanno i mezzi per difendersi».

«C’è troppa esasperazione e le ragioni possono essere molteplici, ma anche tra i genitori non si può fare di tutta l’erba un fascio»

L’increscioso episodio è stato solo l’ultimo di una pericolosa escalation di cui non c’è memoria nel calcio giovanile in provincia. In campo la rivalità tra ragazzi c’è da sempre e in tutte le categorie (è l’essenza di uno sport in cui è previsto il contatto fisico). Il problema (non secondario) è che qualcuno tra chi sta fuori, invece che usare le mani per applaudire ha iniziato a scaldarle per altro, passando per invasioni di campo con aggressioni agli arbitri o insulti gratuiti all’ordine del giorno: «Per natura sono uno che cerca sempre la positività, e mi piace pensare dalla risonanza che sta avendo la mia vicenda, si possa partire per studiare delle strategie che riportino a un altro tipo di calcio – chiude Turchi, ex ala destra che da giocatore ha portato in serie A l’Ancona prima di chiudere la carriera alla Romanese (in serie D, correva l’anno 2000) – . In giro, e questo lo pensavo già ben prima di quanto mi è successo, c’è troppa esasperazione e le ragioni possono essere molteplici, ma anche tra i genitori non c’è da fare tutta l’erba un fascio».

Vero. Martedì, nella giornata in cui il suo Brusaporto ha attuato un giorno di silenzio social, quella in cui il Sarnico ha ribadito la sua posizione («Ci sentiamo anche noi parte lesa, perché qualsiasi forma di violenza non può essere accettata»), proprio un gruppo di genitori del sodalizio gialloblù ha messo in piedi un’iniziativa di solidarietà. Prima della sfida tra le formazioni U 19 di Brusaporto e Ponte San Pietro (categoria Juniores nazionale) in programma venerdì alle ore 16 a Albano sant’Alessandro (il campo sarà ancora il numero 2, quello in erba sintetica) verranno distribuite un centinaio di magliette con la scritta «No alla violenza» che verranno indossate da tutti i presenti in tribuna: «Faremo richiesta di posticipare di cinque minuti l’inizio della partita, un segno di riflessione anche da parte nostra – dice Nicola Gualdi, promotore dell’iniziativa (e padre del centrocampista Leonardo) –. Per tutti noi genitori, quanto avvenuto, è un’occasione per ragionare sull’esempio che portiamo ai nostri figli: quanto è capitato a Stefano (Turchi, ndr) è solo la punta dell’iceberg, la misura era colma già da prima perché gli episodi a rischio sono sempre più frequenti».

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