Morto dopo la lite al semaforo a Montello: in aula il video, ma l’urto non si vede

IL PROCESSO. Si cerca di fare luce sull’incidente stradale del 2022 che è costato la vita a Walter Monguzzi. Lo speronamento non è stato ripreso dalla telecamera. Le intercettazioni in carcere, incaricato un perito.

Un minuto. Tanto è passato dalla discussione al semaforo fino allo speronamento e la caduta sulla strada del motociclista. Poi travolto dalla Bmw che sopraggiungeva dalla parte opposta. Un minuto che ha portato alla morte di Walter Monguzzi. E all’accusa di omicidio volontario, aggravato dai futili motivi e per guida in stato di alterazione da sostanze stupefacenti, a carico di V. B.

La ricostruzione di quegli istanti è affidata alle telecamere presenti a Montello, sebbene la registrazione (è il 30 ottobre 2022) si interrompa per cinque secondi . Esattamente quelli in cui è avvenuto lo speronamento e il successivo travolgimento del motociclista da parte di un’altra auto. Il video è stato trasmesso venerdì 22 settembre in aula, davanti alla corte presieduta dal giudice Giovanni Petillo (a latere, Sara De Magistris), durante la deposizione del carabiniere del Norm Andrea Murra. Monguzzi, come poi testimoniato dal medico legale Luca Taiana che ha effettuato l’autopsia, è morto «per un complesso trauma cranico cervicale».

Le lesioni «sono compatibili con un fatto compressivo, il corpo è stato sormontato dall’auto e compresso contro il manto stradale». Il casco non è bastato a proteggerlo. Né è servito il tentativo dell’automobilista di evitare l’impatto. E a questo punto, l’interrogativo è quanto sia stato determinante l’impatto con la Bmw. «Possiamo dire che se non fosse stato urtato dall’auto non sarebbe morto?», la domanda del presidente. «No, verosimilmente no», le parole del medico legale.

Le intercettazioni

Quando V. B. si trova in carcere, vengono effettuate delle intercettazioni. «È vero è colpa mia» dice in un’occasione a un altro detenuto. Parla anche della caduta di Monguzzi mentre arriva l’altra auto che «non poteva evitarlo, perché se l’è trovato davanti». E ancora: «Bisogna vedere se è morto quando è caduto per colpa mia». Ricorda di non essersi fermato: «Dovevo far sparire almeno le cose» (stupefacenti, l’interpretazione del militare). Sulla trascrizione delle intercettazioni, comunque, è stato incaricato un perito.

La lite al semaforo

La Fiat Panda di V. B. arriva al semaforo rosso di viale Papa Giovanni, alle 12,36.Undici secondi dopo arriva la moto di Monguzzi. Le telecamere delle zone circostanti dimostrano che, prima di quel momento, non si sono mai incrociati (secondo la precedente ricostruzione avevano avuto una discussione per una mancata precedenza).

Mentre si trovano all’altezza dell’impianto semaforico, Monguzzi avanza spostandosi verso la Fiat, per dare «spazio» di manovra a un’auto che – con il verde – si immette nella corsia opposta. A quel punto «la Fiat fa due salti in avanti – fa rilevare il militare indicando le immagini – avvicinandosi ulteriormente alla moto, e questo scatena la reazione di Monguzzi, che alza il braccio». Poi scatta il verde, l’auto parte per prima. La moto si sposta sulla destra e poi torna alla sua sinistra. Il fotogramma dopo, il motociclista è in terra, è già stato travolto dall’auto che arriva dalla corsia opposta. Il video viene interrotto. Ciò che segue purtroppo è noto. Prossima udienza il 16 ottobre.

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