Prof ucciso nella fattoria didattica, confermate in appello le assoluzioni

ENTRATICO. Dichiarati estranei ai fatti i due indiani che lavoravano per Cosimo Errico, il 58enne trovato senza vita nell’ottobre del 2018. Per uno degli imputati era stato chiesto l’ergastolo.

Assolti con la formula dubitativa anche in secondo grado. Venerdì 12 gennaio la Corte d’assise d’appello di Brescia ha confermato il verdetto della Corte d’assise di Bergamo (presidente Giovanni Petillo, a latere Bianca Maria Bianchi) dell’ottobre 2021 sull’omicidio di Cosimo Errico, il professore dell’istituto Natta di Bergamo, ucciso con 23 coltellate a 58 anni il 3 ottobre 2018 nella sua fattoria didattica «Cascina dei fiori» a Entratico.

Surinder Pal, 59 anni, difeso da Michele Agazzi, era accusato di essere l’assassino del docente. A Mandip Singh, 39 anni, assistito da Antonino Abbatiello, veniva contestato il favoreggiamento perché, per l’accusa, avrebbe coperto il coinquilino dell’appartamento di Casazza dove i due vivevano. Erano entrambi dipendenti della fattoria didattica di proprietà della vittima e la Procura di Bergamo sospettava che il 58enne fosse stato ucciso per motivi economici da Pal.

Il delitto

L’omicida dopo aver sferrato 23 coltellate alla vittima, aveva cosparso il corpo di benzina tentando di dare fuoco. Il professore era stato trovato senza vita e semicarbonizzato. Secondo gli inquirenti, Pal quel giorno, dopo aver finito di lavorare, si era avviato verso casa in bici, dove sarebbe arrivato alle 17.05. Poi, lui con problemi di alcol e dedito a furtarelli, sarebbe tornato in cascina a caccia di denaro (una scolaresca in visita la mattina aveva versato 632 euro in contanti, mai trovati). Qui sarebbe stato scoperto da Errico e Pal l’avrebbe aggredito, colpendolo con il coltello e dandogli fuoco mentre era agonizzante. Poi l’indiano sarebbe tornato a casa in bici. L’omicidio sarebbe avvenuto tra le 18,39 e le 18,51.

Venerdì a tornare alla ribalta dell’udienza d’appello sono state le intercettazioni sul bus di linea mentre i due imputati tornavano a casa dopo essere stati convocati per un interrogatorio al comando dei carabinieri di Bergamo. Secondo i traduttori del pm Santoro, Singh avrebbe detto al socio: «L’hai ucciso, non dovevi ucciderlo», riferito a Errico. Per il perito della Corte d’assise di Bergamo invece la frase andava tradotta come: «Lo dovevi picchiare. L’hai picchiato?». E per le difese la vittima delle botte doveva essere un coinquilino restìo a pagare l’affitto.

Il sostituto procuratore generale venerdì ha chiesto di rinnovare l’istruttoria, ritraducendo le conversazioni captate sull’autobus. La Corte d’assise d’appello non si è ritirata subito per decidere su questa istanza, ma ha invitato le parti a concludere annunciando che avrebbe deciso una volta sola su tutto. Il sostituto pg ha così chiesto l’ergastolo per Pal (in primo grado il pm Carmen Santoro aveva invocato una pena di 24 anni) e 4 anni per Singh (4 anni anche in primo grado la richiesta). Gli avvocati Agazzi e Abbatiello hanno invece chiesto la riconferma dell’assoluzione, specificando che gli elementi emersi dal processo sono tali che si sarebbe potuto pronunciare anche un’assoluzione con formula piena. I giudici bresciani, dopo due ore di camera di consiglio, hanno ribadito la sentenza di Bergamo: assolti con la vecchia formula dubitativa, e cioè per il mancato raggiungimento della prova.

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