
Cronaca / Valle Imagna
Giovedì 16 Ottobre 2025
«Lunedì l’abbiamo vista l’ultima volta. Pamela voleva tornare in valle»
LA FAMIGLIA. «Era da tempo che Pamela voleva trasferirsi a vivere qui in paese per stare vicina al papà e alla mamma, anche se per lavoro era più comoda a Milano»
«Con noi non si era confidata sulle minacce e le botte ricevute da quell’uomo. Forse non voleva spaventarci. Era da tempo che voleva trasferirsi a vivere qui in paese per stare vicina al papà e alla mamma, anche se per lavoro era più comoda a Milano». Pier Giuseppe Rota è l’ex titolare della carrozzeria Rally che sta a pochi metri dall’abitazione di via Mezzasco a Strozza, dove vive con la compagna Una (madre di Pamela) e il marito della donna nonché papà della 29enne, Sergio Genini , da 17 anni in stato vegetativo dopo un infortunio sul lavoro.
«Lunedì era venuta a fare le pratiche per l’acquisto di una casa qui vicino. Non l’abbiamo vista preoccupata»
«Per le sue attività di immobiliarista e di imprenditrice di una ditta che produce bikini, Pamela era sempre in giro, ma ogni 15-20 giorni veniva da noi. L’ultima volta lunedì, il giorno prima del delitto – racconta l’uomo –. Era di cuore, quando veniva parlava al papà, gli chiedeva: “Come stai?”, lo baciava. Poi faceva le passeggiate con il suo cagnolino. Lunedì era venuta a fare le pratiche per l’acquisto di una casa qui vicino. Non l’abbiamo vista preoccupata. E noi non abbiamo mai sospettato di essere in pericolo; di notte qui dormiamo con la porta aperta. Se avessi avuto sentore che Pamela era in pericolo, avrei senz’altro denunciato. Non ci aspettavamo una cosa del genere».
«Siamo rimasti svegli tutta notte, abbiamo pianto. Sono arrivati anche i figli Veronica e Nicola. Poi alle 7 siamo partiti per Milano. Veronica, tra l’altro, è incinta. Pamela le aveva detto: “Guarda che ho già preso il regalo per tuo figlio Brando”»
In questa casa di via Mezzasco, un vecchio mulino a due passi dal torrente Imagna, l’hanno saputo nel cuore della notte tra martedì e mercoledì. «Ci ha suonato la polizia alle 2, ma io non mi fidavo ad aprire e ho chiamato i carabinieri per essere certo che fossero davvero agenti – racconta Rota –. Poi ho aperto e ho detto: “Buonasera, cosa è successo, un incidente?”. I poliziotti: “No, qualcosa di più grave”. “In che senso?”, abbiamo chiesto io e Una. “È morta sua figlia, signora, l’hanno accoltellata”. Volevamo andare subito a Milano, ma ci hanno sconsigliato spiegandoci che sulla scena del delitto non ci avrebbero fatto entrare. Siamo rimasti svegli tutta notte, abbiamo pianto. Sono arrivati anche i figli Veronica e Nicola. Poi alle 7 siamo partiti per Milano. Veronica, tra l’altro, è incinta. Pamela le aveva detto: “Guarda che ho già preso il regalo per tuo figlio Brando”».
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