Giallo di Azzone, in corso l’autopsia sui resti della donna. Nessun riscontro dalle impronte

L’omicidio Iniziato l’esame all’istituto di medicina legale di Brescia: si cercano indizi utili per risalire all’identità della donna e alle cause della sua morte. Al vaglio le telecamere di tutta la zona, a partire da quella di Dosso.

È in corso all’istituto di medicina legale del Civile di Brescia l’autopsia sui resti della donna – al momento ancora senza una identità – ritrovati in quattro sacchi sabato sera al confine tra la Bergamasca e il Bresciano, tra Azzone e Borno. L’esame, piuttosto complesso, pare si protrarrà per diversi giorni per cercare di far luce su questo giallo che vede come teatro una zona piuttosto sperduta.

Entro questa settimana – trapela dalla Procura di Brescia – sarà comunque terminata l’autopsia, che dovrebbe fornire qualche elemento in più sulle cause della morte della donna

Eppure proprio questo posto così sperduto è stato scelto da qualcuno per abbandonare non dell’immondizia, ma i poveri resti di una donna, la cui identità non è ancora stata scoperta. Martedì all’istituto di medicina legale del Civile di Brescia è stato fatto un tentativo per ricavare le impronte digitali, che sono state poi inserite nelle banche dati delle forze dell’ordine. Senza dare alcun riscontro. Le impronte saranno ora inviate ai carabinieri del Ris di Parma per ulteriori e più approfonditi esami.

Entro questa settimana – trapela dalla Procura di Brescia – sarà comunque terminata l’autopsia, che dovrebbe fornire qualche elemento in più sulle cause della morte della donna. I cui resti presentavano segni di decongelamento: per questo si pensa possano essere stati conservati (l’autopsia dirà per quanto) in un freezer (anche perché nella zona sono mesi che non nevica e comunque i primi rilievi hanno fatto emergere tracce di congelamento di tipo artificiale). Ma a quando risale il delitto (il pm bresciano Lorena Ghibaudo ha aperto un fascicolo per omicidio)? E per quanto tempo i resti sono stati conservati altrove? E, ancora: quando sono stati abbandonati su questa stretta strada al confine tra le due valli?

Le ipotesi al vaglio

Quasi certamente chi si è spinto fin qui conosceva almeno a grandi linee la zona e sapeva della presenza di un dirupo dove si abbandona regolarmente la spazzatura che, scendendo lungo il pendio, viene inghiottita da rovi e arbusti. Forse per la fretta o forse per l’oscurità (si pensa infatti possa aver agito di notte), lo sconosciuto non avrebbe tuttavia lanciato i quattro sacchi neri verso il vuoto in modo che finissero più in basso, dove difficilmente sarebbero stati notati, ma li avrebbe appoggiati sul ciglio della strada, da dove devono essere scivolati sì in basso, ma solo di qualche metro, tra la vegetazione fitta ma bassa. Lì sabato sera un agricoltore che alleva capre nella zona li ha infatti notati e ha dato l’allarme. E pare che ventiquattr’ore prima non ci fossero. Dunque chi ha abbandonato i macabri resti accanto alla provinciale potrebbe aver agito nella notte tra venerdì e sabato.

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Su questa fascia temporale, ma non solo, si stanno dunque concentrando le indagini dei carabinieri di Brescia. Al vaglio ci sono le immagini di una telecamera stradale collocata a Dosso, all’altezza della vecchia scuola, a due chilometri di distanza dal luogo del ritrovamento: le riprese finiscono nei server della Comunità montana Valle di Scalve e vengono cancellate ogni sette giorni. Chi ha abbandonato i resti, se è passato da Dosso negli ultimi sette giorni, è stato sicuramente filmato.

L’omicidio e il successivo sezionamento del cadavere sarebbe comunque opera di professionisti, che hanno infatti reso irriconoscibile il volto e un’altra parte del corpo, probabilmente usando del fuoco

Le telecamere

Ma ci sono telecamere anche sul fronte bresciano, nell’abitato di Borno, anch’esse al vaglio dei carabinieri. Certo il lavoro di analisi delle immagini alla ricerca di un’auto potenzialmente sospetta (magari perché non intestata a qualcuno della zona) sarà lungo, ma non impossibile. Uno dei trenta abitanti di Dosso confida che di giorno qui transitano una trentina di auto in tutto, qualcuna in più nei fine settimana, assieme a diverse moto, ma che di notte non ne passa praticamente nessuna. Pare invece già una certezza il fatto che, perlomeno tra Azzone e la Valle di Scalve, non manca nessun abitante all’appello: non sono state presentate denunce – nemmeno nelle scorse settimane – di donne scomparse. Questo rafforza l’idea che il delitto culminato con l’abbandono dei resti tra Azzone e Borno sia maturato in un’altra zona, ma che in qualche modo l’omicida, o un suo complice, abbia – chissà perché – poi scelto proprio questa zona montana per disfarsi dei resti della vittima.

L’omicidio e il successivo sezionamento del cadavere sarebbe comunque opera di professionisti, che hanno infatti reso irriconoscibile il volto e un’altra parte del corpo, probabilmente usando del fuoco. Dopodiché i resti sarebbero stati conservati in un freezer e non esposti alle intemperie e dunque, benché smembrato, il cadavere potrebbe fornire elementi utili alle indagini, anche per via della casualità del ritrovamento avvenuta a distanza ravvicinata dall’abbandono dei resti.

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