Monti nella roccaforte della Lega
Ma la sfida è agli elettori del Nord

«Non ci interessa sfidare la Lega. La sfida che lanciamo è agli elettori del Nord. Un certo federalismo, identitario e arroccato, ha mostrato ormai la corda». Lo dice il ministro Riccardi presentando la convention di domenica al Kilometro Rosso con Monti in prima fila.

«Il Kilometro rosso - commenta Andrea Riccardi, fondatore della Comunità Sant'Egidio e ministro della Cooperazione e dell'Integrazione, uno degli uomini più vicini a Mario Monti, nel presentare la grande kermesse bergamasca di domenica - è un centro di eccellenza di ricerca scientifica nel cuore della Lombardia».

«Piuttosto che fare la grande convention nel solito grande albergo romano, abbiamo preferito dare un segnale di vicinanza ai territori e ai centri di eccellenza, dove l'Italia migliore lavora, ricerca e produce ricchezza materiale e immateriale. Di centri così ne vorremmo di più in tutta Italia».

Monti apre la sua campagna nella roccaforte della Lega. Una sfida?
«Non ci interessa sfidare la Lega. La sfida che lanciamo è agli elettori del Nord. Un certo federalismo, identitario e arroccato, ha mostrato ormai la corda. In un recente sondaggio la questione del federalismo è piombata agli ultimi posti nei desideri degli italiani, anche in quelli del Nord. Perché si è visto che così come concepito il federalismo era uno slogan vuoto: non ha risolto i problemi ma anzi li ha per certi versi (pensiamo agli scandali) persino aggravati. Monti è a Bergamo per ribadire che il federalismo è un punto fondamentale, ma deve essere un federalismo intelligente, moderno, efficiente e solidale, che unisce e non divide e che deve guardare alle grandi piazze europee. Che porti le esigenze dei territori al cuore dell'attività di governo e al centro degli interessi nazionali e li rappresenti con forza in Europa e nel mondo. Questa è la politica che ci interessa».

È anche una sfida nella Lombardia di Berlusconi e di Formigoni...
«Vale il discorso fatto prima. I lombardi son gente operosa, concreta, intelligente. Sta a loro decidere se vogliono essere governati da un governo credibile, prestigioso e competente, apprezzato e rispettato in tutta Europa, che affronta i problemi dell'economia, del lavoro, in un'ottica moderna e riformatrice, con l'occhio rivolto alla globalizzazione e all'internalizzazione dei mercati. La Lombardia è troppo piccola per farcela da sola, anche l'Italia lo è. I lombardi questo lo hanno capito».

Lei ha rappresentato l'impegno dei cattolici nel governo dei tecnici. Quale sarà l'apporto dei cattolici nella formazione di Monti?
«Secondo una recente indagine demoscopica, gli elettori cattolici sono tra quelli che si sono sentiti più a disagio nella tenaglia del bipolarismo muscolare destra-sinistra che ha caratterizzato la Seconda Repubblica. Il primo apporto fondamentale, credo, sarà quello di privilegiare una politica incentrata sulle cose, su programmi e ideali, piuttosto che su quei corpo a corpo che hanno prima appassionato poi deluso gli italiani. Portiamo a Monti la nostra cultura, la nostra sensibilità sui valori e sulla solidarietà, e anche - senza pretendere alcun monopolio della rappresentanza dei cattolici - la nostra storia».

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