Bolgare, ucciso dopo il colpo
Secretati gli esiti dell’autopsia

Sono arrivati in Procura gli esiti dell’autopsia compiuta sul corpo di Behexhed Bashi, il ventisettenne albanese morto dopo essere stato colpito da un proiettile esploso da uno dei carabinieri il 23 novembre scorso a Bolgare.

Sono arrivati in Procura gli esiti dell’autopsia compiuta sul corpo di Behexhed Bashi, il ventisettenne albanese morto dopo essere stato colpito da un proiettile esploso da uno dei carabinieri che il 23 novembre scorso a Bolgare avevano rischiato di essere investiti dall’auto su cui la vittima e due complici stavano tentando la fuga dopo un furto. Il pm Giancarlo Mancusi ha però deciso di secretare gli atti: nessuno potrà per il momento prenderne visione. La scelta è dovuta a esigenze investigative e lascia supporre che nella relazione consegnata dall’anatomopatologo Maurizio Merlano, dell’Istituto di medicina legale di Pavia, siano contenuti dei passaggi ritenuti piuttosto delicati in un’inchiesta per omicidio colposo ed eccesso colposo di legittima difesa che vede indagati tre carabinieri del nucleo operativo radiomobile di Bergamo.

Bushi, con due complici, aveva appena compiuto un furto al bar «In Piazza» di Villongo ed era fuggito al volante di una Mercedes Classe C rubata. I ladri erano però stati intercettati dai carabinieri. A Bolgare, all’altezza di una rotatoria, i militari del nucleo operativo di Bergamo avevano organizzato un posto di blocco. Che i malviventi avevano forzato, urtando un appuntato: quest’ultimo aveva avuto la prontezza di riflessi di scansarsi, altrimenti sarebbe stato travolto dalla vettura. L’appuntato e altri due colleghi, per difendersi, avevano esploso otto colpi di pistola. Uno dei quali aveva colpito sotto la scapola sinistra il conducente, uscendo all’altezza della clavicola e andando a impattare sulla mandibola. Bushi aveva poi perso il controllo della vettura, andata a schiantarsi contro un cartello stradale. I due complici erano riusciti a fuggire a piedi, il ventisettenne invece era morto all’interno dell’abitacolo.

L’autopsia doveva stabilire se il ventisettenne è stato ucciso dal proiettile o dal successivo schianto dell’auto contro un cartello stradale. Behexhed Bushi, difatti, è stato ritrovato con l’osso del collo rotto. L’esame autoptico si era svolto alla presenza anche del medico legale Matteo Marchesi, incaricato dall’avvocato Maria Grazia Salvoni, che rappresenta la famiglia Bushi. Non ha nominato alcun perito, invece, l’avvocato Ettore Tacchini che difende i tre carabinieri indagati. L’avviso di garanzia era stato un atto dovuto, proprio per consentire l’avvio delle indagini e l’esame autoptico.

All’inizio dell’inchiesta si riteneva che a esplodere il proiettile che aveva colpito Bushi, fosse stato l’appuntato che aveva rischiato di essere travolto. Il militare aveva raccontato che il colpo era partito mentre stava cadendo. Nelle scorse settimane invece, ecco il colpo di scena: la perizia balistica disposta dal pm Mancusi e condotta dai Ris di Parma avrebbe concluso che il proiettile sarebbe stato sparato non dalla pistola dell’appuntato, bensì dall’arma di ordinanza di uno degli altri due militari impegnati nel posto di blocco.

Secondo la prima ricostruzione dei fatti – ora messa in discussione dalla perizia dei Ris – l’appuntato premette il grilletto in maniera accidentale nella caduta, dopo che l’albanese, alla guida di un’auto rubata, lo aveva investito, colpendolo al ginocchio, ferendolo e facendolo cadere, nel tentativo di scappare. In tutto 8 i bossoli ritrovati a terra nel corso del sopralluogo: del resto anche altri due militari impegnati nel posto di blocco per cercare di fermare i ladri, avevano spiegato agli inquirenti di aver sparato, ma dissero di aver puntato in aria, a scopo intimidatorio.

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