Denis lancia la sfida a Ibra
«Al Milan ho già segnato»

Domenica a Bergamo ci sarà il meglio di quel che può offrire in questo momento il campionato italiano in fatto di bocche da fuoco. Da una parte German Denis, il capocannoniere con 12 gol, dall'altra Zlatan Ibrahimovic, un solo centro dietro.

Domenica a Bergamo ci sarà il meglio di quel che può offrire in questo momento il campionato italiano in fatto di bocche da fuoco. Da una parte German Denis, il capocannoniere con 12 gol, dall'altra Zlatan Ibrahimovic, un solo centro dietro.

Bomber sì, ma diversi, diversissimi, quasi opposti. Per stili di gioco e di vita. Solido e regolare l'argentino, imprevedibile e folle lo svedese. L'atalantino da piccolo studiava Batistuta e Crespo, il milanista Romario e Ronaldo. Due mentalità diametralmente opposte, ma che conducono allo stesso obiettivo: fare gol.

In comune hanno anche gli anni: 30. Per pochi giorni non sono nati sotto la stessa stella, pur a migliaia di chilometri di distanza. È bastato per distinguerli. A capire aiuta anche lo zodiaco. Quelli nati sotto il segno della Vergine si dice siano precisi, molto autocritici e perfettini nel lavoro: Denis, appunto. I Bilancia sono invece disinvolti, abili strateghi e amano vincere: Ibra, appunto.

German ascolta incuriosito. Poi dice la sua: «Io non do molto peso a oroscopi e cose del genere, ma una cosa è vera: nel lavoro sono meticoloso e voglio sempre di più, non mi accontento mai. Vale anche per l'Atalanta: abbiamo fatto benissimo, ma non possiamo rilassarci. Io dico che le prossime tre partite per noi devono essere tre finali: se giochiamo con la testa giusta e stiamo bene non sarà facile per nessuno contro di noi. Io spero che sia anche arrivato il momento di battere una big: di solito ci lasciano giocare di più e per noi è meglio. Sarà fondamentale non prendere gol e colpirli quando ripartiremo. Vogliamo provare a vincere».

Il tanque sogna una partenza forte e la giornata perfetta. Cioè «andare a cena insieme alla famiglia con i tre punti in tasca». Lui sa come ripartire forte. «L'anno scorso ho fatto due gol nelle prime tre partite del 2011. Ripetermi? Datemi un foglio che firmo subito. La sosta mi è servita. In Argentina ci torno due volte all'anno, mi fa bene alla testa. Fisicamente sto bene perché ho lavorato anche là, ma era fondamentale staccare la spina: ho rifiutato anche di fare interviste ai giornali argentini».

Uno di quei due gol in avvio d'anno lo ha segnato proprio al Milan. Era il 9 gennaio (stavolta si gioca l'8 e «speriamo sia una settimana che mi porta fortuna»), Milan-Udinese 4-4. Segna Denis alla fine, pareggia Ibra nel recupero. È stata l'ultima volta che i due si sono sfidati. «Mi ricordo bene. Peccato, perché a quel punto pensavamo di vincere. Ma poi Ibra si è inventato quel gol».

Già, perché poi si finisce sempre lì, dai due bomber. Il tanque contro il mago. Ibracadabra, quello che da piccolo faceva sparire le biciclette nel suo quartiere di Malmoe e ora inventa numeri di prestigio sui campi di calcio. German invece segna a raffica e travolge tutto. Denis in carriera ha già segnato due volte al Milan, una volta con la maglia del Napoli e una con quella dell'Udinese. Ibra di gol all'Atalanta ne ha fatti tre, tutti con la maglia dell'Inter e gli ultimi due gli servirono per vincere il titolo di cannoniere.

Il tanque però va oltre: «Domenica si gioca Atalanta-Milan, non Denis-Ibra. A me interessa vincere la prima sfida, non quella con Ibra. Poi se faccio anche gol tanto meglio, ma conta l'Atalanta. Chi vincerà il titolo di cannoniere non lo so, io voglio solo continuare fare gol che portano punti. Perché se segno e si perde non è la stessa cosa».

Finora è stato di parola: solo 2 dei suoi 12 gol non hanno fruttato punti, gli altri ne hanno portati come minimo 11. Anche Ibra è stato incisivo: quando lui ha segnato il Milan non ha mai perso e i suoi gol hanno fruttato almeno 8 punti. Eppure hanno poco o niente in comune. «Ibra lo conoscono tutti. E ha tutto: testa, forza, velocità. Mi piacerebbe avere il suo calcio: tira con una forza incredibile. E la sua struttura fisica lo aiuta, con quelle sue gambe lunghe che arrivano dappertutto per lui è più facile. Io forse corro di più per la squadra, lui però negli ultimi metri è devastante». Ma anche German lo è. Domenica prepariamoci ai fuochi d'artificio.

Guido Maconi

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