Missionaria italiana assassinata in Perù , stasera celebrazione in suffragio al Villaggio degli Sposi

Questa sera alle 20, presso la parrocchia del Villaggio degli Sposi, i volontari dell’operazione Mato Grosso della Bergamasca e del Lecchese hanno organizzato una celebrazione eucaristica in suffragio di Nadia De Munari, la volontaria italiana laica trucidata in Perù durante una rapina al centro «Mamma mia» di Nuevo Chimbote, dove aiutava minori e madri bisognose.

Presiederà la celebrazioni don Tommaso Frigerio, vicerettore della Teologia del Seminario, legato all’operazione Mato Grosso.

Una vita dedicata agli altri, come hanno ricordato da Schio (Vicenza), suo paese d’origine, amici e famigliari di Nadia, 50 anni, da trenta coinvolta nell’operazione «Mato Grosso» creata da padre Ugo De Censi.

Una missione caritatevole spezzata dalla brutalità da chi, martedì mattina, è entrato armato di un’ascia e di una sbarra metallica nella stanza da letto di Nadia, nella casa famiglia e, mentre lei dormiva, l’ha colpita ripetutamente alla testa e in altre parti del corpo. L’agguato non avrebbe avuto testimoni. Le ragazze che De Munari seguiva dormivano infatti in un’altra area della costruzione. Nella missione si trovava un’altra decina di volontari.

La missionaria vicentina era ancora in vita, seppur gravissima, quando è stata trovata nella sua camera, in una pozza di sangue. Ha ricevuto i primi soccorsi dai medici dell’ospedale regionale di Chimbote, poi è stata trasferita a Lima dove, dopo quattro giorni di agonia, è deceduta. Agenti della Squadra omicidi di Lima – riferisce il quotidiano locale, «Diario de Chimbote» – si sono recati nella località costiera peruviana per le indagini sull’omicidio. La polizia ha interrogato le cinque persone presenti nella struttura, tra cui un cittadino italiano. Anche un’altra donna, Lisbet Ramírez Cruz, è stata aggredita dai criminali e gli investigatori ritengono particolarmente utile la sua testimonianza. Dalla casa famiglia sono stati rubati solo due cellulari. La pista della rapina è quella seguita nella fase iniziale delle indagini. Desterebbe però sospetto, riporta la stampa locale, il fatto che la porta della camera di Nadia, chiusa a chiave, non presentasse segni di effrazione. De Munari si era trasferita in Perù dopo un anno di missione in Ecuador. A Nuevo Chimbote gestiva alcuni asili, una scuola elementare e la casa famiglia. La volontaria, maestra elementare, si recava nelle case a portare cibo e si occupava della formazione delle insegnanti. Sulle cause del decesso, i medici hanno riferito di un grave trauma cranico, una frattura al braccio destro e ferite al viso. La notizia della morte di Nadia De Munari è arrivata a Schio sabato sera, lasciando sconvolti i famigliari, i genitori e due sorelle, e la vasta comunità religiosa che sosteneva l’opera di Nadia, che lavorava con i bisognosi in Perù ormai da 15 anni.

I suoi rientri in Italia, ogni due o tre anni, erano piuttosto brevi, perché poi ripartiva presto per Chimbote. La mamma di Nadia, Teresina – parole riferite dal parroco di Schio – ha definito la figlia «una martire». Ieri in serata nella cittadina scledense si è tenuto un momento di preghiera nel quale tutti hanno ricordato lo slancio di Nadia verso gli altri. Il vescovo di Vicenza, Beniamino Pizziol, ha espresso il cordoglio dell’intera Diocesi: «Siamo stretti al dolore della famiglia di Nadia, che da trent’anni anni lavorava in prima linea a fianco dei poveri», ha detto Pizziol.

Della sua sensibilità d’animo ha parlato anche l’amico Massimo Casa, la persona che l’aveva coinvolta nell’operazione «Mato Grosso» quando aveva 17 anni: «Nadia era una persona buona, sensibile, sempre attenta ai bisogni degli altri, che nella sua dimensione di vita contavano più di ogni altra cosa materiale».

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